COLOSSEO

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“Finché esisterà il Colosseo,esisterà anche Roma;quando cadrà il Colosseo, cadrà anche Roma, quando cadrà Roma cadrà anche il mondo.”

(Profezia di Beda il Venerabile, VIII secolo)

Originariamente conosciuto come Anfiteatro Flavio o semplicemente come Amphitheatrum, il Colosseum  è la più grande arena del mondo. Situato nel centro della città di Roma,è in grado di ospitare 50.000-80.000 persone. La costruzione venne iniziata da Vespasiano nel 72 d.C. e inaugurata da Tito nell’ 80. Il nome “Colosseum” che deriva dalla statua del Colosso di Nerone si diffuse solo nel Medioevo. L’edificio divenne simbolo della città imperiale,definendo anche un modello per lo svago del popolo. Oggi è un simbolo della città di Roma nonché una delle sue maggiori attrazioni turistiche.

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STORIA  

“Taccia la barbara Menfi il prodigio delle piramidi, né il lavoro degli Assiri esalti più Babilonia; né siano celebrati gli effeminati Ioni per il tempio di Diana; l’altare dei molteplici corni faccia dimenticare Delo ; né i Cari portino più alle stelle con lodi sperticate, il Mausoleo proteso nel vuoto Ogni opera cede dinnanzi all’Anfiteatro dei Cesari, la fama parlerà ormai d’una sola opera al posto di tutte.”

(Marziale, Liber de spectaculis,1-7-8)

I fondi per la realizzazione provenivano dalle tasse pagate dai cittadini e dal bottino del saccheggio del tempio di Gerusalemme (70 d.C.) L’area scelta per la costruzione è una vallata situata tra la Velia, il colle Oppio e il Celio, in cui si trovava un lago artificiale fatto scavare da Nerone per la propria Domus Area. Vespasiano fece dirottare l’acquedotto per uso civile, bonificò il lago e vi fece gettare le fondazioni.Vespasiano vide la costruzione dei primi due piani e riuscì a dedicare l’edificio prima dalla sua morte nel 79 a.C. Il figlio e successore di Vespasiano, Tito aggiunse il terzo e il quarto piano e nell’ 80 d.C. lo inaugurò con cento giorni di giochi. Poco dopo il secondo figlio di Vespasiano, l’imperatore Domiziano diede il suo contributo completando l’opera con l’aggiunta di scudi decorativi in bronzo dorato e realizzando i sotterranei dell’arena.

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Altri imperatori come Nerva e Traiano fecero dei lavori ma il primo intervento di restauro si ebbe sotto Antonino Pio. Nel 217 un incendio fece crollare le strutture superiori. A causa dei lavori di restauro restò chiuso per cinque anni, fino al 222 periodo in cui i giochi si trasferirono al Circo Massimo. Altri restauri, a seguito di terremoti si ebbero ancora nel 470.

Dopo la caduta dell’impero, nel VI secolo il Colosseum fu adibito ad area di sepoltura e poco dopo venne utilizzato come castello. Fu per tutto il Medioevo usato come luogo di costruzione di palazzi e abitazioni.

Nel corso del Giubileo del 1675 assunse il carattere di luogo sacro in memoria dei martiri cristiani qui condannati al supplizio anche se è un dato storico privo di fondamento.

Nel 1806 Papa Pio VII istituì una commissione straordinaria con lo scopo di ridonare l’antico carattere storico di quest’opera. Da questo momento in poi gli interventi di restauro vennero svolti per preservare e per stabilizzare questo monumento fino ai giorni nostri.

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Nel 2007  il complesso è stato inserito fra le “Sette meraviglie del mondo moderno”

Il Colosseo è un’icona della cultura occidentale e, per questo, è apparso in numerosi film, canzoni e opere d’arte:

-1953: Nel film “Vacanze romane”

-1954: Nel film “I gladiatori”

-1985: Nel film “Asterix e la sorpresa di Cesare”

-2002: Il Colosseo viene raffigurato sul rovescio della moneta da 5 centesimi di Euro coniata dalla Repubblica Italiana

-2010: Nel videogioco “Assassin’s Creed: Brotherhood”

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Marta Francesca Spini

LA SALVAGUARDIA DEL TERRITORIO NEGLI ANTICHI STATUTI TALAMONESI

(terza e ultima parte)

 

L’art. 72 regola il taglio di piante da opera per farne assi. E’ consentito il taglio di sole due piante per ogni masseria e non dieci, come previsto da un’ordinanza precedente.

Bisogna prima giurare davanti al console di averne necessità per ottenere la licenza di tagliare quelle due piante, assicurare che si faccia per uso proprio, nei boschi non tensati, e di non cederle a terze persone e specialmente a quelle forestiere. Chi non si attiene a queste condizioni, pagherà tre ducati aurei per ogni pianta, oltre al numero consentito. “ E tutto ciò perchè i detti boschi siano conservati dal disfacimento che grandemente minaccia i campi e i beni del suddetto comune e delle persone private.”

Per prevenire l’astuzia dei furbi, l’art 73 obbliga i segantini (resegatori) che possiedono segherie a notificare il  numero delle  borre e borratelle, e il nome di chi le porta in segheria per farne assi: pena la multa di 20 soldi per ogni volta e per ogni tronco non denunciato.

Inoltre tutte le persone che possiedono assi devono notificarle per numero al console o ai sindaci, ogni anno. E non si può cedere e neppure regalare a persone foreste  assi o tavole segate nel comune di Talamona: e questo vale per tutto il comune compresi Campo e Tartano.

Vita dura per i carrettieri che osassero trasportare assi fuori dal comune!

Non solo dovranno pagare due ducati d’oro per ogni carro e uno per “cavallata”, ma ogni persona di Talamona potrà sequestrare, con la forza, tali assi e portarle in comune, denunciando tutti quelli che osano trafugare assi.

Qui la tutela del bene pubblico diventa feroce. Per “l’utilità della cosa pubblica” è ancora proibito tagliare qualsiasi tipo di pianta o arbusto per darli  a persone forestiere. Multa di due scudi aurei per ogni pianta e arbusto, tolti dalle selve o boschi del comune.

E’ tuttavia consentito, ma solo nei boschi non tensati e solo per uso proprio e della famiglia, quindi da non cedere ad altri, tagliare e portar via rami e legni secchi, come anche fare pertiche per gli edifici, le stalle e le siepi, ma non da bruciare.

E’ lecito anche fare dieci carri di “borrelli” per ogni masseria e non di più, e sempre nei luoghi non tensati, ma non “priale” di legni o pali per nasserie e peschiere.

L’art. 79 proibisce di vendere o regalare o in qualsiasi modo alienare alle persone forestiere, legname, legna verde o secca da ardere, varca, brughi o foglia secca sia dei boschi privati che pubblici.

Multa di scudi tre aurei per ogni carro e di una scudo per ogni gerlo, fascina, mazzo e per ogni legno che si alienasse. In uno statuto precedente si specificava che le suddette cose non si vendessero specialmente a quelli della congregazione di Traoni chiamati volgarmente “Li Ciechi”.

Una pena di 5 scudi più i danni si applica a chi causa incendi nei boschi.

E’ severamente proibito asportare letame e zolle di terra dai pascoli della comunanza: è però lecito farlo nell’Isola, se di adoperano quelle zolle per otturare e chiudere qualche canaletto.

Il letame che si trova sulle vie pubbliche in prossimità dei propri beni  si può asportare. E’ proibito smuovere muri e terra nei beni privati  e nelle strade pubbliche per cercarvi lumache.

…E’ lecito, ma solo a coloro che sono registrati sui conti degli oneri dell’estimo portar via  legname e legni trasportati dall’alluvione di fiumi, eccetto i tronchi segnati dai proprietari a monte.

E’ severamente vietato passare, con persone e armenti, attraverso i poderi e i beni altrui senza il consenso dei proprietari: si devono usare gli anditi e gli accessi prestabiliti dal diritto. Tuttavia i mugnai e i fornai possono, ma con discrezione, accedere ai fiumi per la servitù dei mulini.

Chi non avesse disponibilità monetaria per pagare pene o condanne, a richiesta del console,  degli ufficiali comunali deve dare in pegno a quelli tanti beni mobili per l’ammontare delle pene. Gli stessi ufficiali, di propria autorità, possono procedere al sequestro di beni mobili pari alla somma dovuta, qualora quelle persone non volessero cederli in pegno, con la possibilità per i pignorati di riscattarli entro dieci giorni, passati i quali, i beni sequestrati saranno a disposizione del console e dei sindaci, i quali possono devolverli a beneficio e per l’utilità del comune.

Così pure si farà per i dazi, i fitti e gli incanti non onorati, fino al punto di procedere all’arresto di quelle persone debitrici.

Due persone oneste e idonee sono deputate dal comune per la cura dell’Isola: per una giusta mercede dovranno roncarla e pulirla dai sassi, scavare canali per l’irrigazione, perchè quel luogo diventi un buon pascolo.

Una multa di 4 scudi aurei verrà infesta a chi costruisse peschiere non autorizzate lungo l’Adda, recando nocumento ai pascoli della comunanza. Quelle peschiere devono essere sradicate.

…l’art. 90 ritorna ancora sulla questione dei forestieri per ribadire che essi non osino pascolare il loro bestiame nella comunanza di Talamona e sempre per lo stesso principio: “non rechino danno e impoverimento al comune e agli abitanti di Talamona”. Le multe previste hanno lo scopo di scoraggiare ogni sconfinamento.

“Poichè la memoria è labile”, si ordina di scrivere sul quaderno l’ammontare delle multe e i nomi dei trasgressori e il motivo della condanna, perchè nessuno vada impunito.

…Si raccomanda altresì di non lasciare cadere e di osservare le antiche e consolidate tradizioni nel comune.

Dalla lettura dello statuto Statuto, possiamo trarre alcune considerazioni.

Innanzitutto l’aspetto, in qualche modo stupefacente, dell’organizzazione sociale dei talamonesi, il senso comunitario della popolazione, una forma di società pianificata in cui i contadini lavorano secondo le singole possibilità, traendo dal lavoro, certamente faticoso, ciascuno secondo il personale bisogno, i mezzi di sussistenza, in questo aiutati e sorretti da leggi, a nostro parere, sagge e oggettive.

Salta agli occhi anche la severità delle leggi e delle ordinanze, ma chi ha a cuore il bene comune deve anche salvaguardarlo dalle interferenze di una natura non sempre benigna, dalla cupidigia dei prepotenti e dei profittatori.

Le malattie epidemiche, le piene dei fiumi, le carestie, le pesanti interferenze sociali, religiose ed economiche dei dominatori  Grigioni hanno reso i legislatori talamonesi del ‘500 guardinghi, oculati e determinati a salvaguardare, con tutti i mezzi consentiti, il benessere della comunità.

Se questo era il fine ultimo di quelle leggi, possiamo dire che esse hanno raggiunto lo scopo.  ( Dal commento agli Statuti di Padre Abramo Bulanti).

 

Concludo qui l’esame degli Statuti, per quanto riguarda la salvaguardia del nostro territorio talamonese.

Mi riprometto, tra  un po’ di tempo, di riprendere qualche argomento interessante, spero senza annoiare nessuno, come quello del “fiüm”, negli Statuti, chiamato  “roggia”,  perchè richiama l’operosità e la grande capacità d’inventiva dei nostri padri, con un utilizzo del territorio e delle risorse naturali molto intelligente.

