Illustrazione tratta da un Libro dei morti (1550-1090 a.C.), raccolta di incantesimi atti ad assicurare l’immortalità. Il defunto (a sinistra) segue Anubi verso la bilancia ove il suo cuore sarà pesato contro una piuma- simbolo di Maat, dea della giustizia e della verità- sotto il controllo del dio Thot: se colpevole, il suo cuore verrà divorato da un mostro (sotto la bilancia).
Intorno al 3200 a.C., l’Alto e il Basso Egitto furono unificati sotto il faraone Mene. Questa unione determinerà la struttura di fondo della società egizia per i successivi 3000 anni.
Contemporaneamente, gli Egizi svilupparono tre importanti aspetti della loro religione: in primo luogo, evolsero un culto elaborato e spettacolare dei defunti, culto che li portò a inventare notevoli tecniche d’imbalsamazione. Secondariamente, i loro miti e i loro rituali conferirono ai faraoni la condizione unica di figli o incarnazione degli dèi. In terzo luogo, fra le divinità egizie emerse una divinità solare, fatto comprensibile se si pensa che è il Sole a dominare la vita nella valle e sul delta del Nilo.
Dietro il culto del dio solare stava un precedente culto di un onnipresente dio del cielo che dispensava la vita e il fuoco e generava la pioggia e le tempeste. Questa credenza era venuta in qualche modo a somigliare al culto del dio falco Oro, che successivamente assunse gli attributi di una deità solare e più tardi fu descritto come figlio di Ra, altra versione del dio solare. A sua volta Ra si identificò con Atum, creatore e padre degli dèi. Per sommare, molte diverse ramificazioni mitologiche (e i rituali relativi) si fusero in una religione imperniata sul Sole. Benché chiaramente avviata verso la concezione di un dio universale con diversi attributi, questa religione rimase sempre politeistica, con l’unica eccezione di un tentativo, d’altronde fallito, di Amenofi IV (che prese il nome di Akhenaton) di introdurre un vero monoteismo.
Il faraone Akhenaton
Nel XIV secolo a.C., infatti, Akhenaton tentò di sostituire alla religione ortodossa il culto di un unico dio, Aton, simboleggiato dal disco solare. Ma la nuova religione sovvertiva la tradizione, la quale voleva che l’ordine cosmico dipendesse dal faraone e dalla casta sacerdotale di Ammone-Ra (“re degli dèi) che circondava il faraone. L’opposizione dei sacerdoti fu così potente che il tentativo di Akhenaton di mettere risolutamente da parte la religione del passato non approdò a nulla. Alla sua morte, il nuovo faraone, Tutankhamon, ripristinò ben presto il culto ortodosso di Ra.
Le piramidi, costruite per ospitare i corpi mummificati dei faraoni, costituiscono una testimonianza eloquente delle ricchezze e delle energie che si profondevano per il culto della vita dopo la morte. Il processo stesso di mummificazione era dispendioso, tanto che tale pratica non cominciò a diffondersi al di fuori della famiglia reale prima del II millennio a.C. Poiché il faraone era l’intermediario fra gli dèi e gli uomini in una società dove la sopravvivenza dipendeva dall’organizzazione dell’agricoltura, il culto era la chiave non solo dell’ordine sociale ma anche della fertilità. Così gli Egizi, collegando l’immortalità del faraone col culto della deità della vegetazione, Osiride, vollero simboleggiare la morte e la resurrezione che si verificano durante il ciclo annuale della vita vegetale.
Nel corso del II millennio il culto di Osiride si rafforzò e l’opinione del popolo sulla vita dopo la morte cominciò a cambiare. Mentre la mummificazione implicava l’immortalità del corpo in questo modo, si attribuì a Osiride il governo dei defunti in un altro regno.
L’anima veniva così a distinguersi sempre più dal corpo. A questo riguardo le credenze degli Egizi erano complesse: c’era innanzi tutto il ka o spirito custode, che era anche l’essenza dell’individualità. C’era poi il ba o soffio, che dava vita al corpo. Nel rito noto come “Apertura della bocca”, che simboleggiava l’immortalità, l’anima veniva risoffiata nella mummia a commemorazione del mito di Osiride che, ucciso e smembrato dal dio Seth, fu riportato in vita a quel modo proprio dal figlio Oro. Questa cerimonia di conferimento dell’immortalità trovava rispondenza nel mondo dell’aldilà, dove ba e ka si univano.

Nel antico rito dell‘Apertura della bocca, Anubi, il dio dei morti dalla testa di sciacallo tiene la mummia che riceverà il ba, il soffio dell’immortalità
Più tardi, al tempo dei Romani, si sviluppò un potente culto misterico di Iside, sorella e moglie di Osiride allo stesso tempo.

Iside inginocchiata ai piedi del sarcofago protegge il morto con le sue ali distese. Bassorilievo del sarcofago di Ramsete III, XX Dinastia (Parigi, Louvre).
La mitologia egizia rimase sempre straordinariamente complessa, in parte anche perché i sacerdoti dei vari centri, come Tebe, Menfi e Eliopoli, tracciavano schemi diversi di gerarchie divine. Alla fine, tuttavia, le successive occupazioni dell’Egitto, prima da parte dei Persiani con Cambise (VI secolo a.C.), poi con Alessandro Magno (332 a.C.) e infine dei Romani nel I secolo a.C., distrussero l’ordine sociale e politico che sosteneva la religione egizia. Il III secolo d.C. vide l’ampia diffusione del Cristianesimo nel paese.
Lucica