CONCERTANDO DA DIECI ANNI

TALAMONA 8 febbraio 2014 un grande evento musicale alla palestra comunale

IL GRUPPO MUSICALE GAUDENZIO DELL’OCA FESTEGGIA I SUOI PRIMI DIECI ANNI DI ATTIVITA’ COL CONTRIBUTO DI UN OSPITE INTERNAZIONALE

Nato nel 2004 il gruppo musicale Gaudenzio dell’Oca ha come obiettivo quello di favorire e diffondere la conoscenza del repertorio musicale per orchestre e bande di fiati nonché in generale la crescita culturale. Composto inizialmente da 39 membri tutti residenti in provincia attualmente ne conta 55 e ha all’attivo 50 concerti nell’ambito dei quali sono stati proposti oltre 70 brani sotto la direzione di diversi maestri: Michele Brambilla dal 2003 al 2006, Armando Saldarini dal 2007 al 2009, Franco Arrigoni dal 2009 al 2011 e Savino Acquaviva a partire dal 2012.

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nella foto: L’associazione musicale “Gaudenzio Dell’Oca” durante il concerto di fine anno 2013.

Una carriera, quella del gruppo musicale, costellata di successi e riconoscimenti e che questa sera alla palestra comunale a partire dalle ore 21 festeggia il suo decennale con un evento musicale intenso e ricco di brani coinvolgenti e variegati che percorrono vari registri, dal drammatico, all’allegro, al cupo. A fare gli onori di casa l’assessore alla cultura della Comunità Montana di Morbegno Cristina Ferrè e il sindaco di Talamona Italo Riva in rappresentanza dell’intero Comune che, con la collaborazione della Filarmonica e dell’Unione sportiva talamonese, ha offerto lo spazio per poter allestire il concerto proprio qui nel nostro paesello, una precisa richiesta del gruppo Gaudenzio dell’Oca che proprio qui tenne il primo concerto e qui ha voluto tornare per festeggiare il decimo compleanno. Nei loro discorsi oltre agli omaggi al gruppo musicale ospite e ad una piccola introduzione alla serata anche la presentazione della rassegna CONCERTANDO 2014  di cui questa serata è il primo evento in calendario (al quale ne seguiranno 6: sabato 5 aprile alle ore 21 a Traona presso la chiesa di S. Alessandro; sabato 12 aprile alle ore 21 a Rogolo presso la chiesa di S.Abbondio; sabato 10 maggio alle ore 21 a Roncaglia presso la chiesa di S. Giacomo; sabato 24 maggio alle ore 21 a Morbegno presso il santuario di S M Assunta; domenica 25 maggio alle ore 21 ad Albosaggia presso la chiesa di S. Caterina e  sabato 21 giugno alle ore 21 ad Andalo in Piazza V Alpini). Una rassegna volta a far conoscere la musica, ma anche i nostri luoghi più belli dal punto di vista paesaggistico e culturale.

Ad aprire il concerto il brano TOCCATA di Girolamo Frescobaldi, che appare in una raccolta di sei pezzi per violoncello di Gaspar Cannavò che scrisse il brano di suo pugno attribuendolo a Frescobaldi perché è alle sue opere che si era ispirato. Hans Kindler il direttore della National Orchestral Symphony Opera riconobbe il valore della TOCCATA e la trascrisse per orchestra ripubblicandola poi nel 1942. Successivamente il brano è stato nuovamente trascritto nell’università del North Carolina nel 1956.

A seguire il brano SERENATE SULLA SOGLIA DEL PARADISO di Hardy Mertens un brano che consiste in una serie di variazioni di canti popolari dei Paesi Bassi in uno stile di serenata in cui si immaginano i cantanti di strada accompagnati da chitarra e fisarmonica. La composizione è in nove parti che alternano ritmi differenti: dalla marcia, al valzer a brani più meditativi dei quali questa sera ne sono stati eseguiti cinque.

Il terzo brano eseguito si intitola RUSSIAN CHRISTMAS MUSIC di Alfred Reed il quale a 23 anni era già arrangiatore della Harmonic Company quando gli venne commissionato questo brano destinato a divenire un capolavoro ispirato alla musica liturgica della chiesa ortodossa orientale la quale però è interamente vocale senza ausilio dunque di accompagnamenti musicali. Il talento di Alfred Reed è stato proprio quello di riuscire a carpire le sonorità di questi canti liturgici, le loro inflessioni traducendoli nel linguaggio strumentale. Il brano si compone di un unico momento suddiviso in quattro movimenti. Reed compì delle ricerche nel campo della liturgia ortodossa e trovò un canto del XVI secolo eseguito da bambini che offrì lo spunto per l’introduzione di questo brano mentre dall’insieme di altri canti creò il resto rielaborandolo poi per grande banda. La versione eseguita questa sera è un’ulteriore rielaborazione per piccola banda arrangiata da Jeffrey Curnow.