Spero anche che queste note possano invogliare qualche lettore a rileggere gli Statuti nelle parti più attuali. E ce ne sono, che possono farci riflettere, come dice Padre Abramo, al quale va il nostro grazie.

                                                                                         Guido Combi

 

RIFIU-TAL-0 AL VIA

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TALAMONA 16 novembre 2013 inaugurazione della settimana europea per la riduzione dei rifiuti

ATTRAVERSO LA PROIEZIONE DEL DOCUMENTARIO SHOK TRASHED UN’OCCASIONE PER RIFLETTERE ANCORA UNA VOLTA SULLE NEFASTE CONSEGUENZE DELLO SVILUPPO E DELLO SPRECO E PER RENDERSI CONTO DI QUANTO TUTTI SIAMO INTERCONNESSI

I recenti aumenti della TARES e le lamentele che ne sono conseguite da parte della popolazione sono stati lo spunto che ha portato l’amministrazione comunale a decidere di aderire alla settimana europea per la riduzione dei rifiuti, attraverso l’iniziativa RIFIU-TAL-0 (acronimo di rifiuti Talamona zero) per fare il punto su quello che è ormai divenuto un grave problema mondiale “perché l’amministrazione non può diminuire le tasse, ma la popolazione può impegnarsi a diminuire i rifiuti prodotti” ha detto l’assessore per l’ambiente e il territorio Renato Ciaponi introducendo la serata e presentando una settimana variegata e ricca di eventi che, partendo da questa sera alla casa Uboldi alle ore 20.30, si protrarrà sino a domenica 24 coinvolgendo, con una serie di appuntamenti, il più possibile tutti gli strati della popolazione a partire dalle scuole, nell’ambito delle quali sono previsti laboratori creativi ed educativi per insegnare ai bambini e ai ragazzi, in modo divertente, tutto ciò che bisogna sapere su raccolta differenziata, riciclo, riduzione degli sprechi e conseguenze di una cattiva gestione delle risorse. Tutto questo perché, come ha detto il sindaco Italo Riva, “il senso civico della popolazione si forma sui banchi di scuola e informare le fasce più giovani della popolazione è il modo migliore di far si che tutti i cittadini siano informati e consapevoli. Tutto ciò che i più giovani imparano viene infatti trasmesso all’interno delle famiglie che a poco a poco, a loro volta, imparano ad adeguarsi a determinate norme di comportamento”. Una consapevolezza, una cultura ambientalista che anche il cinema e i nuovi media contribuiscono a formare e questo ci porta al cuore della serata, la proiezione del film documentario TRASHED gia comparso nel mese di giugno di quest’anno in varie sale cinematografiche in contemporanea mondiale, scritto e diretto da Candida Brady e narrato da Jeremy Irons e introdotto questa sera da Patrizia Balbo della commissione ambiente. Un giro del mondo in 97 minuti circa attraverso le discariche, attraverso la spazzatura che l’uomo produce e che si accumula negli anni deturpando sempre più il paesaggio, persino in angoli del pianeta dove non si penserebbe mai di trovare dei rifiuti e attraverso le conseguenze che lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti, soprattutto la pessima gestione di queste pratiche, ripercuotono sull’ambiente e la salute. Un documentario shock, un pugno nello stomaco che ci costringe a fermarci e a riflettere per chiederci “che cosa stiamo facendo?” . Un viaggio alla conclusione del quale è stato disposto un rinfresco organizzato, in modo sostenibile con tovaglie di stoffa e bicchieri di vetro, da tutte le associazioni che hanno contribuito a rendere possibile questa iniziativa: Amici degli Anziani, Associazione VentiVenti, Biblioteca di Talamona, Circolo ACLI Talamona, Cooperativa Orizzonte, Filarmonica Talamonese, Gas-Cambio, Gruppo della Gioia, Gruppo MOICA, Oratorio di Talamona, Protezione Civile di Talamona, Vigili del Fuoco Volontari,  WWF Valtellina e Valchiavenna. Un viaggio che non dovrebbe fermarsi solo a questa sera o a questa settimana, ma che dovrebbe rimanere sempre impresso come monito nella quotidianità in cui siamo assorbiti, perché spesso a fare la differenza sono solo le nostre piccole abitudini della nostra vita di ogni giorno, modificando le quali, un passo alla volta, potremmo fare molto per il futuro dei nostri ecosistemi.

Antonella Alemanni

TALAMONA 17 novembre 2013 mercatino dell’usato

QUESTO NON LO BUTTO

UN’INIZIATIVA PER COMPRENDERE COME MOLTO DI CIO’ CHE BUTTIAMO PUO’ ESSERE IN REALTA’ RESTITUITO A NUOVA VITA

Il problema dei rifiuti è in primo luogo un problema culturale. Ciò su cui bisogna intervenire è la mentalità delle persone la loro consapevolezza, la loro informazione sia a livello locale che globale. Ciò che bisogna fare è dare degli strumenti che aiutano a mettere a fuoco il problema, cercare nuove modalità di soluzioni, nuovi approcci, educare a pratiche quotidiane sostenibili. È questo il principale messaggio che emerge dall’iniziativa RIFIU-TAL-0  e che quest’oggi si è concretizzato in un nuovo appuntamento, un mercatino allestito dalle 14 alle 18 nel tendone presso la palestra comunale con il contributo delle associazioni partecipanti coordinate da Patrizia Balbo della commissione ambiente, che hanno portato libri, abiti, scarpe giocattoli e vari accessori per contribuire a creare una cultura dell’incontro e dello scambio che aiuti a scoprire come spesso ciò che si considera ormai senza più valore e da buttare può invece avere ancora valore per qualcun altro. Incontri e scambi con una discreta adesione della popolazione per cercare di arginare gli effetti deleteri che ha avuto il consumismo sulla vita e il modo di pensare delle persone e che tanta parte ha di conseguenza avuto sugli attuali problemi ambientali. Incontri e scambi per riscoprire il valore delle cose e per rendere tutti sempre meno propensi a trasformarle in scarti, per rendere sempre meno automatico quel gesto entrato con troppa disinvoltura nella nostra vita quotidiana: aprire in continuazione i secchi e i bidoni dell’immondizia senza soffermarsi a pensare alle conseguenze.

Antonella Alemanni

 

Il mercatino del baratto e dell’usato

organizzato all’interno della settimana talamonese per la Riduzione dei Rifiuti, è stata l’occasione per adulti e bambini, gruppi informali ed associazioni, di incontrarsi, conoscersi, ed informarsi, per scambiare beni dei quali non hanno più bisogno e che possono essere utili ad altri, a costo zero o limitato e trattabile. Sotto un tendone di 200 mq., è stata allestita un’area dedicata al baratto dei bambini, e un altro spazio più ampio per il mercato dell’usato di gruppi, singoli ed associazioni.

L’area del baratto è stata frequentata da una ventina di bambini/e e ragazzini/e che hanno così potuto scambiare i loro oggetti, libri, giochi, supportati dai volontari e dai genitori presenti. L’appuntamento con loro si è chiuso con una “asta finale”per l’attribuzione degli oggetti del “tavolo comune” ed una merenda con dolcetti, torte e tisane calde, offerti dalle associazioni promotrici. Molti dei giocattoli e dei libri rimasti dopo le contrattazioni, sono stati donati dai bimbi alle associazioni presenti che li proporranno nei loro prossimi mercatini.

Nello spazio del mercato dell’usato si sono allestiti una decina di banchetti gestiti da singoli che per passione o per semplice desiderio di liberarsi (senza farne rifiuti) di oggetti vari, hanno messo in mostra e scambiato/venduto la loro mercanzia. Nello spazio centrale si è allestito lo spazio per le associazioni GFB Onlus (Gruppo Famigliari Beta-Sarcoglicanopatie) di Talamona e la Onlus “Vado al Massimo – Cose per l’altro mondo” di Delebio. Entrambe presenti con molti volontari e parecchi articoli, finanziano i loro progetti di ricerca e di sostegno alle missioni, raccogliendo e vendendo prodotti usati nei loro magazzini e in varie occasioni pubbliche.

Nella bacheca allestita all’ingresso, si è avviata la raccolta di annunci “cerco, offro, vendo, regalo…” che si vorrebbe rendere fruibile sul sito del comune, ma anche concretamente visibile in uno spazio pubblico, per facilitare riuso e scambio di beni che così non si trasformeranno in rifiuti. Tra i suggerimenti raccolti, quello di riproporre in modo regolare, questo tipo di iniziative, sia per i bambini, sia per gli adulti.

Visitato da un centinaio di persone, il mercatino di RIFIU-TAL-Ø è stato un modo di sperimentare pratiche che aiutano la comunità a ridurre lo spreco e quindi i rifiuti, di riflettere sulle potenzialità di riuso di tanti oggetti ancora integri o riparabili con poco, sull’inutilità per chi se ne vuole disfare, e l’interesse o bisogno di chi li cerca, sul risparmio e la riduzione dell’impatto ambientale, e non ultima, sull’opportunità di incontrare e conoscere altre persone, gruppi ed associazioni, rafforzando la rete di relazioni solidali.

Patrizia Bavo

Mercoledì 20 novembre, alle ore 20.30

all’Auditorium delle Scuole Medie di Talamona

I RIFIUTI IN COMUNE

Incontro con Alessio Ciacci

Nato a Lucca nel 1980, Alessio Ciacci è attivo da quindici anni nei movimenti a livello locale e nazionale per la pace, contro la privatizzazione dei beni comuni, per la tutela dell’ambiente. Nel 2012 è stato nominato Personaggio Ambiente italiano dell’anno. Membro del consiglio direttivo dell’Associazione dei Comuni Virtuosi, del direttivo nazionale del Coordinamento Enti Locali Agende 21 per Kyoto e del Coordinamento Enti Locali per l’Acqua Pubblica, dal 2007 al 2013 è stato Assessore all’Ambiente del Comune di Capannori (prov. Di Lucca – 46.000 abitanti), il primo comune in Italia ad aver aderito alla strategia internazionale “Rifiuti Zero”.

Proprio per conoscere e valorizzare questa sua straordinaria esperienza amministrativa, gli organizzatori di RIFIU-TAL-Ø, la settimana talamonese di iniziative per la Riduzione dei Rifiuti, con il sostegno della Comunità Montana Morbegnese, gli hanno dedicato il terzo appuntamento che ha visto riuniti nell’auditorium delle Scuole Medie, un’ottantina di cittadini valtellinesi, tra i quali molti amministratori, rappresentanti delle associazioni locali e di attività economiche, interessati alla tematica, ma soprattutto alle buone pratiche che si possono adottare per ridurre il grande impatto ambientale, economico e sociale che ne deriva.

Ciacci è stato generoso di informazioni, analisi, consigli e documentazione riguardanti il percorso “verso rifiuti zero” che il suo comune, con altri 200 in tutta Italia, sta promuovendo nel proprio territorio con un complesso ed appassionante lavoro di coinvolgimento della cittadinanza, delle imprese, delle associazioni, nel perseguire l’obiettivo della riduzione massima della produzione di rifiuti.

