Il Taj Mahal, un mausoleo situato ad Agra nell’India settentrionale, è da sempre valutato come una delle più belle opere architettoniche del mondo, per questo considerato, dal 9 dicembre 1983, tra i patrimoni dell’umanità dell’UNESCO e,dal 2007, una delle sette meraviglie del mondo moderno.
Venne fatto costruire nel 1632 dall’imperatore Moghul Shah Jahan in memoria della moglie Arjumand Banu Begu,conosciuta anche con il nome Mumtaz Mahal (in persiano “luce del palazzo”), morta nel 1631 dando alla luce il quattordicesimo figlio dell’imperatore, il quale lo fece costruire per mantenere una delle quattro promesse che aveva fatto alla moglie quando era ancora in vita.
Imperatore Moghul Shah Jahan e la moglie Arjumand Banu Begu
Inizialmente, fece seppellire la donna nel luogo della sua morte, ma, per problemi di trasporto, decise di spostare i lavori ad Agra, i quali iniziarono nel 1632 e durarono 22 anni, per concludersi nel 1654. Ne presero parte 20.000 persone, tra cui si contarono anche numerosi artigiani provenienti dall’Europa e dall’Asia centrale.
L’architetto a cui fu commissionata la costruzione è tuttora sconosciuto,tuttavia la maggior parte degli studiosi ne attribuisce il merito a Ustad Ahmad Lahauri ma molti parlano anche del turco Unstad Isa.
L’opera venne costruita utilizzando materiali provenienti da ogni parte dell’Asia,come il marmo bianco, il diaspro,la giada, il cristallo,i turchesi, lapislazzuli, gli zaffiri e la corniola. Per il trasporto di queste materie prime vennero impiegati più di 1.000 elefanti. In tutto vennero intersecate nel marmo più di 28 tipi di pietre preziose, per un valore di circa 32 milioni di rupie.
Per realizzare le impalcature furono utilizzati i mattoni, che, al termine dei lavori, dovevano essere smantellate,questa operazione avrebbe richiesto circa cinque anni. Per risolvere il problema, l’imperatore stabilì che chiunque avrebbe potuto prendere per se i mattoni: la tradizione narra che in una sola notte l’impalcatura venne smontata.
L’edificio copre circa un’area di 580X300 metri ed è composto da cinque elementi principali: il darwaza (portone), il begeecha (giardino), il masjid (moschea), il mihman khana (casa degli ospiti) ed infine il mausoleum, ovvero la tomba di Shah Jahan.
Subito dopo la fine della costruzione del mausoleo, Shah Jahan fu deposto ed imprigionato dal figlio, la capitale dell’impero venne spostata da Agra a Delhi, facendo diminuire così la sua importanza. A causa di un disinteresse durato diversi secoli, dall’erosione provocata dagli agenti atmosferici e dai ladri di tombe, la struttura era in grave stato di abbandono e un piano per demolirla venne progettato per recuperare i marmi, ed i terreni da utilizzare per la coltivazione. Questo periodo di abbandono terminò nel 1899, quando l’inglese George Nathaniel Curzon venne nominato viceré dell’India e, nel 1908 fece restaurare l’edificio.
Durante il XX secolo il mausoleo venne curato: nel 1942, durante la seconda guerra mondiale, il Governo indiano eresse un’impalcatura attorno alla struttura per difenderla da eventuali danni provocati da attacchi aerei da parte dei tedeschi e dei giapponesi. Tale precauzione fu presa anche durante la guerra tra India e Pakistan, tra il 1965 e il 1971.
Negli ultimi anni il Taj Mahal ha dovuto affrontare, tuttavia, un nemico molto più subdolo: l’inquinamento. A causa delle polveri sottili, infatti, il marmo bianco di cui è ricoperto si sta ingiallendo. Come soluzione a questo problema, oltre alle normali operazioni di pulitura commissionate dal Governo indiano, dovrebbe essere fatto un intervento di trattamento dei marmi con dell’argilla dal costo elevatissimo. Per evitare un intervento così dispendioso, le autorità locali hanno messo in atto delle misure di prevenzione: una legge, infatti, vieta di costruire industrie inquinanti nell’area attorno al Taj Mahal.
Marta Francesca Spini,
studentessa scuola secondaria di primo grado.