G. A B R A M – C O R N E R
Tutti sanno che gli artisti appartengono alla scheletrica e famigerata categoria dei creativi. I creativi sono quelli che producono pensiero autonomo, idee innovative, inventano cose strane e compiono gesti dissacranti, altri invece riciclano con abilità e destrezza cose vecchie e stantie realizzando opere grottesche di sapore schizofrenico fino ad ottenere un grande successo di pubblico e di critica. Quasi tutti gli artisti hanno di sé un concetto sterminato nel senso che nutrono un’ autostima esagerata, a volte fino al delirio. De Chirico aveva di sé una considerazione così imponente da firmare le sue opere con l’appellativo stentoreo di “Pictor Maximus”, il maggiore fra tutti i pittori e quindi si ritraeva abbellendosi in maniera inquietante…in verità De Chirico era un buon pittore, senza essere il massimo, ma allo stesso tempo era tirchio come uno scozzese e vanaglorioso oltre ogni limite.
Molti artisti hanno ricevuto da Dio o dalla Natura oltre al dono della creatività un tarlo velenoso che li scaglia nella paranoia più inquietante consistente in quel malanno pernicioso che è l’ansia da riconoscimento, il desiderio sfrenato di essere riconosciuti come tali, che avvelena la vita a gran parte della folta tribù degli artisti. Ma non è finita perché la Natura regala a molti, soprattutto ai migliori, il dono velenoso dell’autocritica più spietata, crudele ed autodistruttiva e una nodosa frusta per auto-flagellarsi.
Dopo questo preambolo, passiamo alla narrazione miracolosa. Quasi tutti gli artisti hanno avuto dei cambiamenti nella loro produzione artistica, delle evoluzioni spettacolari o delle involuzioni terrificanti, dei mutamenti stilistici, tecnici, concettuali… Picasso ha attraversato il periodo blu per entrare in quello rosa o viceversa, altri sono passati dal naturalismo al surrealismo per entrare nell’espressionismo e sfociare infine nell’astrattismo più bieco e inquietante. Anch’io come scultore ho attraversato uno strano periodo, il periodo “vescovile”, durante il quale ebbi occasione di produrre con continuità sculture di soggetto “prelatizio” in bronzo, in bassorilievo e a tutto tondo. Fu un periodo teologicamente sterile ma produttivamente fecondo. vado ora a narrarvi l’evento prodigioso accadutomi anni fa quando produssi un piccolo bassorilievo in bronzo raffigurante un vescovo in atteggiamento docente. Tutti sanno che i vescovi in “pompa magna” tengono il pastorale nella mano sinistra mentre all’anulare destro portano un corposo anello in quanto sposi alla Chiesa di Cristo, che tutti i fedeli baciano con reverenza. Orbene preparando la cera per la fusione, dimenticai colpevolmente l’anello che “miracolosamente” apparve nella versione bronzea al suo posto, sull’anulare destro del prelato…! Qualcuno gridò al miracolo, mentre i più scettici ipotizzarono l’inganno. In realtà era successo che durante la copertura in refrattario della cera si era casualmente formata una bolla d’aria che successivamente era stata occupata dal bronzo fuso. La ” querelle” ebbe seguito poiché i più accaniti dell’evento miracoloso affermavano che il prodigio non consisteva nella formazione casuale di una fantomatica bolla insignificante, bensì nel fatto che la bolla si fosse formata proprio all’altezza dell’anulare destro del prelato. Sta di fatto che dopo più di un quarto di secolo la questione è ancora teologicamente irrisolta…
In Italia gli artisti che hanno ricevuto il dono della creatività rappresentano forse l’uno per mille della popolazione, la maggior parte dei quali sono misconosciuti, emarginati, depressi, infelici ed affamati. L’Italia ha il record europeo negativo della perdita della memoria storica, dell’ignoranza delle cose dell’arte, accompagnato da un analfabetismo scientifico di massa, pur possedendo un patrimonio artistico sconfinato.Secoli fa quando si inaugurava l’opera di un’artista, sia di carattere religioso che civile, il popolo accorreva in massa per ammirare, giudicare, criticare, discutere, confrontare…Anche noi una volta abbiamo inaugurato un’opera religiosa al cospetto di una folta schiera del popolo di Dio…eravamo il prete, il sagrestano, suor Clementina, due chierichetti, quattro fedeli ed io…bisogna tener conto però che quella sera c’era la partita di coppa…
G.Abram