LEONARDO ICON

Nel XV secolo l’Italia era la più prospera e colta regione d’Europa. Fu qui che per primo e con maggior rigoglio, fiorì il Rinascimento dell’arte e della letteratura, della scienza e della tecnologia. E fu in questo ambiente che uomini come Leonardo da Vinci ebbero la possibilità di esprimere la propria eccezionale, ricchissima personalità.

Nel Trattato di Pittura del 1492 (precedente alla conoscenza di Luca Pacioli, colui che diventerà un mentore nel campo della matematica), Leonardo scrisse:“...nessuna certezza è dove non si può applicare una delle scienze matematiche over che sono unite con esse matematiche […] quelli che s’innamorano della pratica senza la scienza, sono come i nocchieri che entrano in naviglio senza timone o bussola, che mai hanno certezza dove si vadano.” In Leonardo compariva quindi una prima affermazione puntuale sulla necessità di usare la matematica per conoscere la natura, ma egli fino all’ incontro con Luca Pacioli-1496- non fu in grado di usarla perché, non la conosceva, come non conosceva il latino, un vero grave limite che Leonardo riconobbe, criticando chi disquisiva e basta e rivendicando però la migliore scuola della sperienzia:Sebbene, come loro, non sapessi allegare gli autori, molto più degnia cosa a leggere allegando la sperienzia, maestra ai loro maestri. Costoro vanno sgonfiati e pomposi, vestiti e ornati non delle loro, ma delle altrui fatiche; e le mia a me medesimo non conciedono; e se me inventore disprezzeranno, quanto
maggiormente loro, non inventori ma trombetti e recitatori delle altrui opere, potranno essere biasimati [dal Codice Atlantico, f. 117, r.b.].

Da Luca Pacioli, Leonardo impara cosa vuol dire “la dimostrazione” ed assume la denominazione di “avversaria” per l’enunciato da refutare. La sua geometria si fa dunque più colta, i problemi proposti sono quasi sempre tratti dagli scritti di Pacioli, spesso a sua volta tratti da Euclide. Un particolare interesse Leonardo mostra per la Sezione Aurea, presentatagli da Pacioli, che la chiama “divina proporzione”. Molti dei disegni e molte delle riflessioni delle pagine geometriche dei codici leonardeschi hanno come tema la sezione aurea. Uno di questi Codici, cosiddetto Codice Atlantico è il  “libro grande” descritto nella donazione di Galeazzo Arconati alla Biblioteca Ambrosiana. In foglio grande (mm. 440 X 650), consta di 393 carte che raccolgono circa 1600 foglietti, per lo più autografi. La legatura in cuoio rosso reca la legenda: Disegni di machine et delle arti segrete et altre cose di Leonardo da Vinci, raccolte da Pompeo Leoni. La sua compilazione risale al tempo del soggiorno spagnolo di Leone Leoni, il quale, smembrando i manoscritti vinciani in suo possesso, ne formò due raccolte fittizie, seguendo il criterio di separare gli schizzi e gli appunti artistici e di anatomia dagli altri ritenuti di meccanica e in genere di scienza. La prima, venduta al re di Inghilterra è conservata al castello di Windsor; la seconda, giunta in possesso del conte Galeazzo Arconati, nel 1637 entrò a far parte della Biblioteca Ambrosiana insieme agli altri codici vinciani, con i quali nel 1796 fu trasferita a Parigi già con la denominazione di Codice Atlantico (dal formato di atlante), e fu anche il solo codice a essere restituito all’Italia,(per merito dello scultore Antonio Canova), mentre gli altri rimasero alla Biblioteca dell’Istituto di Francia.

Parlare del Codice Atlantico risulta alquanto difficile, ove non si voglia parafrasare la stessa somma del sapere vinciano. Le note biografiche si aggiungono alle osservazioni dei fenomeni naturali, alle sperimentazioni scientifiche, agli studi di meccanismi diversi. È a f. 391 recto-b la nota minuta di lettera a Ludovico il Moro ritenuta non autografa ma originale, in cui il Maestro all’atto della sua venuta a Milano illustra le sue capacità nel campo dell’ingegneria militare, dell’artiglieria, dell’architettura e offre i suoi servigi per la modellazione della grande statua onoraria in bronzo di Francesco Sforza: in tutto ciò egli afferma di esser disposto a concorrere e paragone di ogni altro, sia chi vuole”. Molti, anzi in preponderanza sono nel Codice Atlantico i fogli che si riferiscono al soggiorno milanese di Leonardo. Le notazioni di ingegneria idraulica documentano l’importante apporto recato agli studi di canalizzazione dell’agro lombardo iniziati già sotto la signoria viscontea e realizzati, con imprese che hanno del colossale, soltanto allo scorcio del Cinquecento. Nella nobile schiera di valenti progettisti che lo avevano preceduto, da Filippino degli Organi ad Aristotele Fioravanti, Leonardo si inserisce con nuovi ritrovati, come il perfezionamento delle “conche” o con progetti grandiosi, come congiunzione a Milano dell’Adda derivata alla località Tre Corni. Larga parte hanno pure i disegni di macchine belliche (balestre, mitragliere, cannoni a retrocarica) e di fortificazioni militari, i dispositivi nautici, le invenzioni tecnologiche, gli studi di architettura e di cartografia, le esercitazioni grammaticali, incisivi abbozzi di schemi alari per il volo meccanico,profili per medaglie, idee per dipinti, modelli per i monumenti equestri : tutti ingemmano i preziosi foglietti, vari di grafia e di tecnica, raramente spuri, sempre partecipi del favoloso mondo vinciano.