Il programma della strategia Rifiuti Zero, si snoda in dieci passi che partono dalla prevenzione della produzione del rifiuto con un lavoro di sensibilizzazione e adozione di stili di vita più civili e responsabili, alla separazione alla sorgente, cioè ad una sempre più attenta differenziazione, dalla raccolta porta-porta, quindi dall’abbandono del generico “cassonetto”, alla diffusione della pratica del compostaggio domestico (ma anche collettivo), dal riciclaggio dei vari materiali, quindi dall’allungamento della loro vita in altre tipologie di prodotti, alle iniziative per la riduzione dei rifiuti, come mercatini dell’usato e altre occasioni di scambio di beni ancora utilizzabili, o ancora laboratori e magazzini di recupero e riparazione di tanti prodotti che per minimi danni o semplice perdita di interesse, vengono declassati a rifiuti.

Già mettendo in campo queste pratiche, una comunità può raggiungere risultati notevoli, stimabili in una significativa riduzione della quantità di rifiuti e nel raggiungimento del 70-80 % di raccolta differenziata (ricordiamo che la direttiva europea sui rifiuti e la legislazione nazionale hanno definito come obiettivo al 2012 il raggiungimento del 65%); ma per superare anche questo obiettivo occorre utilizzare incentivi economici che aggancino i costi alla effettiva produzione di rifiuti, facendo pagare di più chi ne produce maggiormente e premiando con sconti significativi chi si comporta in modo virtuoso.

E’ importante inoltre affrontare il tema rifiuti con un approccio scientifico e con metodo, attivando un osservatorio sul territorio che monitori la situazione, studiandola dai vari punti di vista, attivando ricerca e sperimentazione, condizionando anche scelte produttive (impiego di residui del riciclo), commerciali e di design, in particolare riguardo gli imballaggi e formule alternative di vendita.

Tutto questo riducendo progressivamente fino a dismettere le pratiche di raccolta in discarica e di combustione in inceneritori, intercettando e reimpiegando i beni e i materiali pronti per essere utilizzati da altri e in diversi modi, per ridurre entro il 2020, prima tappa temporale della strategia, l’insostenibile impatto dei rifiuti sull’ambiente e per intraprendere un lavoro di recupero sullo sfruttamento di risorse dell’unico pianeta che abbiamo a disposizione e che vorremmo lasciare alle prossime generazioni in condizioni pari, se non migliori, a quelle di quando l’abbiamo avuto in prestito.

Con i numerosi stimoli avuti in questo incontro e nelle iniziative fatte ed in programma nei prossimi giorni, si potrà continuare sul territorio il confronto su questi temi, auspicando il coinvolgimento non solo degli enti locali e delle comunità relative, ma anche di SECAM e di altri soggetti espressione del mondo dell’impresa, dell’economia solidale e del volontariato che si stanno attivando a vario titolo sulla questione rifiuti.

(eventuale riferimento ai prossimi appuntamenti)

 

Patrizia Bavo

TALAMONA 20 novembre 2013 una conferenza all’auditorium delle scuole medie

RIFIUTI IN COMUNE

L’INTERVENTO DI ALESSIO CIACCI DEL COMUNE DI CAPANNORI (LU) E IL CONTRIBUTO DELLA COMUNITA’ MONTANA DI MORBEGNO PER DISCUTERE SULLE BUONE PRATICHE AMMINISTRATIVE DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI E SULLA CAMPAGNA RIFIUTI ZERO

Nel corso dell’iniziativa RIFIU-TAL-0 stiamo scoprendo come una cattiva gestione dei rifiuti e un approccio superficiale alla questione si ripercuotono negativamente su tutta la terra, stiamo scoprendo come nessuno possa permettersi di chiamarsi fuori e dire “non mi riguarda”. Ma all’atto pratico oltre tutti i discorsi e le campagne di sensibilizzazione possibili, le istituzioni, i comuni, come stanno gestendo il problema, che soluzioni stanno provando a mettere in atto? È quello che abbiamo potuto scoprire questa sera facendo la conoscenza di un comune virtuoso, Capannori in provincia di Lucca, attraverso la voce del suo assessore all’ambiente, Alessio Ciacci che ha fortemente promosso l’adesione del comune alla campagna rifiuti zero e che ha sempre dimostrato una particolare attenzione per le tematiche ambientali. Una serata che introduce un’importante novità: a partire da questa sera infatti l’iniziativa RIFIU-TAL-0 si convenziona ad un’altra importante iniziativa che è quella dedicata alle vittime del femminicidio dal titolo IL POSTO OCCUPATO, un’iniziativa cui aderiscono biblioteche scuole, sale cinema, ambulatori, semplicemente occupando una sedia con abiti e accessori femminili e il volantino dell’iniziativa a ricordo delle troppe donne uccise. Ad introdurre la serata l’ideatore dell’iniziativa l’assessore all’ambiente di Talamona Renato Ciaponi, che ha evidenziato l’appoggio di tutte le associazioni che hanno aderito al progetto e che si stanno prodigando per promuovere la cultura del riuso contro la dannosa e purtroppo dominante pratica dell’usa e getta. Ha poi preso la parola il rappresentante della Comunità Montana di Morbegno che ha contribuito a patrocinare l’evento, un intervento volto a sottolineare l’importanza della condivisione di tante buone pratiche che oltre a giovare all’ambiente comportano non pochi vantaggi economici. E’ a questo punto che Alessio Ciacci ha potuto cominciare il suo racconto di come la sua campagna per la gestione dei rifiuti abbia trasformato il Comune di Capannori in un comune virtuoso. Per troppo tempo si è andati avanti a produrre e consumare e produrre di nuovo attingendo dalla Terra come se fosse un serbatoio inesauribile e questo ha provocato oltre ad un accumulo di scarti (che da soli sono responsabili del 45% dell’impatto ambientale) anche un impoverimento delle risorse. A tutto questo si può porre rimedio applicando una visione circolare della materia. Una volta che un oggetto ha terminato il suo ciclo vitale non deve uscire di scena diventando rifiuto, ma deve poter essere immesso nuovamente nel ciclo riutilizzato così com’è oppure trasformato. Un percorso che già diverse città e piccoli comuni stanno mettendo in atto. La prima metropoli in assoluto a ragionare su un percorso circolare per la gestione dei materiali è stata S. Francisco. Una visione che ha come obiettivo quello di ridurre sempre più il numero di rifiuti prodotti fino ad arrivare un giorno a tagliare il traguardo dei rifiuti zero. Un obiettivo che non è poi così impensabile se ci si attiene ad una tabella di marcia ben precisa articolata in vari punti:

La separazione dei rifiuti alla sorgente cioè prima che vengano gettati via attraverso la differenziazione delle varie tipologie e la raccolta porta a porta.

Compostaggio collettivo dei rifiuti organici sia ad opera delle industrie che dei privati.

Riciclaggio e riutilizzo

Migliorare le tecnologie industriali per quanto riguarda appunto lo smaltimento degli scarti.

Eliminare progressivamente i cassonetti comuni e introdurne una tipologia che permette di misurarne il contenuto.

Vendita alla spina e riduzione degli imballaggi

Abbandono progressivo delle discariche (nelle quali attualmente finisce il 65% dei rifiuti) che si prevede entro il 2020 di far diventare temporanee cioè siti di stoccaggio dei rifiuti in attesa che essi subiscano trattamenti più adeguati.

Riparazione degli oggetti e separazione del residuo e cercare tecnologie alternative a discariche ed inceneritori per trattare rifiuti non riciclabili istituendo a tal scopo centri di ricerca specifici.

Introdurre tariffe che tengono conto dei rifiuti effettivamente prodotti.

Sacchi neri col microchip per sapere quanti ne vengono effettivamente riempiti ogni giorno e operatori che si occupino di verificarne il contenuto e togliere i rifiuti che per sbaglio vi sono stati posti (anche incautamente in buona fede).

Una strategia che nel comune di Capannori pare stia gia dando i suoi buoni frutti, ma che per essere messa in atto necessita non solo dell’impegno delle amministrazioni che eventualmente vogliano seguire l’esempio, ma anche della buona volontà dei cittadini di far proprie queste modalità nella loro vita di tutti i giorni. Una strategia che forse eviterà che un giorno gli archeologi del futuro, per studiare la nostra civiltà, debbano andare a scavare nelle discariche. Sempre che, nel frattempo, sulla storia dell’umanità non sia calato il sipario.

Antonella Alemanni con la collaborazione di Lucica Bianchi e Simona Duca

TALAMONA 22 novembre 2013 alla casa Uboldi il punto sulla questione dei rifiuti

RIFIU-TAL-O… SE VUOI!

ATTRAVERSO LA VISIONE DEL FILMATO LA STORIA DELLE COSE E LA DIVULGAZIONE DEI DATI RELATIVI ALLO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI DEL COMUNE DI TALAMONA, UNA SERATA DI INCONTRO E CONFRONTO PER METTERE SUL TAVOLO SPECIFICHE PROBLEMATICHE E PROPOSTE RISOLUTIVE

Per una strana coincidenza questa serata è ricaduta proprio nel giorno del lutto nazionale per gli alluvionati della Sardegna. Un disastro che ben si colloca all’interno dei discorsi portati avanti nel corso di questa iniziativa riguardo all’impatto ambientale e alla gestione delle risorse, un discorso nel quale ben si collocano anche i rifiuti che contribuiscono non poco ad impattare e che sono il risultato di una gestione scellerata delle risorse. Oggi inoltre si celebra il cinquantenario dell’attentato al presidente Kennedy il cui fratello pubblicò uno scritto nel quale illustrò come il PIL di una nazione dipenda anche dal benessere effettivo, dalla felicità dei suoi abitanti determinati da tutta una serie di fattori soprattutto sociali che vanno oltre la falsa idea di felicità propagandata dalla cultura del consumismo che ci spinge ad avere sempre cose nuove e ci convince che solo quando compriamo siamo felici cosa che ci porta a comprare e buttare facilmente per essere pronti a comprare di nuovo. Con questo discorso Patrizia Bavo, principale promotrice dell’iniziativa RIFIU-TAL-0 ha introdotto il video attorno al quale tutta la serata ruotava intitolato LA STORIA DELLE COSE realizzato nel 2006 da Annie Leonard, attivista ambientalista americana tra i primi operativi di Greeenpeace, un video  che a tutt’oggi ha avuto 12 milioni di visualizzazioni su You tube in 200 nazioni. Un video che tra le altre cose affronta proprio il discorso degli inganni della cultura consumista responsabile non solo dell’aumento esponenziale dei rifiuti, ma anche in effetti di una diminuzione della felicità e della soddisfazione generale. Un video che affronta in modo chiaro e diretto tutti i temi di cui l’iniziativa si occupa per comprendere cosa c’è effettivamente dietro agli oggetti che fanno parte della nostra quotidianità in particolar modo dopo che vengono gettati via troppo spesso a cuor leggero. Un video che permette di riflettere, capire, informarsi e che, al pari di TRASHED, visto la scorsa settimana, permette di sviluppare una maggiore coscienza civile. Un video cui ha fatto seguito l’analisi dei dati del 2012 relativi ai costi di gestione e smaltimento dei rifiuti del comune di Talamona che ha destato particolare interesse nei presenti i quali spontaneamente hanno intavolato una sorta di dibattito in cui ognuno metteva in evidenza problematiche e proposte di soluzioni anche riguardo a tematiche corollarie a quella principale dei rifiuti. C’è chi ad esempio ha fatto notare come si stia perdendo la cultura della raccolta della frutta spontanea. Chi ha detto che qui nel nostro territorio lo smaltimento dell’umido non dovrebbe essere un così grande problema perché molti possiedono spazi verdi presso le loro case, spazi dove l’umido potrebbe trovare la sua collocazione. C’è chi ha fatto notare come costi di più smaltire la terra con cui si copre la neve per non scivolare che non la terra stessa. C’è chi ha fatto notare il problema dei depliant pubblicitari fonte principale della maggioranza dei rifiuti cartacei: dire che non si vuole riceverli non basta questo non risolve il fatto che comunque circolano. Il risultato è stato una tavola rotonda che si spera non si esaurisca in una serata, ma che sia lo spunto per un riflettere (e ancor più per un agire) che venga portato avanti nel tempo.

