IL GOTICO INTERNAZIONALE A FIRENZE INTORNO AL 1400
L’arte fiorentina dell’inizio del XV secolo è dominata da una particolare forma del tardogotico, che gli storici dell’arte hanno battezzato “gotico internazionale”. Questo nome fu coniato nel XIX secolo dallo storico francese Louis Courajod, nel tentativo di ricondurre a un denominatore comune i tratti caratteristici dell’arte degli inizi del XV secolo, riscontrabili con una certa uniformità in gran parte dell’Europa. Tendenze verso un’arte sontuosa e ricca come decorazione, sono individuabili anche nell’area franco-fiamminga, in Germania (nel Nord e nel Sud, così come in Westfalia), nonché in Boemia, in Spagna e nell’Italia settentrionale. Questo stile è caratterizzato da una particolare cura per la resa realistica dei dettagli e, nei suoi migliori risultati, dimostrò una straordinaria eleganza dei tratti e una notevole finezza nell’uso dei materiali. Il punto di partenza di questa evoluzione è da collocare nell’area franco-fiamminga e, soprattutto, nelle corti di Borgogna, di Parigi e di Digione. Gli ideali artistici tardogotici si diffusero in tutta Europa, favoriti dalla domanda di opere di piccole dimensioni, facili da trasportare. Artisti girovaghi come lo Starnina, il Pisanello e Gentile da Fabriano diffusero con dovizia queste eleganti forme cortesi in tutta l’Italia centrale. Così facendo essi contribuirono a un rapido e grande successo dello stile tardogotico persino in una città come Firenze, che in un primo tempo l’aveva ignorato.
“L’ADORAZIONE DEI MAGI” di GENTILE DA FABRIANO
Uno dei più significativi rappresentanti del tardogotico a Firenze fu Gentile da Fabriano (1370 ca.-1427); i suoi dipinti, saldamente ancorati alla realtà, consentono di annoverarlo tra i precursori dell’arte rinascimentale. Nato a Fabriano, nelle Marche, prima di trasferirsi a Firenze nel 1420, aveva già ottenuto diversi riconoscimenti come pittore, sia a Venezia sia a Brescia. L’esperienza artistica da lui maturata nell’Italia settentrionale, roccaforte del gotico internazionale, si riflette nella straordinaria pala d’altare raffigurante l‘Adorazione dei Magi, realizzata nell’arco di tre anni per conto del mercante fiorentino Palla Strozzi e terminata, stando alla data riportata sulla base del dipinto, nel 1423.
Foto: Gentile da Fabriano. Adorazione dei Magi, tempera su tavola, 303 x 282 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi
L’eccezionale sfoggio di ricchezze, la varietà delle tecniche impiegate e la resa dei fenomeni naturali concorrono a creare un’opera estremamente innovativa che esercitò una notevole influenza sugli artisti fiorentini.
La centina del dipinto serve a descrivere l’episodio dell’Adorazione dei tre Magi come una narrazione coerente. I tre archi non toccano terra, cosicché l’impressione di trovarsi in presenza di un trittico è solo momentanea e vaga. Essi servono a introdurre una separazione tra la Sacra Famiglia, i tre Magi e il loro seguito, senza spezzare la scena. Gentile utilizzò, inoltre, lo spazio sottostante i tre archi per narrare gli eventi verificatisi prima dell’adorazione.
In alto a sinistra, i Magi sono raffigurati in abiti sfarzosi sulla cima di una collina affacciata su uno specchio d’acqua, mentre osservano la stella che annuncia la nascita di un nuovo Re.
Sotto il fornice centrale, i tre Re orientali, con il loro seguito, viaggiano alla volta di Gerusalemme, dove intendono informarsi presso Erode della nascita di questo nuovo Re.
Foto: Gentile da Fabriano, Adorazione dei Magi, dettaglio
Infine, sotto l’arco di destra, i Magi giungono a Betlemme, destinazione finale del loro viaggio, ove ha luogo la scena dell’adorazione, tema fondamentale del dipinto. Sulla sinistra c’è la stalla, davanti alla quale è seduta la Vergine. I Magi sono prostrati ai suoi piedi, mentre il loro seguito, tra cui anche un cane, cavalli e animali esotici, si avvicina da destra. Due ancelle, in piedi accanto a Maria e a Giuseppe, osservano con aria interrogativa la coppa dorata donata dal più vecchio dei Magi ansiose di scoprire quali regali egli abbia portato a Gesù.
Gli effetti di luce studiati da Gentile e applicati in quest’opera, possono essere considerati i primi mai realizzati con tale rigore a Firenze. Sebbene le ombre avessero già fatto la loro comparsa in opere precedenti, si era sempre trattato di sperimentazioni. Qui, invece, si coglie l’intenzionalità dell’artista mirante alla cattura dei giochi di luci e ombre così come essi si manifestano.
L’esecuzione di questa magnifica Adorazione fu commissionata a Gentile dal banchiere Palla Strozzi, che intendeva decorare la cappella di famiglia nella sacrestia di Santa Trinità a Firenze. La figura del committente, accanto a quella del figlio Lorenzo, è visibile al centro del dipinto, immediatamente alle spalle del più giovane dei Magi. E’ la prima volta che, nell’arte fiorentina, un committente viene raffigurato insieme agli personaggi del dipinto. Tale idea verrà ripresa in seguito, sebbene in forma diversa, dai Medici, grandi rivali della famiglia Strozzi. In ogni caso, questo intimo accostamento della figura del committente alla scena ritratta testimonia di una nuova fiducia e sicurezza in se stessi, che contrasta con l’umile subordinazione cui si attenevano in precedenza i clienti. Inoltre, lo splendore che caratterizza il dipinto, riflette l’orgoglio e la ricchezza di questo abilissimo banchiere che, secondo un documento del 1427, era l’uomo più ricco di Firenze.
Lucica Bianchi
Ottimo come sempre! Grazie!