LA MUSICA AL CINEMA

 

 

TALAMONA dal 6 al 27 marzo 2015 un’iniziativa inedita della biblioteca

 

 

Cineforum

 

PICCOLO CINEFORUM TEMATICO CURATO DAI VOLONTARI DELLA BIBLIOTECA

Più e più volte durante le introduzioni o gli interventi conclusivi delle serate in biblioteca è stata sottolineata l’importanza versatile che la Casa Uboldi ha assunto nel corso del tempo per la comunità talamonese (o almeno per una parte di essa, quella che partecipa). Qualcuno ha osservato come più volte vi si può ricreare la stessa atmosfera delle società contadine quando gli unici svaghi consistevano nel ritrovarsi tutti insieme nelle stalle a raccontarsi storie o nelle locande per sentire anche le testimonianze dei viandanti. Il racconto è sempre stato sin dagli albori dell’umanità un modo per veicolare informazioni, scambiare idee e conoscenze. In qualche modo alla Casa Uboldi ci si è presi il tacito impegno di portare avanti queste tradizioni s si può dire che è in questo spirito che hanno avuto luogo tutte le serate che sono state proposte (o comunque molte di esse). Tradizione si, ma senza rinunciare alla tecnologia moderna (anche se non sempre necessaria) come presentazioni interattive di foto e video, slide, spezzoni di film. Ed è così che tra modernità e tradizione la vita culturale va avanti da ormai tre anni molto spesso grazie a proposte che nascono per caso e che toccano vari argomenti con varie modalità. Ed è così che per caso, durante una riunione del gruppo volontari, durante le quali si mettono a confronto le idee e si discutono anche proposte di esterni che vorrebbero intervenire, qualcuno ha proposto di realizzare un piccolo cineforum: si è parlato di tutto in biblioteca perché non dedicare un piccolo spazio anche al cinema? Certo non si sarebbe trattato di un cineforum come quello realizzato a Morbegno (questo anche solo per non “pestarsi i piedi” come si suol dire), ma un qualcosa più casereccio più nel nostro stile, cicli più brevi e tematici. In realtà ci è voluto un po’ prima che questa proposta venisse vagliata. In realtà ci sono state già in passato delle serate che hanno preso avvio dalla proiezione di film, documentari soprattutto (come un paio di serate organizzate dal gruppo RIFIU-TAL-0)  o film per bambini (per i quali non è pensabile però proporre un cineforum continuativo, più logiche sarebbero delle serate dislocate), ma non un cineforum vero e proprio, mirato, organizzato con questo specifico scopo.Poi Stefano Ciaponi, membro onorevole non solo del gruppo volontari della biblioteca, ma anche della filarmonica, ha cominciato a lavorare ad un breve ciclo della durata di un mese sul suo argomento preferito, la musica, mettendo insieme film che sanno dare una fotografia efficace non solo dei compositori di cui parlano, ma anche dell’epoca in cui sono vissuti. Ah quei secoli! Personalità eccelse che si incontravano, stringevano profonde amicizie o intense rivalità, ma comunque interagivano tra loro, discutevano, esprimendo ognuno la propria idea sulla musica (come ben si è visto nei film proposti) ma in generale su tutte le arti, le scienze. Secoli di invenzioni, scoperte, nuove teorie, di viaggi esplorativi alla continua ricerca di nuove terre, popoli, culture. Secoli di grandi fermenti dei quali oggi nella nostra epoca, rimane a malapena lo scheletro. Ed ecco come questo cineforum l’ho vissuto personalmente soprattutto all’insegna della nostalgia. Ed ora ecco qui la rassegna dei film proposti subito dopo il ciclo di viaggi di quest’anno come stabilito durante le riunioni dei volontari.

Venerdì 6 marzo 2015 AMADEUS di Milos Forman

Un film di cui tutti hanno perlomeno sentito parlare se non lo hanno visto. Un film che non punta tanto sull’aderenza storica quanto sulla sfarzosa rappresentazione della vivacità culturale di quell’epoca tra Illuminismo e Post barocco nonché delle personalità dei personaggi coinvolti (l’esuberanza di Mozart e l’invidia lacerante di Salieri). AMADEUS è tutto questo. Il racconto della vita e del genio di quello che è considerato il più grande musicista di tutti i tempi, ma dal punto di vista di colui che fu il suo più acerrimo rivale (sebbene con una certa dose di ammirazione), Salieri, la cui invidia lo porterà gradualmente alla pazzia. Un film che è soprattutto una non indifferente esperienza di visione e grazie al quale si può entrare nel vivo di grandi opere che hanno positivamente e indelebilmente segnato la cultura universale.