Antonella Alemanni

TALAMONA 23 novembre 2013 una cena alle scuole elementari

METTIAMO INSIEME LA CENA

IN OCCASIONE DELLA SETTIMANA EUROPEA PER LA RIDUZIONE DEI RIFIUTI UN INIZIATIVA CONCRETA PER SENSIBILIZZARE ALLA TERRIBILE REALTA’ DEGLI SPRECHI

Alla presenza dell’assessore alla cultura Simona Duca (con famiglia al seguito) dell’assessore all’ istruzione Ernestina Cerri, dell’assessore per l’ambiente e il territorio Renato Ciaponi, dei rappresentanti delle associazioni che hanno collaborato al progetto e di simpatizzanti tra il pubblico dei cittadini, si è tenuta, sabato 23 novembre alle ore 19.30 nell’atrio delle scuole elementari una cena conviviale e in qualche modo anche solidale. Ognuno dei partecipanti ha portato qualcosa da mangiare ed è con tutte queste pietanze che è stata messa insieme la cena come dice il titolo stesso dell’iniziativa. L’idea era quella che ognuno portasse avanzi di pranzi e cene precedenti (certo, non più vecchi di uno o due giorni) per esprimere con un’azione concreta l’importanza di educare al valore del minimo spreco possibile e per sradicare l’ormai troppo diffusa cultura (o sottocultura o controcultura) dell’usa e getta che, nei cosiddetti Paesi ricchi, si estende anche al cibo buttato in gran quantità mentre nel resto del Mondo la fame rimane un flagello più presente e terribile che mai. Il risultato è stato una serata di convivialità, ma con più di un valore aggiunto.

Antonella Alemanni

TALAMONA 24 novembre 2013 conclusione della settimana europea per la riduzione dei rifiuti

E ALLA FINE LO SO FARE?

LABORATORI CREATIVI ALLA PRESENZA DEI VOLONTARI E DEI BAMBINI DELLE SCUOLE ELEMENTARI PER RIUSCIRE AD APPROCCIARSI IN MODO RIGOROSO, MA DIVERTENTE AL TEMA DEI RIFIUTI 

La ricca e variegata iniziativa talamonese in merito alla settimana europea per la riduzione dei rifiuti è giunta oggi, 24 novembre, al termine con un pomeriggio all’insegna del divertimento, ma sempre e comunque anche dell’educazione e della sensibilizzazione a questo tema di grandi e piccini. Un pomeriggio che ha avuto luogo nell’atrio delle scuole elementari dalle 14 alle 18 attraverso giochi e attività ricreative attraverso cui si possono imparare piccoli semplici trucchi innanzitutto per smaltire correttamente i propri rifiuti, ma ancor più per produrne meno (parole d’ordine riutilizzo e riciclo) e adottare uno stile di vita più verde.

vita piu verde

La principale attrazione della giornata è stato il gioco RIFIUTOPOLI preparato dagli alunni delle scuole elementari (che ne sono stati anche i principali animatori) nell’ambito dei laboratori creativi che, durante lo svolgimento dell’iniziativa, sono stati dedicati a loro. Si tratta di una sorta di gioco dell’oca con molte caselle associate a domande per mettere alla prova la conoscenza pregressa in materia di rifiuti dei giocatori. Chi non lo sapesse gia, grazie a questo divertente gioco ha potuto imparare quali sono i rifiuti che si possono riciclare e quali no (ad esempio la carta si ricicla solo se pulita così come le bottiglie di vetro e gli imballaggi di plastica i piatti e i bicchieri), ha potuto approfondire il concetto di rifiuti speciali perché più pericolosi di tutti gli altri (batterie, lampadine, farmaci scaduti) e che necessitano quindi di trattamenti particolari, ha potuto scoprire che il vetro delle finestre non è uguale a quello delle bottiglie e quindi non si deposita nelle apposite campane, ma si porta all’isola ecologica dove si portano anche gli oli esausti da cucina e da motore. Un gioco il cui unico premio è l’incremento della conoscenza e dunque in qualche modo della coscienza civile.

2 della conoscenza

Uno dei primi laboratori che si potevano notare una volta entrati era quello per la produzione dei detersivi bio. Tutti potevano provare a preparare con le proprie mani dei campioncini deposti in vasetti di yogurt da portare a casa insieme con dispense dettagliate ricche di informazioni circa gli ingredienti, le dosi e quant’altro. La volontaria responsabile di questo stand, Francesca, raccontava come i detersivi bio (che si possono comunque trovare nei supermercati specializzati in prodotti biologici) siano addirittura più efficaci in minori concentrazioni rispetto a quelli comuni diminuendo nettamente il problema dei flaconi vuoti. Inoltre dispersi nell’ambiente (per esempio attraverso le tubature del lavandino) riducono notevolmente l’impatto ambientale e l’inquinamento con tutte le loro spiacevoli conseguenze. Ho provato anche io a creare i miei campioncini di biodetersivo. Una crema pulente per sanitari mescolando bicarbonato con detersivo bio per i piatti finchè non diventa appunto cremoso e un detersivo liquido per i vetri ottenuto con due parti di acqua e una di alcool (puro o denaturato) acido citrico in polvere reperibile nei consorzi agrari poche gocce di detersivo bio per i piatti e di oli essenziali per aromatizzare e coprire l’odore pungente dell’alcool.

3 dell'alcool

Un altro stand vicino all’ingresso proponeva la creazione di collanine e braccialetti partendo da tessuti di recupero. Si tagliavano vecchi indumenti li si riduceva in striscioline e li si intrecciava con fantasia. Un laboratorio creativo apprezzato particolarmente dai bambini che, con l’attenta supervisione dei volontari, creavano questi gioielli soprattutto con l’intento di regalarli alle loro madri.

4 alle loro madri

Uno stand molto simile a questo si trovava nell’angolo più lontano dalla porta d’ingresso. Un laboratorio che aveva sempre l’intento di dare nuova vita ai rifiuti in modo creativo, ma in modo molto più variegato attraverso la creazione di vari oggetti decorativi, pupazzetti, bigliettini di natale e scatole colorate.

5 scatole colorate

Simile al laboratorio per la creazione dei detersivi bio è stato quello per la creazione del sapone bio. Un sapone che ha il solo svantaggio di essere un po’ più delicato rispetto a quello prodotto chimicamente e che per questo non deve essere lasciato troppo a lungo nel portasapone bagnato per non rischiare che si sciolga, ma a parte questo non ha nulla da invidiare, in quanto a qualità generali, al suo omologo industriale. Il sapone bio si prepara a partire dall’olio. È possibile usare sia lo strutto sia l’olio extravergine di oliva che quello esausto recuperato dalle fritture il che è un ottimo modo di riutilizzare questo materiale. L’olio va riscaldato ad una temperatura di circa 50° dopodiché si aggiunge la soda caustica sciolta nell’acqua più o meno alla stessa temperatura in un contenitore di vetro resistente al calore. Per lavorare con la soda caustica è consigliabile munirsi di guanti e mascherina per non rischiare di respirare pericolose esalazioni. La quantità di soda consigliata è di 204 g per 1 kg di olio. Il tutto va mescolato finchè non assume l’aspetto e la consistenza della crema pasticcera. Con l’olio esausto il miscuglio ci mette di più per amalgamarsi bene. Tale miscuglio può essere aromatizzato con oli essenziali o riducendo in polvere calendula, lavanda, limoncina e altre  piante profumate. Una volta ridotte in polvere tali piante devono essere usate subito o perdono l’aroma. Una volta ottenuto il fluido aromatizzato va immerso negli stampi e tenuto a riposo. Dopo quarantotto ore si solidifica e dopo due mesi giunge a piena maturazione.

Un ultimo stand se lo è riservato la principale promotrice di questa iniziativa, Patrizia Bavo, che ha esposto i suoi libri relativi alle tematiche inerenti l’iniziativa stessa.

Ed ecco dunque come questa importante iniziativa è giunta alla sua conclusione.

Antonella Alemanni

TALAMONA 20 dicembre 2013  riunione in comune

IL PUNTO SUI RIFIUTI

UNA TAVOLA ROTONDA CON GLI ORGANIZZATORI E I SIMPATIZZANTI DELL’INIZIATIVA RIFIU-TAL-0 PER FARNE UN BILANCIO E CERCARE SPUNTI DI RIFLESSIONE