All’interno del Codice troviamo la pianta della città di Milano disegnata da Leonardo,(f.199v, c.1507-10) collocando il centro di Milano nell’esatta posizione oggi occupata dalla Biblioteca Ambrosiana, confermando quanto di recente fu scoperto in seguito agli scavi archeologici: la Biblioteca Ambrosiana sorge sul Foro della Milano Romana, ovvero all’incrocio del cardo e del decumano, le due arterie principali attorno a quali sorgeva l’antica Mediolanum.

A seguito della pedonalizzazione di piazza Pio XI, la Fondazione Federico Borromeo ha svelato alla città di Milano Leonardo Icon, opera ispirata al genio di Leonardo, un tributo agli studi del maestro, con particolare riferimento agli studi della curvità della Terra e sulla teoria delle ombre contenuti nel celebre Codice Atlantico; manoscritto che la biblioteca Ambrosiana mostra al pubblico attraverso un grandioso progetto espositivo che la condurrà fino ad Expo 2015 e per cui, a pieno titolo, ama definirsi “La Casa di Leonardo a Milano”.

Immagine

Commissionata da Giorgio Ricchebuono, Presidente della Fondazione Cardinale Federico Borromeo,e ideata dall’architetto Daniele Libeskind, Leonardo Icon “nasce dall’idea di dare vita alla complessità della mente e delle idee di Leonardo: l’unione tra natura e cultura, arte, scienza e innovazione, una sorta di macchina per l’immaginazione”, ha dichiarato l’artista Libeskind.

La scultura è basata sulla forma geometrica del frattale, più precisamente il” frattale aleatorio”-un concetto di dimensione geometrica presente nel lavoro di da Vinci-che si propone di dare un interpretazione matematica a fenomeni reali dominati dal caso e dal caos. Un frattale è un oggetto geometrico dotato di omotetia interna: si ripete nella sua forma allo stesso modo su scale diverse, dando così nascere ad altre forme geometriche che pur cambiando forma, mantengono la matrice originaria da cui sono evolute.

Per generare un frattale di questo tipo si può cominciare con un triangolo giacente su un piano arbitrario. In Leonardo Icon, questo piano è dato dall’antica pianta della città di Milano, disegnata da Leonardo da Vinci, presente nel Codice Atlantico.

Partendo da un punto medio del triangolo, alzando o abbassando di una quantità scelta, il procedimento è applicato  è ripetuto all’infinito. Leonardo Icon è un’evoluzione che vede l’inizio nell’antica Mediolanum, e attraverso il linguaggio universale della matematica, si sviluppa verso l’infinito, in un gioco continuo dell’immaginazione.Pertanto, quando si disegna concretamente un frattale, ci si può fermare dopo un congruo numero di iterazioni.

All’aumentare del numero delle iterazioni, comincia a formarsi una superficie sempre più ricca di particolari. In questo «metodo dello spostamento dei punti medi», l’entità aleatoria dello spostamento  è retta da una legge di distribuzione che può essere modificata fino ad ottenere una buona approssimazione della superficie di cui si vuol costruire il modello.

Leonardo dunque seppe sfidare la cultura e l’arte del suo tempo con un acume ed una freschezza che, a distanza di secoli, non cessano di conquistare. In questa freschezza, nella ricerca appassionata e libera è, forse,il grande messaggio dell’ uomo Leonardo.

 

 

Bibliografia
Bagni GT., D’Amore (2006). Leonardo e la matematica. Firenze: Giunti.
D’Amore B., Matteuzzi M. (1976). Gli interessi matematici. Venezia: Marsilio.
Marcolongo R. (1937). Studi vinciani. Memorie sulla geometria e la meccanica di Leonardo
da Vinci. Napoli: Stabilimento Industrie Editoriali Meridionali.
Marinoni A. (1982). La matematica di Leonardo da Vinci. Milano: Philips-Arcadia.
Marinoni A. (1986). Introduzione a De divina proporzione. Milano: Silvana.
Nardini B. (2004). Vita di Leonardo. Firenze: Giunti.
Vasari G. (1964). Vite scelte. A cura di A.M. Brizio. Torino: UTET. (Opera originale:
Firenze: Giunti, 1568).

 

 

 

                                                                                                                                                                                                                                       Lucica Bianchi

 

 

 

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Un pensiero su “LEONARDO ICON

  1. mi chiedo sempre che cosa succederebbe se Leonardo nascesse oggi. ai suoi tempi non fu capito perchè era troppo avanti, ma non penso che nella nostra epoca avrebbe potuto esprimersi al meglio

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