Venerdì 13 marzo 2015 IO E BEETHOVEN di Agniezska Holland

Ludwig Van Beethoven nasce a Bonn nel 1770 (il mio stesso giorno il 15 dicembre che coincidenza!) ed è considerato il più grande musicista e compositore di tutti i tempi secondo solo a Mozart il quale però è considerato talmente grande da essere unico e dunque inarrivabile persino per le classifiche. Pare che i due potrebbero essersi incontrati una volta nel 1787, quando Mozart aveva 31 anni e Beethoven 17, ma quest’ultimo a quell’epoca ancora non lasciava intendere chiaramente cio che sarebbe diventato. Se Beethoven non è passato alla Storia come un bambino prodigio lo è però passato per essere stato un grande innovatore della musica l’ultimo grande della musica classica e allo stesso tempo il precursore della musica romantica con innovazioni che hanno permesso alle sue opere di travalicare i tempi molte delle quali composte dopo il sopraggiungere della sordità ed è stato forse questo, il fatto di aver composto opere da sordo, a consacrarlo davvero come un grande genio. Nove sinfonie, fughe, sonate per piano e per quartetti d’archi e una sola opera lirica il FIDELIO che esalta l’amore coniugale. E pensare che lui non si è mai sposato e quando morirà nel 1827 a Vienna suo unico erede sarà il nipote Karl. Il film racconta proprio gli ultimi atti della vita di Beethoven (in modo romanzato), il suo declino più umano che artistico (se non si considera che alcune opere di quel tempo, considerate oggi le più geniali, vennero accolte con disgusto dalla società dell’epoca, come ad esempio la sua grande fuga) la sua personalità difficile e il rapporto un po’ ambiguo con la copista Anna Holz (che personalmente mi ha ricordato il rapporto che si crea tra il pittore Vermeer e la sua modella ne LA RAGAZZA CON L’ORECCHINO DI PERLA). Un film che fa notare una maggiore sobrietà rispetto all’epoca di Mozart soprattutto per quanto riguarda i costumi, ma anche per una generale sobrietà e che propone comunque rimandi all’epoca precedente nonché allo stesso film su Mozart visto la scorsa settimana. È un caso che le scene finali della morte dei due artisti sopraggiunta mentre dettavano l’ultima opera sia molto simile nei due film?

Venerdì 20 marzo 2015 TUTTE LE MATTINE DEL MONDO di Alain Corneau

Un film completamente intriso di musica dove il personaggio principale è uno strumento oggi praticamente sconosciuto, la viola da gamba. È intorno ad essa che si muovono i drammi dei personaggi umani di questo film: un musicista, Saint Colombe, storicamente esistito ma del quale non si hanno notizie certe (nel film si dice che abbia aggiunto la settima corda della viola da gamba che fu ufficialmente adottata poi solo a Parigi ma non a Londra, che abbia introdotto nuove posizioni per tenere lo strumento e l’archetto, nuove armonie) anche perché la pellicola lo ritrae cupo e ritirato, in continuo rifiuto dei rapporti col Mondo e delle pressioni di chi lo vorrebbe musicista di corte, pervaso solo dalla missione di trasmettere la musica alle due figlie (che alleverà con freddezza) e dalla ricerca di un rapporto esclusivo con la musica, del suo valore assoluto, una ricerca che lo porterà a vedere il fantasma della moglie della cui morte lui non si è mai rassegnato. Un valore assoluto della musica che, negli ultimi anni della sua vita egli riuscirà a trasmettere all’altro protagonista (fittizio non storico) del film che fu suo allievo e ospite per anni (ebbe persino una relazione con la maggiore delle due figlie la quale, dopo il suo abbandono deperì e si suicidò) e che dopo essere divenuto musicista alla corte di Luigi XIV sentirà il bisogno di assimilare a pieno la concezione musicale del suo maestro. Un film che si propone come un apologo sulla musica e sul rapporto maestro-allievo.