Con l’iniziativa RIFIU-TAL-0 si è cercato di aprire un ulteriore squarcio sui problemi ambientali che da anni affliggono il mondo intero. L’ambiente sempre più invaso dai rifiuti umani che si ritrovano persino in zone non abitate dall’uomo perché trasportati dalle correnti marine è un problema molto serio che richiede l’interesse, la collaborazione e l’impegno di tutti per poter essere risolto una volta per tutte. Non sarà una cosa facile e sicuramente non si risolverà in tempi brevi, ma bisogna seriamente cominciare a preoccuparsene. Ignorare il problema, non informarsi, non cercare nemmeno di capire in che modo i rifiuti potrebbero essere gestiti al meglio non farà altro che ingigantire il problema cui sarà sempre più difficile far fronte. L’iniziativa RIFIU-TAL-0, attraverso cui il comune di Talamona ha aderito alla settimana europea per la riduzione dei rifiuti grazie all’impegno delle varie associazioni che vi operano, ha avuto proprio questo scopo: sensibilizzare ed informare la popolazione lanciando tra le altre cose un messaggio fondamentale secondo cui tutti nella propria quotidianità possono contribuire a migliorare le cose, differenziando, smaltendo correttamente i rifiuti a seconda della loro tipologia e soprattutto diminuendo la propensione a buttare favorendo il riciclo e il riuso. La riunione di questa sera alle ore 17.30 ha avuto lo scopo di raccogliere i frutti di questa iniziativa, di riflettere su quanto è emerso dalle serate e dalle varie iniziative organizzate e cosa effettivamente sia rimasto a chi ha partecipato, di provare a fare di questa iniziativa un punto di partenza per dei cambiamenti positivi più concreti e duraturi, di provare a capire come tutto cio che è stato appreso possa essere portato avanti, provare sulla base di cio a fare proposte e capire come metterle in atto. E’con tali propositi che si sono trovati l’assessore all’istruzione Ernestina Cerri, quello per l’ambiente e del territorio Renato Ciaponi (giunto in ritardo per motivi di lavoro), alcuni volontari della biblioteca (tra i quali la sottoscritta e la signora Lucica Bianchi), alcuni rappresentanti delle varie organizzazioni che hanno dato il loro contributo, alcuni tra i semplici cittadini che sono intervenuti come pubblico nel corso della settimana di attività e naturalmente Patrizia Bavo che è stata un po’ l’anima nonché la principale promotrice del progetto. A lei il compito, dopo essere stata introdotta dall’assessore all’istruzione, di aprire la tavola rotonda illustrando il bilancio effettivo dell’iniziativa che ha avuto un discreto numero di partecipanti anche se non tutte le attività hanno avuto egual successo ed eguale adesione, soprattutto da parte dei talamonesi. La proiezione del documentario TRASHED ad esempio è stata riproposta a Sondrio e tutti i presenti nel corso della riunione sono stati concordi nel dire che tale proiezione è stato un metodo molto efficace per cominciare a far concentrare la gente sul problema perché nessuno è riuscito a restare indifferente a cio che ha visto. I mercatini dell’usato invece hanno avuto scarso successo, molta gente non ne era informata e quel giorno a Talamona erano in corso di svolgimento anche altre iniziative. La risposta più positiva l’hanno data i bambini nel corso dei laboratori organizzati per loro a scuola coronati dall’iniziativa conclusiva E ALLA FINE LO SO FARE con laboratori ricreativi e il gioco RIFIUTOPOLI appositamente creato dai bambini. Questo ha fatto riflettere gia durante lo svolgimento dell’iniziativa e ancora di più questa sera sull’opportunità di puntare molto sui bambini per educare l’intera popolazione a nuovi modi di pensare e agire. I bambini infatti per loro natura sono più recettivi, aperti alle novità e sono in grado di imparare tutto se proposto loro nel modo giusto come appunto è stato nel corso delle attività ricreative. A tal proposito Lucica Bianchi ha parlato delle attività scolastiche cui collabora e ha detto che affinchè i bambini possano essere davvero un veicolo di educazione al senso civico anche per gli adulti è necessaria una maggiore comunicazione tra scuola e famiglie. Grande successo la serata con Alessio Ciacci e le sue proposte per un comune virtuoso che tutti i comuni d’Italia e nel Mondo dovrebbero mettere in atto per ottenere risultati. Grande affluenza di pubblico, ma scarsa adesione dei talamonesi che si sono invece ritrovati alla cena solidale e alla serata informativa circa i costi di smaltimento dei rifiuti nel comune di Talamona due serate che già si possono considerare come due tavole rotonde con la possibilità di proporre idee e soluzioni possibili, due serate delle quali la riunione di questa sera ha raccolto in qualche modo il testimone. Dopo l’intervento di Patrizia Bavo è stata data infatti a tutti i presenti la possibilità di dire la propria, di dire per esempio a quale delle iniziative ha partecipato, cosa è piaciuto e cosa no, di aggiungere qualcosa che non è stato ancora detto, dire la sua sulla questione in generale. Bisogna dire che sono emerse cose molto interessanti. C’è chi ha sottolineato ancora una volta l’impegno messo nell’iniziativa, chi ha detto che andrebbe organizzata in modo diverso organizzando eventi e frequenti richiami dilazionati nel tempo anziché concentrare tutto in un arco di tempo ristretto e che tutto questo è necessario perché bisogna scuotere la popolazione dal torpore e dal disinteresse in quanto basta davvero poco per fare la differenza purché quel poco sia portato avanti con costanza e impegno dal maggior numero di persone possibile. C’è chi a tal proposito ha sottolineato l’importanza di non sottovalutare l’aspetto comunicativo, il modo in cui le cose vengono presentate. Bisogna cercare di risultare accattivanti e di coinvolgere nomi che hanno un richiamo sulla gente (SAVIANO, SAVIANO, SAVIANO, SAVIANO, SAVIANO!!!!! Ndr) e bisogna fare in modo che la gente interiorizzi quello che si fa che si prodighi per renderlo parte integrante della propria vita, non deve succedere, come invece purtroppo succede, che la gente partecipa ad un evento poi dopo un po’ non ci pensa più. Qualcuno già questa sera ha detto di essersi reso conto di avere un approccio errato alla questione di non averla compresa fino in fondo prima di aderire a questa iniziativa e che dunque è fondamentale che i canali di comunicazione con la popolazione si mantengano sempre aperti per diffondere il più possibile obiettivi condivisi e condivisibili. Non è poi così utopico pensare infatti che, partendo dalle piccole realtà poco per volta si possa arrivare a ragionare su larga scala, sempre più larga fino a portare tutto su un piano globale come dovrebbe essere. Per fare cio è necessaria però la coerenza in primo luogo. A tal proposito c’è stato anche chi ha sottolineato come aver utilizzato le luminarie di Natale sia stata una dimostrazione di incoerenza rispetto alle tematiche affrontate poiché le luminarie non sono certo un grande esempio di attenzione verso l’ambiente, verso il problema dell’inquinamento e la necessità del risparmio energetico. Tra le varie impressioni relative all’iniziativa e alle tematiche espresse ha gia cominciato questa sera ad emergere qualche proposta concreta, come ad esempio costituire un gruppo stabile che si occupi attivamente delle problematiche ambientali, una associazione costituita da tutti coloro i quali hanno già aderito all’iniziativa RIFIU-TAL-0, oppure la possibilità di creare un sistema di compostaggio dei rifiuti organici su scala comunale, investendo in apposite attrezzature e coinvolgendo la popolazione con partecipazioni dirette e obbligate, oppure la necessità di variegare le iniziative per indirizzarle a varie tipologie di target (come in parte è già stato fatto). Nel corso della serata si è notato che il tempo era davvero poco per tutto quello che sarebbe stato necessario dire. Si è dunque deciso di indire un’altra riunione. Prossimo aggiornamento mercoledì 8 gennaio.

Antonella Alemanni

TALAMONA 8 gennaio 2014 riunione in comune

IL PUNTO SUI RIFIUTI: NUOVO AGGIORNAMENTO

DOPO LA PRECEDENTE RIUNIONE PREFESTIVA UN NUOVO SLANCIO AL PROGETTO DI CREARE UN GRUPPO DI VOLONTARI PER UNA SORTA DI MONITORAGGIO LOCALE CIRCA LA SPINOSA QUESTIONE DEI RIFIUTI

Un successo ancora maggiore rispetto alla volta precedente ha coronato la riunione tenutasi in comune questa sera alle 20.30. Sebbene qualcuno che era presente la scorsa volta stasera non c’era, nel complesso il numero di partecipanti, tra volontari, amministratori, cittadini e rappresentanti di varie associazioni talamonesi era addirittura maggiore. Un successo che fa riflettere una volta di più e che funge da stimolo per continuare questo percorso con proposte e idee da rendere al più presto operative. Per prima cosa però è stato necessario aggiornare gli assenti alla riunione precedente su cio che è stato detto in modo che tutti i presenti si potessero poi confrontare alla pari. Poi è stato necessario consentire di esprimersi a chi non ha potuto farlo nel corso dell’incontro precedente. Sono emersi ancora diversi pareri in merito all’iniziativa RIFIU-TAL-0. Chi non ha trovato assolutamente cattiva l’idea di concentrare tutto in una settimana perché in questo modo si è creata condivisione. Chi ha osservato che sarebbe stato meglio unire in qualche modo l’iniziativa dei mercatini con quella dei laboratori per bambini. Chi pur sottolineando l’importanza dell’impegno preso ha consigliato di non indulgere a prendersi troppo sul serio. Il risultato è stato un dibattito che si è rivelato ancora una volta molto vivo da cui sono emerse molte note positive, ma anche tutta una serie di problematiche dalle quali non si può prescindere nell’impostazione di un piano di sensibilizzazione generale. Tra le note positive il fatto che Talamona sia stato l’unico comune in tutta la provincia ad aderire alla settimana europea per la riduzione dei rifiuti, una nota che si può definire positiva e negativa allo stesso tempo: positiva in quanto nota di merito per il nostro comune (e soprattutto per la cooperativa ORIZZONTI che ha confermato il suo impegno nella promozione di iniziative in tal senso e per tutti coloro che, dopo aver preso parte alle iniziative, hanno diffuso il messaggio ad amici parenti e conoscenti contribuendo già in questo modo a creare una rete) ma negativa se si considera il complessivo scarso interesse dimostrato dalla provincia per queste tematiche molto importanti e molto delicate. Uno dei nodi cruciali del dibattito di questa sera è stato proprio il senso civico che manca nella gente, soprattutto a causa di un modello sociale che spinge all’individualismo nel senso più negativo, quell’individualismo che porta la gente a pensare cose tipo “se fanno tutti così perché io mi devo sbattere più degli altri?” oppure “non sono problemi miei, non sono ambientalista io nella vita ho altre priorità, non vedo perché dovrei interessarmene” e altre cose simili che, senza essere telepatici, si possono facilmente indovinare osservando gli atteggiamenti di chi ci circonda, il degrado e il menefreghismo impregnato nell’aria. Durante il dibattimento stasera c’è stato chi ad esempio ha fatto notare come molte persone sono talmente pigre o talmente idiote da non saper nemmeno usare i contenitori della raccolta differenziata da arrivare li appresso al contenitore con la loro plastica, la loro carta o il loro vetro e anziché inserirli nel contenitore lasciarli ai piedi del contenitore stesso finchè non si accumulano al punto che se qualcuno che passa di li con l’intenzione di usare correttamente il contenitore è impossibilitato a farlo. Qualcun altro ha fatto notare come invece in altri Paesi, come ad esempio la Svizzera, non solo il senso civico è più sviluppato, ma è anche supportato da un sistema di leggi e burocrazia intelligenti che anziché svilirlo lo stimolano. In Italia se qualcuno vuole segnalare alle autorità comportamenti poco corretti come vandalismi o strade che vengono sporcate deve sopportare poi una lunga trafila di pratiche, processi e procedimenti vari, quando non addirittura la querela del vandalo o dell’incivile che è stato segnalato. È una guerra persa in partenza per la quale qualcuno ha proposto come soluzione un efficace sistema di videosorveglianza multe più severe ma nel contempo una campagna di sensibilizzazione da svolgersi in vari modi: in forma di gioco (una delle prime iniziative che il gruppo di volontari per la questione dei rifiuti potrebbe fare una volta costituito dovrebbe essere commercializzare il gioco RIFIUTOPOLI come gioco in scatola da tavolo, anche per autofinanziarsi) ma anche andando più volte nelle case dei cittadini a spiegare loro i comportamenti corretti e le conseguenze di quelli non corretti come già viene fatto nel virtuoso comune di Capannori e come viene fatto in altri comuni che stanno cominciando a seguirne l’esempio come Ariccia, una sensibilizzazione, che come è già stato detto in precedenza, può passare attraverso le scuole, attraverso i bambini che, prendendo esempio da figure di riferimento che non sono sempre e solo insegnanti, ma anche figure esterne talvolta più efficaci, possono contribuire a sensibilizzare le loro famiglie. Ma siamo davvero sicuri che questa cosa funziona? È davvero una strategia vincente puntare sulla sensibilità della gente? Siamo così sicuri che questa sensibilità esiste? Non si corre il rischio di sentirsi opporre dei netti rifiuti tipo “non accetto che mi si venga a dire come devo comportarmi in casa mia” oppure che neanche i bambini riescano a portare il loro messaggio perché potrebbero sentirsi dire cose tipo “come ti permetti di dirmi che non faccio niente per il Mondo o che non mi comporto bene quando ti metto un tetto sopra la testa”? Purtroppo non si possono considerare le questioni emerse dall’iniziativa RIFIU-TAL-0  e dagli incontri successivi senza tener conto di questi fattori spiacevoli, della grettezza mentale diffusa più di una malattia infettiva e che colpisce diverse fasce d’età dalle più mature alle più giovani (i quali per altro si fa molta fatica a coinvolgerli). Non si può non tenerne conto tanto più se si pensa e si ribadisce ancora una volta che questo è un problema collettivo e che dunque anche le soluzioni devono essere collettive, devono nascere dalla volontà di ognuno di fare la sua piccola parte nel quotidiano devono prescindere dal colore politico e da qualsiasi barriera che gli esseri umani possono mettere tra loro e tra loro e la buona riuscita del progetto come ad esempio il fatto di mettere convenienza e profitto al primo posto anche a scapito dell’ambiente e della salute  e che tutto deve essere considerato come una questione morale che deve avere però anche un certo peso legale, che comporta informazioni corrette (come ad esempio il fatto che se il consumo di metano continua di questo passo, secondo gli studiosi entro il 2075 sarà esaurito del tutto) corretta gestione delle risorse e norme che non siano di ostacolo (come quella assurda che vieta il compostaggio nei condomini). Insomma un dibattito dal quale si può prendere spunto se non altro in vista dell’organizzazione di iniziative future delle quali a Talamona si dovrà occupare una nuova amministrazione che sarà eletta nel mese di maggio e riguardo alla quale bisogna assicurarsi che non faccia venire meno l’impegno portato avanti sinora, un impegno che dovrà comunque continuare indipendentemente dal comune e dall’ente gestore dei rifiuti. Un impegno di tutti che è a favore di tutti. Un impegno per ricordare che abbiamo un solo pianeta e che se è vero che il pianeta è in grado di sopportare condizioni anche peggiori rispetto a quelle cui è attualmente sottoposto, la biosfera, l’ambiente, gli ecosistemi e dunque l’umanità non ne sono più in grado. Un impegno per ricordare a chi dice “tanto il pianeta sopravvivrà” che si il pianeta sopravvivrà ma che finirà col somigliare a Venere, un pianeta senza vita.

