Quando vogliamo parlare delle montagne, una domanda sorge naturalmente: “Chi furono i primi locali a frequentare le montagne?” Con l’eccezione delle famiglie agiate del fondovalle che dai “freschi delle località di villeggiatura partivano per escursioni fuori porta, gli alpinisti ante litteram furono sicuramente i cacciatori. Non ci sono pervenuti ne diari, ne resoconti pubblicati sui giornali, gelosi come erano delle loro riserve di caccia, ma solo racconti delle loro imprese, tramandate oralmente a figli, nipoti e amici.
ALFONSO VINCI
Un posto speciale in questa carrellata di alpinisti, lo ebbe sicuramente Alfonso Vinci che negli anni 1938 e 1939 portò a termine una delle più interessanti salite della Val Masino: sulla Punta Milano, sul Pizzo Ligoncio, sulla Punta Sertori e sul Pizzo Cengalo.
Alfonso Vinci nasce a Dazio in Valtellina nel 1915. Ufficiale nella Scuola Militare degli Alpini, negli anni ’30 fu un alpinista di punta (è famoso lo “Spigolo Vinci” al Cengalo, ma più significativa una via estremamente difficile sull’Agner, ancor’oggi poco ripetuta), insignito con la medaglia al valore sportivo dal Regime Fascista. In Italia, all’Università di Milano, si laurea in Lettere e Filosofia e in Scienze naturali con la specializzazione in Geologia. Aderisce alla Resistenza ed è conosciuto come “Bill”, il leggendario capo partigiano della divisione valtellinese delle Brigate Garibaldi. Subito dopo la guerra si imbarca, con in tasca un biglietto di sola andata, per il Sud America.
Fu alpinista,esploratore,cercatore di diamanti in Brasile Cile e Venezuela.Ebbe anche il tempo di scrivere diversi libri alcuni dei quali ambientati in Amazzonia,e molti articoli sull’alpinismo,dove poté mettere in evidenza il suo modo di concepire l’arrampicata.
“Quando qualche rara struttura permette un’arrampicata estremamente difficile,ma che sia vera e naturale,allora essa non presenta che le solite conosciute e talvolta esagerate differenze:appigli lontani e scarsi;loro conformazione tendente all’arrotondamento,o piuttosto pianeggiante,dove occorre lavorare di palmo per poter sostenersi.Struttura a grande disegno,quindi arrampicata più atletica,elegante ma faticosa,e sebbene meno delicata,molto più precisa e misurata che quella in dolomia (roccia sedimentaria carbonatica costituita principalmente dal minerale dolomite).La caratteristica particolare del sesto grado sul granito della Val Masino si compendia non in acrobatismi,ma in fatica bruta,in estremo coraggio,in lunghezza di itinerari che nascondono sempre sorprese sgradevoli,nell’applicazione di tutte le più raffinate risorse artificiali della moderna tecnica.Per la mancanza di asperità, per la levigatezza delle placche enormi che si accavallano nel cielo,la cuspide di granito è ben più terribile della dolomitica”.
L’impresa più importante di Alfonso Vinci,per la quale ricevette la medaglia oro al valore atletico nel 1939,fu la salita alla parete OSO del Monte Agner nelle Pale di S.Martino.Parete di 1300 m,ritenuta l’ultimo problema alpinistico delle Dolomiti,che richiese due giorni di scalata,per di più avversate dal maltempo,e due bivacchi( l’accampamento notturno all’aperto).
In suo onore, il Pizzo Cengalo,cresta Sud Sud Ovest fu denominato “Vinci.”
Tutto questo fa di Alfonso Vinci un personaggio straordinario,emblematica figura di italiano intraprendente,indipendente e coraggioso,uomo di azione ma anche di grande cultura che dai lontani e “spensierati”anni ’50 ci trasmette spunti interessanti di riflessione.
Marta Francesca Spini e Matilde Cucchi
studentesse,scuola secondaria di primo grado
fonte:Album Club Alpino Italiano,2002,”Cent’anni di montagna in bassa Valtellina”.
Su Alfonso Vinci consultate anche “Dal Corno Stella al K2 e oltre” che si trova in biblioteca. Scoprirete anche altri alpinisti valtellinesi che hanno fatto grandi cose in montagna, ma che sopratutto la amavano profondamente: guide alpine, esploratori, soccorritori e…buon lavoro.
Grazie Guido per il tuo suggerimento. Questo primo articolo su Alfonso Vinci è infatti l’incipit di una serie di altri articoli sia su questa guida alpina che su tante altre che hanno reso celebri le Alpi!
BRAVO GUIDO
SI E’ DIMENTICATO CHE LA MAMMA PIERINA GAVAZZI TALAMONESE DI CA DI BARR DOVE HA VISSUTO DIVERSI ANNI PERCIO’ TALAMONESE DIMENTICATO DA CHI DOVREBBE ESSERE ORGOGLIOSO DEL NOSTRO INDIANA JONES NEGANDODLI L’ONORE DELLA PIAZZETTA DOVE E’ VISSUTO E LE FIGLIE HANNO ANCORA LA CASA.GRAZIE DELL’OSITALITA’
GUSTAVO PETRELLI