Venerdì 26 marzo 2015 FARINELLI VOCE REGINA di Gérard Corbiau

Quando il proprio talento risiede in una voce cristallina d’infante capace di ammaliare e di toccare le corde più profonde del cuore fino a che punto si è disposti a sacrificarsi in nome di un simile talento? Il film di questa sera fornisce una possibilità di risposta raccontando la vita di Farinelli (nome d’arte di Carlo Broschi) il più grande cantante castrato della storia. Perché era appunto la castrazione il terribile prezzo da pagare per certi bambini dotati di voce angelica e abilità canore di modo che queste caratteristiche non svanissero con la pubertà. Un dramma che ha segnato irrimediabilmente molte vite, soprattutto tra i figli dei ceti più poveri, sottoposti a queste pratiche con la speranza che il loro talento li riscattasse dalla miseria (speranza non sempre ben riposta) vite che si cercava di tutelare imponendo, come condizione per effettuare la castrazione, il consenso scritto dei diretti interessati, i quali però perlopiù erano analfabeti e per nulla nelle condizioni di poter determinare il proprio destino. Sulle origini dell’usanza dei cantanti castrati il mistero è fitto. Si pensa che il tutto sia da ricondurre all’invettiva di San Paolo “le donne tacciano in chiesa” e dunque dalla necessità di sopperire alla mancanza di toni più acuti nei cori ecclesiastici, sacrificando per tutta la vita a questo scopo le migliori tra le voci bianche. Se questo può essere vero in ambito ecclesiastico non lo è però nei teatri dove si rappresentavano opere nelle quali comparivano sia donne che cantanti castrati. Il dibattito è aperto, ma certo arrivare alla soluzione non lenisce il dramma di chi ha dovuto subire tutto cio. Dramma che questo film racconta discretamente bene, soprattutto nelle scene finali. Farinelli nacque ad Andria nel 1705 e morì a Bologna nel 1782, figlio di un maestro di cappella del Duomo, la sua carriera musicale si sviluppo gomito a gomito col fratello Riccardo, considerato un discreto compositore, il cui unico strumento fu per tutta la vita la voce del suo eccezionale fratello che può essere considerata la vera protagonista del film (non purtroppo l’originale, ma una ricostruzione tecnica al computer, la sovrapposizione della voce di un soprano e quella di un controtenore), un film sontuoso che ben sa tracciare una fotografia della cultura di quell’epoca e che scava in modo abbastanza esauriente nella vita (anche amorosa nonostante la castrazione) del protagonista e di tutti i personaggi.

Ed è con questo film che si è conclusa la rassegna salutata da un pubblico non folto ma di affezionati che contribuiscono a rendere ancora più intimistica e raccolta l’atmosfera delle nostre serate. In realtà era previsto anche un quinto film di stampo più moderno rispetto a questi, un film ambientato nell’Inghilterra di Margareth Tatcher che racconta la storia di un gruppo di lavoratori che ha fondato anche una banda (cosa non così strana nei Paesi anglosassoni, dove l’insegnamento della musica, l’insegnamento vero, tecnico è considerato parte integrante della formazione individuale e non è relegata solo nei conservatori come in Italia) ma che a un certo punto rischia di perdere entrambi, lavoro e banda. Un film che, come mi ha spiegato Stefano Ciaponi (dandomi anche tutte queste informazioni a riguardo) non è stato proiettato per varie problematiche di tempistica, permessi e quant’altro. Un vero peccato che però non ha impedito il successo di questo primo esperimento per il quale bisogna ringraziare anche Luigi Scarpa, altro volontario, per i suoi personali riassunti dei vari film (si veda scheda qui sotto) ma soprattutto per gli aneddoti storici.

 

 

 

Schede presentazioni

Venerdì 13 marzo – “Io e Beethoven” di Agniezska Holland (2006)

Il film narra una vicenda di fantasia, seppure gli elementi biografici relativi a Beethoven siano reali.

La trama, in sintesi massima, è questa: siamo a Vienna, nel 1824. L’esecuzione della Nona Sinfonia è alle porte, ma Beethoven ha bisogno di un copista per terminare il lavoro. Il Conservatorio gli invia dunque il migliore tra i suoi allievi, Anna Holtz, una giovane studentessa di composizione. Nonostante le prime resistenze del proverbialmente burbero Maestro, alla fine Beethoven accetta l’aiuto della ragazza, che con sua sorpresa diventerà imprescindibile per l’esecuzione della sinfonia, essendo il compositore impedito dalla sordità pressoché totale.