Antonella Alemanni

GLI ANIMALI SACRI NELL’ ANTICO EGITTO

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Nelle sale di un museo dedicato alla civiltà dell’antico Egitto, ci vengono incontro da ogni parte ibride figure di divinità, le quali su un corpo umano ergono la testa di un leone o di uno sciacallo, oppure statue di animali con la testa umana.

Sfinge con la testa umana e corpo di leone, Museo Egizio, Torino.

Sfinge con la testa umana e corpo di leone, Museo Egizio, Torino.

Vediamo immagini di sovrani prostrati in adorazione di un toro. Nelle vetrine si allineano mummie di gatti, di falchi, di coccodrilli, imbalsamate e fasciate di bende con la stessa cura usata per i corpi umani.

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Stele raffigurante  Anubi -il dio con la testa di sciacallo, Museo del Louvre, sezione Egitto Antico

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Divinità egiziana con la testa d’Ariete,Museo del Louvre, Sezione Egitto Antico.

Forse è proprio questo culto degli animali, così vistoso e onnipresente, l’aspetto della cultura egiziana che ci sembra più impenetrabile e più estraneo alla nostra mentalità occidentale, quasi il prodotto di una fantasia insieme esuberante e affascinante. Pure, se proviamo a seguire l’evoluzione storica che sta alla base della concezione degli animali divini, la fede degli Egiziani ci apparirà immediatamente più limpida.

L’Egitto era in origine abitato da tribù nomadi. Non si trattava di una divisione territoriale, quanto di gruppi, relativamente numerosi di individui che si stimavano parenti ma non in base a un concetto di consanguineità simile al nostro: la parentela fra i membri di un clan era dovuta al fatto che essi si consideravano tutti portatori di un medesimo totem.

Il totem è un essere inanimato, molto spesso un animale o una pianta, da cui l’intero gruppo credeva di discendere e che serviva come emblema. E’ inutile dire che vigeva il divieto assoluto di uccidere e di mangiare l’animale-totem.

le rovine del cortile del toro Apis, a Saqqara, dove viveva l'animale sacro, simbolo della fecondità. Alla sua morte i sacerdoti egiziani partivano alla ricerca di un torello che presentasse le "tre macchie tradizionali", caratteristiche dell'Apis.

Le rovine del cortile del toro Api, a Saqqara, dove viveva l’animale sacro, simbolo della fecondità. Alla sua morte i sacerdoti egiziani partivano alla ricerca di un torello che presentasse le “tre macchie tradizionali”,( una macchia nera in forma di scarabeo sulla lingua, una bianca, quadrata, sulla fronte e una sul dorso a forma di aquila) caratteristiche del toro sacro Api. 

Col trasformarsi dei clan in unità territoriali dovuto alla crescente importanza dell’agricoltura, la venerazione per l’animale capostipite non venne meno, ma si trasformò tuttavia profondamente, perché l’emblema totemico divenne la divinità locale di ciascun villaggio, il cui simbolo si trova riprodotto come segno di identificazione su vasi, sarcofagi e altri oggetti quotidiani.

Il faraone che porta l'offerta al toro Api

Il faraone che porta l’offerta al toro Api

Tale è il caso del toro Api, l’animale sacro di Menfi, considerato un simbolo della procreazione, identificato anche col Sole come mostra il disco d’oro che, nelle raffigurazioni pittoriche, porta tra le corna. Proprio quest’ultimo particolare ci dice quanto fosse remota l’antichità del suo culto, perché lo ritroviamo in graffiti preistorici del Sahara libico. L’animale godeva di una profonda venerazione e quando veniva a morte si celebravano per lui esequie che richiamavano un grande concorso di fedeli giunti, cariche di offerte, da tutto il paese. Il corpo era imbalsamato con ogni cura e trasportato in processione in un’isola vicina dove veniva sepolto in un grande sarcofago di granito, nei sotterranei di un tempio.

Sarcofago di granito scoperto nel secolo scorso a Menfi

Sarcofago di granito scoperto nel secolo scorso a Menfi

 Se dei tori Api possiamo ancora contemplare i corpi mummificati, circondato di mistero ci appare un altro antico animale sacro, la fenice di Eliopoli intorno a cui fin dall’antichità si intrecciarono strane leggende. Si diceva vivesse cinquecento anni e più tardi si favoleggiò che la fenice fosse immortale. Allorché era vicina alla morte, si costruiva una specie di nido di erbe profumate in cui bruciava, quando per il calore del Sole, quelle prendevano fuoco. Dalle ceneri, la fenice risorgeva giovane e rinnovata.

culto_sole_1parte

Io sono quel grande uccello Benu a Eliopoli,

che decide quello che deve e quello che non deve essere.

Chi è questo? Il Benu di Osiride in Eliopoli.

Ciò che è e ciò che sarà è il suo corpo,

è l’eternità e la perpetuità.

Libro dei Morti, capitolo XVII

Nella città di Eliopoli esisteva un particolare tempio dove venivano venerati due aspetti del dio creatore Atum-Ra: il benben, una pietra dalla forma conico-piramidale, e l’uccello benu che i Greci chiameranno fenice. Questo tempio, detto Hat-benben o Hat-benu (Casa della pietra o Casa della fenice), aveva come simbolo la figura di un grande uccello appollaiato al di sopra della pietra conica. Entrambe le parole derivano dal verbo wbn, con il significato di “elevarsi, brillare”, con evidente collegamento all’astro solare, venerato nel santuario.

La fenice e il benben erano strettamente legati nel mito della creazione eliopolitana. Il benben, particolare pietra dalla forma conica, probabilmente un meteorite ritrovato ad Eliopoli in tempi antichissimi, rappresentava la prima terra emersa dall’Oceano Primordiale, il primo atto creativo di Atum, originatasi da una goccia del suo seme caduta nella discesa delle acque. Il benben era il nucleo originario della creazione, perché a partire da esso si sarebbe aggregata tutta la materia dell’universo. Su questa prima terra emersa dalle acque, la Collina Primordiale, il dio Atum si sarebbe manifestato per la prima volta in forma di astro solare per illuminare e vivificare tutto il creato. A questo punto un maestoso uccello, nelle forme di airone grigio (Ardea cinerea), si sarebbe posato su questa prima massa di terra e, aprendo il becco, avrebbe lanciato il suo grido dando inizio ai cicli cosmici temporali. Il grido della fenice, oltre a scandire i ritmi temporali, rappresenta il Logos divino, la Parola Creatrice che dà ordine al creato. Per il suo legame con l’astro solare la pietra benben venne inserita nei principali elementi architettonici per il culto del sole. Con questa parola (usata in alternativa a pyramidion), si indicava quindi il coronamento degli obelischi, dei templi solari e delle piramidi. Si trattava di una pietra rivestita di elettron – lega di oro e argento – che rifletteva i raggi solari e rendeva la punta di questi monumenti luccicante, per ricordare a tutti il loro legame con il sole.

 

Lucica

 

 

 

LA RELIGIONE GRECA

Nel secondo millennio a.C. la religione dei popoli di Creta e di Micene consisteva principalmente nel culto della fecondità e fertilità collegato alla dea madre.

Dea dei Serpenti dal Tesoro Sacro del palazzo di Cnosso, 1600 a.C.

Dea dei Serpenti dal Tesoro Sacro del palazzo di Cnosso, 1600 a.C

Dea dei Serpenti, Egeo, Creta, 1600 a.C.

Dea dei Serpenti, Egeo, Creta, 1600 a.C.

Nel 1100 a.C. tale culto fu sconvolto dai Dori, popolo invasore proveniente dalla Grecia Centrale, la cui religione si imperniava sugli dèi dell’Olimpo. Al tempo di Omero (intorno al IX secolo a.C.) la forma che la religione greca doveva mantenere poi per più di sei secoli era già ben determinata: il culto della dea-madre si era offuscato e, benché sopravvissero tracce della primitiva religione, erano gli dèi dell’Olimpo con a capo Zeus ad avere il sopravvento.

Busto di Zeus esposto al Museo archeologico Nazionale di Napoli

Busto di Zeus esposto al Museo archeologico Nazionale di Napoli

Benché il Zeus fosse il sommo, i Greci lo consideravano più il governatore del mondo che il suo creatore. In verità, persino la sua supremazia era limitata dal fatto che gli altri dèi possedevano volontà e funzioni indipendenti. Fra essi i più importanti erano: Apollo (identificato anche con Febo, il dio della luce), che si interessava di medicina, di animali, di musica e dell’oracolo di Delfi; Era, sposa di Zeus e protettrice del matrimonio; Poseidone, dio del mare e provocatore dei terremoti; Atena, patrona della città stato di Atene e dell’ arte; Afrodite, dea dell’amore. Ancora poco importante ai tempi di Omero, giunse più tardi a occupare uno dei primi posti Dionisio, divinità della vegetazione e figura centrale di culti misterici.  Atena e Afrodite sono probabilmente superstiti del culto preolimpico della dea madre, che assunse importanza nei misteri eleusini, riti religiosi misterici che si celebravano ogni anno nel santuario di Demetra nell’antica città greca di Eleusi.

Placca votiva in terracotta, ritrovata nel santuario di Eleusi, Grecia, IV secolo a.C.