Il brano successivo è stato particolarmente intenso per il fatto di essere stato accompagnato anche dal canto, dalla splendida voce solista di Barbara Ravasio. Si tratta del MAGNIFICAT di Marco Frisina, autore di numerosi canti di ispirazione religiosa e paraliturgici conosciuti in Italia e all’estero, nella cui discografia sono presenti collaborazioni con importanti artisti internazionali. Frisina ha eseguito inoltre una ventina di oratori sacri ispirati alla vita di grandi santi o a personaggi biblici alla presenza dei pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e ha tradotto con linguaggio musicale tra gli altri IL CANTICO DEI CANTICI e LA PASSIONE DI SANTA CECILIA.  Nel 2000 in occasione del Giubileo ha inciso un disco intitolato DALLA TERRA con la collaborazione di Mina dal quale è tratto il brano che è stato eseguito questa sera. Si tratta di un canto contenuto nel primo capitolo del Vangelo di Luca col quale Maria accoglie la grazia di essere stata scelta da Dio quale madre del Salvatore, per questo è conosciuto anche come CANTO DI MARIA. Il nome MAGNIFICAT deriva dalla prima parola del primo verso.

Finora la direzione dell’esecuzione dei brani presentati è stata affidata al maestro in carica del gruppo Gaudenzio Dell’Oca, Savino Acquaviva, il quale oltre ad essere direttore è anche clarinettista e sassofonista diplomato sotto la guida del maestro Giuseppe Tassis e con una brillante carriera alle spalle fra le altre cose come membro di giuria, come insegnante di corsi di direzione, stages e master classes, arrangiatore e collaboratore dell’istituto superiore di studi musicali Donizetti.

Ed è col brano successivo che è arrivato il momento clou della serata durante il quale è stato presentato l’ospite internazionale, il maestro Andrè Waignein. Nato nel 1942 a Mouscronnel in Belgio si è avvicinato molto presto alla musica con l’aiuto del padre, che già svolgeva il mestiere di musicista e dopo aver studiato al conservatorio di Bruxelles ha intrapreso una carriera caratterizzata da un continuo susseguirsi di successi come direttore d’orchestra e anche compositore versatile di musica da camera, sinfonica e per orchestre di fiati, un repertorio composto da più di mille opere conosciuto ed apprezzato in tutto il Mondo consacrato da ben 25 premi nazionali ed internazionali. Questa sera il maestro Waignein ha onorato i presenti in qualità di direttore ospite presentando una sua composizione in anteprima mondiale e dirigendola lui stesso permettendo così di far conoscere ed apprezzare uno stile di direzione particolarmente istrionico ed emotivo. L’opera si intitola ODE A EOLE ed è stato il maestro stesso, una volta terminata l’esecuzione, a raccontare la genesi e lo sviluppo di questa composizione prontamente tradotto dal francese dal presentatore di tutti i brani eseguiti. Tutto è cominciato da una telefonata che il maestro Waignein ha ricevuto dal presidente del gruppo Gaudenzio dell’Oca Walter Borromeo proprio in occasione dell’avvicinarsi del decennale del gruppo medesimo. Il signor Borromeo in questa occasione avrebbe chiesto al maestro Waignein di portare una sua composizione originale da presentare al concerto per il decennale. Il maestro Waignein stava già lavorando a due composizioni destinate a due diversi Paesi: una per il Giappone e un’altra per gli Stati Uniti. In accordo col signor Borromeo il maestro Waignen ha proposto di scegliere tra questi due pezzi ed è stato scelto il pezzo per il Giappone, l’ODE A EOLE appunto, un pezzo che nasce dal grande amore del maestro per la Natura,  i suoi suoni, le sue manifestazioni: il sole, la neve, la pioggia, il vento, principale protagonista dell’opera considerato dal maestro una fonte di vita senza il quale non si riuscirebbe a comprendere l’evolvere della vita. Un pezzo in cui il maestro ha voluto fondere con le manifestazioni della Natura le sue personali impressioni ed emozioni di fronte ad esse. Durante la serata c’è stato ancora modo di apprezzare il maestro Waignein nella direzione di uno dei due bis concessi dopo il concerto per il termine del quale mancavano ancora due brani diretti da Savino Acquaviva. Il penultimo brano CHESTER di William Shuman è il terzo movimento di una sonata intitolata NEW ENGLAND, una delle opere più famose di questo compositore scritta nel 1956 -1957, una melodia che si ispira ad un inno di William Bedesc, inno adottato dall’esercito continentale e che veniva cantato intorno ai fuochi durante la Rivoluzione Americana, un sostegno prezioso per i coloni per via delle sue parole di libertà. Quest’inno venne successivamente ripreso e rielaborato con sonorità particolari, a volte brillanti, incisivi nel descrivere gli stati d’ansia ed agitazione delle truppe in battaglia.