Tutta la pellicola è incentrata sull’ultimo periodo di Beethoven. Dal punto di vista biografico viene dunque messa in risalto la sua sordità, mentre da quello musicale si sottolineano gli elementi rivoluzionari delle sue ultime composizioni, che in qualche maniera preannunciano l’atonalità e gli sperimentalismi del Novecento (si sentirà e si parlerà della “Grande Fuga”). Interessante la scena dove il compositore, costretto a letto da una malattia, detta alla copista la meravigliosa “Canzona di ringraziamento offerta alla divinità da un guarito” – in modo lidio, stando all’indicazione dello stesso compositore – contenuta nel quartetto per archi n. 15, op.132, dove si mostra in parole e in musica il tentativo di Beethoven di esplorare regioni musicali al di là del sistema tonale.
Un altro elemento di rilievo nella narrazione è il rapporto di Beethoven col divino, che si configura in un panteismo nel quale la natura è il segno visibile della presenza di dio nel mondo (numerosi i dialoghi e le scene a questo proposito).

 

–          Venerdì 20 marzo – “Tutte le mattine del mondo” di Alain Corneau (1991)

Il vero protagonista del film è uno strumento musicale oggi estinto, la viola da gamba.
Si narrano le vicende di Marin Marais che, ormai anziano e affermatissimo musicista alla corte di Lugi XIV, ancorché profondamente insoddisfatto, ripercorre la sua vicenda umana e artistica. Marais racconta come in gioventù abbia fatto di tutto per farsi accettare quale allievo da Monsiueur de Sainte-Colombe, virtuoso della viola da gamba – personaggio realmente esistito, benché le informazioni sul suo conto siano scarsissime (sopravvivono ad oggi un pugno di sue composizioni e si crede che a lui si debba l’introduzione della settima corda sul basso di viola, ma non si hanno notizie certe né sul nome di battessimo né sull’anno di nascita e morte del musicista).
Viene dunque ritratto da vicino Monsieur de Sainte-Colombe. Si mostra come per tutta la vita rifiutò sempre gli onori e i numerosi incarichi offertigli presso la corte di Luigi XIV, ai quali preferì la vita solitaria nella campagna francese, dove passava le giornate suonando, circondato dalle sue figlie. La pellicola suppone che all’origine del disprezzo per il mondo di Monsieur de Sainte-Colombe stesse il dolore per la perdita della moglie, che mai avrebbe superato. Ci sono delle scene molto suggestive dove si mostra come, attraverso la musica, Sainte-Colombe riuscisse a rievocare il ricordo della compianta consorte.
Marais, dunque, nel racconto del suo singolarissimo apprendistato musicale, rende partecipe l’uditorio di quello che è il senso ultimo della musica così come lo ha appreso dal suo maestro, al di là delle parole, dei luoghi comuni e della vanagloria.

La colonna sonora del film è curata da Jordi Savall, musicista catalano al quale si deve la riscoperta in tempi odierni della viola da gamba e del suo repertorio.

 

–          Venerdì 26 marzo – “Farinelli, voce regina” – di Gérard Corbiau (1994)

La vita del celebre castrato Farinelli, al secolo Carlo Broschi, è ripercorsa per intero, dalla fanciullezza e gli studi a Napoli fino ai successi europei di Londra e Madrid. Al centro della vicenda, oltre alla voce straordinaria del più famoso dei castrati, è il dramma per la subìta castrazione, il complesso rapporto col fratello Riccardo, compositore spesso considerato mediocre, e la rivalità con Haendel. Una parte di rilievo spetta anche a Nicola Porpora, compositore napoletano, maestro di canto di tutti i più grandi castrati dell’epoca (fra gli altri, Caffarelli e il Porporino, oltre allo stesso Farinelli).
Una curiosità interessante riguarda le parti cantate della colonna sonora. Per ricreare la voce del castrato sono state registrate separatamente e poi sovrapposte al computer due diverse voci, quella di una soprano e quella di un controtenore (Derek Lee Ragin, uno dei rari esempi di voce maschile che al giorno d’oggi siano in grado di eguagliare la tessitura di un castrato).

 

 

Antonella Alemanni

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