Placca votiva in terracotta, ritrovata nel santuario di Eleusi, Grecia, IV secolo a.C.

Man mano che la città-stato si sviluppava, la religione si mescolava sempre più alla vita politica e civica. Il culto pubblico veniva disciplinato dalla comunità, più che da una casta sacerdotale, e le numerose feste (70 all’anno) diventavano occasioni per atti ufficiali, come il ricevimento di ambasciatori, le onoranze a cittadini e così via. Questo formalismo spiega in parte perché certi culti misterici- l’orfismo e i misteri eleusini, per esempio- presero piede: essi appagavano i bisogni individuali come non erano in grado di fare le cerimonie civiche. Molti Greci, inoltre, erano sempre più scontenti della mitologia omerica, perché gli dèi dell’Olimpo rispecchiavano i costumi di un’aristocrazia conquistatrice. La mitologia olimpica venne sottoposta ad una critica severa durante l’età classica (V e IV secolo a.C.) soprattutto da Platone.

La disputa tra Appolo e Ercole per il tripode. Pelike attica(tipo di anfora greca con corpo rigonfio nella parte inferiore, usato nella ceramica attica dal 6° al 4° sec. a. C.) a figure rosse, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma

La disputa tra Apollo ed Ercole per il tripode.
Pelike attica(tipo di anfora greca con corpo rigonfio nella parte inferiore, usato nella ceramica attica dal 6° al 4° sec. a. C.) a figure rosse, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma

Dipinto vascolare raffigurante Zeus che invia un'aquila a divorare il fegato di Prometeo.

Dipinto vascolare raffigurante Zeus che invia un’aquila a divorare il fegato di Prometeo.

Il busto di Platone( 427-347 a.C. circa), il filosofo che rilevò l'assoluta mancanza di valori etici della mitologia greca.

Il busto di Platone( 427-347 a.C. circa), il filosofo che rilevò l’assoluta mancanza di valori etici della mitologia greca.

Ciò nonostante, la religione formale comprendeva una serie di feste importanti dal punto di vista spirituale e culturale: il teatro ad esempio, traeva le sue origini da rappresentazioni religiose e culti misterici. Alcune di queste manifestazioni erano panelleniche e promuovevano in questo modo l’unità delle popolazioni greche. Fra esse le due più significative erano i giochi olimpici e quelli pitici, i quali comprendevano gare atletiche e concorsi di musica e di poesia.

A incoraggiare l’unità greca c’era un’altra forza religiosa- l’oracolo di Delfi. Qui la sacerdotessa dava, in veste di portavoce di Apollo, consigli enigmatici su questioni religiose, etiche e politiche ai postulanti provenienti dalle diverse città-stato.

Gli scrittori delle tragedie classiche seguirono i dettami della religione formale ed espressero certe idee chiave che nei miti olimpici di Omero si possono vagamente intravedere. Così Eschilo personificò nelle sue opere i concetti di fato – la forza che controlla le faccende umane sia tramite la volontà degli dèi, sia attraverso le passioni degli uomini- e di hybris – ciò che spinge l’uomo a cercare l’uguaglianza con gli dèi, attirando perciò le catastrofi.

Ma alla fine dell’età classica, l’influenza della religione tradizionale sui cittadini greci colti andava diminuendo: ci si volgeva o ai vari culti misterici, che offrivano una partecipazione personale, o ai credi razionalistici dei filosofi. Dopo la conquista e l’unificazione della Grecia da parte di Alessandro Magno questo processo si accentuò, cosi che stoicismo e epicureismo giunsero a esercitare un forte fascino; contemporaneamente i culti ufficiali incorporarono quello dei nuovi governanti, un costume persiano adottato da Alessandro. Questo tipo di culto politico fu più tardi tributato agli imperatori romani per alcuni secoli.

Se tuttavia al livello mitologico gli dèi dell’Olimpo finirono col non avere più molto significato spirituale per i Greci colti, la loro brillante mondanità si dimostrò il meraviglioso modello sul quale venne plasmata l’arte greca: il naturalismo e le proporzioni della scultura greca riproducevano infatti la descrizione omerica degli dèi come uomini trasfigurati.

Matilde,Marta Francesca,Lucica

LE BELLE ARTI

Cristo crocifisso in un dipinto italiano del XIII secolo, le cui caratteristiche stilizzate seguono il disegno e gli schemi tradizionali.

Cristo crocifisso in un dipinto italiano del XIII secolo, le cui caratteristiche stilizzate seguono il disegno e gli schemi tradizionali.

La definizione delle “belle arti” si adatta a quel tipo di musica, di poesia, di prosa, di pittura, di scultura, di architettura eccetera, in cui sentiamo la forte influenza della personalità dell’artista.

Questo termine distingue ad esempio la letteratura dal giornalismo, una sinfonia da una canzone di successo, un capolavoro della pittura da un manifesto e una scultura in marmo da una statuina di cera.

sotto, Cristo dipinto da Giotto, l'artista fiorentino che ruppe la tradizione medioevale e seppe infondere nelle proprie opere la sua personalità creativa e una piena conoscenza della validità della realtà umana.

Cristo dipinto da Giotto, l’artista fiorentino che ruppe la tradizione medioevale e seppe infondere nelle proprie opere la sua personalità creativa e una piena conoscenza della validità della realtà umana.

Tali distinzioni sono ovviamente esatte solo in linea molto astratta e generica. E’ la qualità dell’idea dell’artista e della relativa realizzazione in una forma d’arte che giustifica l’uso della definizione “belle arti” per descrivere quell’opera.

Lo scopo ci dà un altro mezzo per capire la definizione di cui sopra: le “belle arti”, infatti, non hanno uno scopo immediato e facilmente definibile. Un buon lavoro di ebanisteria è in fondo un mobile e ha uno scopo preciso, ma molti buoni dipinti non hanno una funzione così immediata e ovvia, se si eccettua un certo fine decorativo, che è tuttavia sempre limitato.

L’artista, sempre inteso nel significato pieno del termine, usa questa libertà per cercare nuove idee, per trovare nuove forme di espressione. In questo senso, lo studio di un artista è come un laboratorio scientifico: come lo scienziato tenta incessantemente di estendere con nuove scoperte i confini della conoscenza, così l’artista nel suo lavoro cerca continuamente di trovare migliori e nuovi modi d’espressione. E ancora, come le scoperte dello scienziato sono sfruttate dai tecnici e dall’industria, così l’opera dell’artista favorisce nuovi sviluppi delle arti di massa.

Dato che l’opera dell’artista è spesso sperimentale, è difficile capirla a prima vista e questa asserzione è particolarmente vera per quanto riguarda le arti del XX secolo. Le opere del Rinascimento, del resto, contenevano  elementi immediatamente interpretabili, ma anche elementi che erano contemporaneamente profondi e sottili, cosa non facile a essere spiegata in poche parole. Per capire esattamente, dobbiamo infatti passare parecchio tempo in una galleria di dipinti del Rinascimento. Dopo un certo periodo, ci accorgiamo di aver progredito dallo stadio iniziale, in cui vedevamo i dipinti come pure e semplici illustrazioni di certi avvenimenti, a uno stadio in cui incominciamo a intravedere il mondo sotto una nuova prospettiva, una prospettiva che è in certo qual modo espressa dai quadri.

Se si vuole apprezzare l’opera di un artista, bisogna perciò rinunciare ai giudizi-lampo e studiarla con pazienza. Questo è vero, particolarmente oggi, quando l’artista, come accade in molte altre professioni, è divenuto uno specialista: cinquecento anni fa un uomo colto si poteva interessare di quasi tutto lo scibile del suo tempo, mentre oggi sono pochi gli industriali che pretendono di capire che cosa fanno i loro impiegati-scienziati. Ciò è valido anche per l’artista: non possiamo aspettarci di capire la sua opera ad un primo sguardo.

Data la difficoltà di spiegare in termini semplici le creazioni delle “belle arti”, molti critici d’arte ripiegano sull’idea che si debba essere nati con una speciale “simpatia”(cioè compartecipazione) per poter capire l’opera di un artista. Ma la comprensione non è così semplice: richiede una grande pazienza, la buona volontà di apprendere dall’opera d’arte stessa, di ascoltare e di leggere a lungo.

Marta Francesca,Matilde,Lucica

TRADIZIONI CULINARIE VALTELLINESI – LA BISCIOLA E GLI SCIATT

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Dietro alla nascita di questo dolce tipico Valtellinese c’è una bellissima leggenda! Essa narra che nel 1797, quando le truppe napoleoniche invasero il nord Italia avanzarono fino in Valtellina dove si fermarono per una tappa. In quell’occasione, Napoleone, chiese al proprio cuoco di cucinargli un dolce usando ingredienti trovati in questa valle. Da questa richiesta nasce la Bisciola, un dolce di antiche tradizioni Valtellinesi, tramandato da oltre 200 anni.

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Ancora oggi in Valtellina, in occasione delle feste natalizie o feste tradizionali o anche come dessert, i valtellinesi preparono questo dolce usando gli stessi ingredienti genuini di sempre: farina, fichi, uvetta, noci, zucchero, burro, tuorlo d’uovo e miele. La lavorazione prevede la lievitazione della pasta usando solo lievito naturale, un procedimento che avviene in 36 ore. In questo modo si ottiene un dolce facilmente digeribile che può essere accompagnato con panna montata o una buona grappa bianca.

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GLI SCIATT

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Gli sciatt, nel dialetto valtellinese, significa letteralmente” rospo”, ma con questo animale hanno ben poco a che fare. In realtà sono frittelle tonde con un saporito cuore di formaggio filante. L’ingrediente base è il grano saraceno, un cereale molto resistente alle condizioni climatiche più avverse. Molto probabilmente è arrivato qui grazie agli scambi commerciali tra i veneziani e i mercanti orientali. Una seconda ipotesi, invece, attribuisce la diffusione del grano saraceno in Valtellina alle migrazioni delle popolazioni mongole in Europa.

In Valtellina la cultura del grano saraceno risale al 1600, diventando presto l’ingrediente fondamentale delle cucine valtellinesi.

Gli sciatt non richiedono una preparazione molto elaborata o di lunga durata, infatti la pastella  (grano saraceno insaporito con un bicchierino di grappa o acquavite e diluito con un bicchierino di birra) dopo una mezz’ora di riposo può essere modellata in forme rotonde, ripiene di formaggio rigorosamente “Valtellina Casera”.

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Cosi formati, gli sciatt si buttano subito nell’olio bollente per brevissimo tempo. Vengono solitamente serviti su un piatto d’insalata tagliata fine.

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Una cosa è certa, gli sciatt sono sfiziosi e saporiti, e uno tira l’altro!

Marta Francesca Spini e Matilde Cucchi, studenti classe 3°, secondaria, primo grado

 

L’INTERVISTA di Marta Francesca Spini

Impressioni, riflessioni, pensieri sulla guerra

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Domanda: “Che cosa ti è stato raccontato dal nonno in merito a questa guerra”?