Siamo dunque giunti all’ultimo brano della serata MUSIC FOR A SOLEMNITY di Jan De Haan. Durante il XVII secolo nel paese di Hoengenven, nei Paesi Bassi, la chiesa locale non aveva le campane e i fedeli venivano richiamati alla preghiera tramite il suono di un tamburo. In seguito anche in quel paesino vennero installate le campane, ma si decise comunque di mantenere vivo il ricordo della tradizione fino ai giorni nostri a tre secoli di distanza. MUSIC FOR A SOLEMNITY è stata commissionata dalla banda del paese e scritta in tributo a John Williams. Si tratta di un’opera festosa, ispirata da un lato ai ritmi delle percussioni e dall’altro alle colonne sonore di questo celebre compositore americano. Jan De Haan, nel comporre questo brano, lascia proprio presagire l’inconfondibile stile dell’autore reso celebre da film come GUERRE STELLARI e INDIANA JONES  (se orecchio non mi inganna mi sembra di aver riconosciuto personalmente almeno altre due colonne sonore: quella di 2001 ODISSEA NELLO SPAZIO e forse VIA COL VENTO, ma su questa sono meno sicura ndr).

Dopo l’esecuzione di questo brano è venuto il momento degli omaggi per festeggiare il compleanno del gruppo musicale e la partecipazione del maestro Waignein nonché di due bis che hanno arricchito ulteriormente una serata ricca di contenuti, di note che contengono un intero universo di storie ed aneddoti.

Quando ormai il pubblico stava andando via sono riuscita ad ottenere una piccola intervista al maestro Waignein che si è svolta con l’aiuto del presentatore dei brani (da cui ho anche tratto spunto per le nozioni culturali inserite nell’articolo). Ed è con la trascrizione dell’intervista che ora concludo.

Durante il concerto abbiamo ascoltato com’è nato il brano che lei ha presentato e ora colgo l’occasione per chiederle di raccontare in generale il processo creativo che porta ad immaginare e ad inventare delle sonorità nuove, una musica che prima non c’era, dato che la composizione musicale è un talento che non possiedo, ma che mi ha sempre affascinato.

C’è da dire che i compositori sono sempre pervasi dall’ispirazione, in ogni momento della vita. Io posso scrivere della musica basandomi su ogni cosa che guardo, che vedo: quando guardo la natura, quando guardo le persone eccetera, perché il mondo è pieno di belle cose che possono fornire infiniti spunti da tradurre nel linguaggio musicale perché in fin dei conti la musica è un linguaggio.

Un linguaggio di cui bisogna avere la padronanza, un linguaggio per cui bisogna essere nati come tutte le arti. In base all’arte cui si è portati se si è portati di fronte alla stessa cosa ci si può esprimere con modalità differenti

Assolutamente è vero io devo cercare in primo luogo l’ispirazione dentro di me e ognuno la deve cercare nel proprio cuore, nell’interiorità delle emozioni e poi tutto questo viene codificato nel linguaggio musicale che è un linguaggio fisso con le sue regole fatto di note…

A questo proposito avrei un’altra curiosità. In ambito musicale esistono due scuole di pensiero. Partendo dal presupposto che le note iniziali sono sette ed è con esse che bisogna partire per creare tutta la musica possibile e immaginabile c’è chi dice che questo processo creativo può ripetersi all’infinito in infinite variazioni sempre nuove e c’è chi dice che si arriva ad un certo punto in cui le sette note portano a dei limiti e a far si che le musiche nuove composte possano somigliare sempre più ad altre gia esistenti. Qual è la sua opinione in merito?

Io credo che sia impossibile ripetersi perché è vero che la musica è fatta a partire da sette note, ma esistono anche altre sfumature come le pause, i silenzi, i ritmi differenti, i bemolle, le note alterate che moltiplicano ulteriormente la possibilità di ottenere sonorità sempre nuove e diverse e che arricchiscono il linguaggio musicale.

Dunque senza alcun dubbio la sua scuola di pensiero è quella che propende verso la creazione musicale all’infinito.

Si senza alcun dubbio.

Merci, bonsoir!

 

Antonella Alemanni  

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