Risponde PIERANGELO RIGAMONTI, residente in provincia di Bergamo, figlio di Erminio Rigamonti, mio nonno:

“Nel 1944, all’età di diciannove anni Erminio ha dovuto prestare servizio militare obbligatorio nel reparto della Repubblica di Salo’. A seguito di un attacco delle forze nemiche e allo scoppio di una bomba, rimase ferito mentre prestava servizio nelle linee della contraerea.
Successivamente ha prestato servizio sul lago di Garda presso la divisione tedesca e gli ordini impartiti erano molto severi e rischiosi. Se questi non venivano eseguiti la pena da subire era la fucilazione. Il 25 aprile 1945, in seguito alla  fine della guerra è ritornato a casa e non è stato “disturbato” dai partigiani, che lo conoscevano. Anche il padre di mio padre ha partecipato alla prima guerra mondiale.”

La testimonianza di mia mamma, ROSALBA RIGAMONTI, residente a Talamona:

“Mi ricordo che mio padre mi raccontava episodi che erano accaduti durante il secondo conflitto mondiale ma dato il tempo i ricordi sono sfuocati…uno di questi riguardava l’avvistamento di aerei nemici  che se segnalati in tempo utile venivano contrastati e per questo motivo mio padre (mio nonno) riceveva premi in denaro.”

La testimonianza dei miei nonni paterni: LEVI SPINI E ELIDE SALINI, residenti a Talamona:

“Al tempo della guerra ero un bambino e mi ricordo che le mamme e le mogli dei soldati aspettavano e temevano la consegna di una cartolina portata dal postino che richiamava al servizio militare. Mi ricordo anche quando le persone partivano lasciando mogli, figli e famigliari e non tornavano più, come mio fratello partito per la Russia e rimasto disperso, probabilmente morto.”

“Anche io, come mio marito ero una bambina e mi ricordo molto bene che nella piccola frazione di Ardenno, Piazzalunga ,c’era un coprifuoco deciso dai soldati fascisti da rispettare. Oltre una certa ora, le dieci di sera, non si poteva girare liberamente senza un permesso. Mio padre lavorava ad Ardenno, in una fabbrica e terminava alle dieci e trenta, la prima sera venne fermato dai fascisti e rischio’ la morte, successivamente gli venne dato il permesso che tutte le volte veniva controllato.”

Marta Francesca Spini, studentessa classe 3°, secondaria, primo grado

                                                                                                                                                        

 

LA SALVAGUARDIA DEL TERRITORIO NEGLI ANTICHI STATUTI TALAMONESI (seconda parte)

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Dati storici sulla popolazione ai tempi degli statuti:

Il Vescovo di Como Feliciano Ninguarda nella sua visita pastorale in Valtellina del 1589, subito dopo la stesura degli Statuti del 1562, annota i seguenti dati: ...il centro di Talamona conta circa 200 famiglie tutte cattoliche  eccetto il medico… A mezzo miglio oltre Talamona c’è Serterio con circa  50 famiglie tutte cattoliche…un miglio a monte c’è la chiesa di S. Giorgio con il paese dello stesso nome, che conta  40 famiglie…a un miglio abbondante da Serterio, ai piedi del Monte c’è Nimabia con circa 15 famiglie sparse. Su un altro monte..c’è Campo con  90 famiglie tutte cattoliche. A due miglia..c’è Tartano con  65 famiglie, tutte cattoliche…a un miglio e mezzo oltre…c’è Sparavera con poche famiglie.  …Questa comunità (di Talamona) annovera…oltre  4.000 anime, tutte cattoliche.

 

Mi sembrano opportune tre annotazioni e un piccolo glossario di alcuni termini non più in uso:

1) La Valtellina nel 1589 era sotto il dominio dei Grigioni che cercavano di diffondere il protestantesimo e la visita del  vescovo Ninguarda doveva servire a contrastare la deviazione religiosa con un censimento preciso delle famiglie cattoliche, e soprattutto con una pastorale che sostenesse la fede dei valtellinesi. Dalle cronache, non risulta che la visita del vescovo ci sia stata anche in Valchiavenna.

2)  Le frazioni permanentemente abitate, chiamate  vicinìe o anche vicinanze, erano sicuramente molte di più di quelle elencate, che  sono state raggruppate, per necessità di cronaca. Non sono elencate ed esempio: Premiana Alta, Premiana Bassa, Dondone, Faedo alto e basso, Civo, Sassella e altre minori che pure erano abitate.

3)  Come si può vedere, la popolazione, escludendo Tartano e Campo, era  abbastanza numerosa, anche se inferiore a quella attuale, che  ora non sta più sulla montagna.

Piccolo glossario:

Isola: località in riva sinistra dell’Adda, alla base del conoide.

Tenso: proprietà generalmente boschiva o forestale bandita: territorio vincolato, regolato da leggi comunali,normalmente assai severe.

Premestino: Terreni a pascolo comunali, aperti a tutti e regolati dagli ordinamenti comunali.

Masseria : famiglia  e abitazione di agricoltori in proprio.

Vicinìa o vicinanza: contrada o frazione del comune.

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Sono certo che tutti i “talamun” hanno letto gli Statuti.

Ci sono però delle parti, come quella che parla del territorio e della sua salvaguardia e conservazione che sono importanti ancora adesso, per tutti noi che amiamo il nostro paese. In più, sono molto attuali in periodi come il nostro di continuo assalto al territorio e  di spreco indiscriminato  del terreno, soprattutto di fondovalle con speculazioni che sono sotto gli occhi di tutti, anche a non voler fare gli ambientalisti a tutti i costi.

Basta  percorrere la Valtellina per rendersene conto.

Vale la pena allora di tornare, con la memoria, alla saggezza dei nostri padri “legislatori” che, nella stesura degli statuti, si sono occupati in modo particolare della salvaguardia del loro territorio, sia montano, sia di fondovalle.

Appare evidente la loro convinzione di considerarsi custodi e non unici proprietari di un patrimonio ricevuto in affidamento, con il dovere di tramandarlo ai discendenti nelle condizioni migliori possibili, almeno così come lo hanno trovato, se non migliore.

E’ da tener presente che tutti i boschi e i pascoli erano comunali.

Ecco allora che gli Statuti  provvedono, oltre che a regolamentare la vita civile e religiosa della comunità, anche alla “…difesa del territorio,  e regolano l’uso dei pascoli, dei boschi e delle acque…” su tutta la giurisdizione comunale che, tra l’altro, è molto diversificata con valli, pendii più o meno ripidi e zone pianeggianti, anche molto distanti tra loro.

Su questi argomenti, che sono condensati nel quarto dei sei temi, o capitoli, in cui è suddiviso il testo, è illuminante, esaustivo e chiaro il  commento  di padre Abramo Bulanti, che ha avuto il grande merito di tradurre  il testo latino, come sappiamo,  tanto che vale la pena di  leggerlo, per chi non lo avesse ancora fatto, e di rileggerlo, per coloro che l’ avessero già scorso.

Lo ripropongo all’attenzione di tutti coloro che vorranno leggerlo nella sua integralità, certo che Padre Abramo mi vorrà perdonare questa piccola invasione nel suo testo.

Gli articoli 68-86 trattano esplicitamente i problemi della conservazione  del patrimonio forestale e dei provvedimenti che i saggi (prudentes) uomini di Talamona prendono affinché i boschi, le selve e le piantagioni siano rispettati e aumentati e perché il disboscamento indiscriminato non sia causa di frane e di impoverimento.

Ecologisti ante litteram, gli amministratori comunali dimostrano di conoscere perfettamente il territorio e il suo valore ambientale.

Curano il bosco perché è fonte di prodotti indispensabili: legname da opera, legna da ardere, foglie da strame, ma sanno anche  che “la grande cupidigia” di pochi può diventare povertà di molti. E perciò leggi severissime ne regolano la conservazione.

E’ facile immaginare le selve, i boschi, le foresta della Talamona del ‘500 come immensi giardini fitti di piante, puliti della legna secca e delle foglie morte, attraversati da sentieri comodi e perfettamente agibili.

Questa parte dello Statuto potrebbe essere presa ad esempio per una politica ecologica e costituire una lettura assai proficua per tutti coloro che hanno a cuore la conservazione del territorio e dell’ambiente naturale.

Il primo provvedimento riguarda il “tenso” di S. Giorgio. Il bosco di Premiana e San Giorgio è tensato già da molto tempo: “non si trova nella memoria degli uomini”. La nuova ordinanza lo dichiara ancora tensato, e per sempre, unitamente ai luoghi di Gromo, Ronco e Bonanotte, perchè i suddetti luoghi “ non rovinino e vadano alla malora”. I bosci delle predette località devono rimanere intatti: è proibito bruciare, tagliare, scortecciare, sbroccare alberi di qualsiasi specie, sotto pena di lire 6 imperiali per ogni pianta tagliata e di soldi 10 per ogni ramo asportato. E questa ordinanza sia osservata “con destrezza e precisione”.

Constatato che la cupidigia di certe persone metteva a repentaglio boschi e selve, creando le premesse per frane e scoscendimenti che minacciavano campi e beni del Comune e dei privati, i “prudenti uomini” di Talamona avevano già mandato degli esperti a vedere, a rendersi conto e a tensare, a loro discrezione, selve e boschi e a mettere “termini” ai pascoli o premestino, per evitare risse e liti, specialmente nelle zone di confine sugli alpeggi. Una commissione di uomini, nel 1559, aveva provvisto di termini, ponendo le croci, dividendo chiaramente il premestino dagli alpeggi, e tensato alcuni  boschi. Ora in quei boschi tensati dalla commissione e ben segnalati, è proibito qualsiasi taglio di piante o di rami e asportarli, per nessun motivo. La multa è salatissima, tre scudi aurei per ogni pianta, uno scudo per ogni ramo tagliato e portato via, da ripartirsi così: un terzo al comune, un terzo al console o ai sindaci, e un terzo ai denuncianti dei contravventori, e senza alcuna remissione.

In questo boschi tensati tuttavia, gli abitanti del comune, per proprio uso, possono raccogliere e portar via, senza pena, rami e legni caduti e secchi.

Gli alpeggiatori non devono sconfinare con le mandrie oltre i termini fissati: se sorpresi oltre i confini segnati, pagheranno tre scusi aurei ogni volta e per persona, oltre il danno causato a terzi stimato dagli ufficiali comunali. Non si può asportare dagli alpeggi il letame, che deve servire per concimare i pascoli. E in  particolare si ordina di non deteriorale gli stabili dell’alpe, ma anzi di averne cura e di migliorarli senza per questo, richiedere ricompensa. I danneggiamenti agli stessi sono severamente multati. E’ consentito bruciare i cespugli verdi (s’ciosseri), le immondizie e i brughi, ma solo per fare pascolo e avendo cura di non causare franamenti.

Ritorna spesso questo richiamo alle “ruine” che dovevano preoccupare assai le amministrazioni comunali, perchè, insieme alle pietre dei fiumi, erano causa di deterioramento del territorio e di sconvolgimento dell’ambiente naturale.

L’art. 71 richiama un’ordinanza del 1539 e ribadisce il tenso privato dei pascoli e dei prati nel piano e suo monti, ma solo quelli a catasto ed estimo. In un periodo congruo dell’anno, non specificato, queste proprietà private devono essere tenute chiuse e nessuno vi potrà far pascolare mandrie di nessuna specie: in caso contrario si pagherà 40 soldi imperiali pe ogni bestia grossa e 7 per ogni piccola. E’ chiara l’allusione al fatto che i prati e i pascoli, anche quelli privati, devono “riposare” e rifarsi. (continua)

 

                                                                               Guido Combi