Gli affreschi della Cappella Brancacci nella chiesa di Santa Maria Del Carmine a Firenze sono considerati “incunaboli” della pittura rinascimentale, e questo perché la loro forza innovativa è sempre stata fonte di ispirazione artistica per oltre un secolo.
Masaccio, Riscossione del tributo per il Tempio, 1425 ca. affresco, Firenze, Santa Maria Del Carmine, Cappella Brancacci
Masolino, Guarigione dello storpio e Resurrezione di Tabita, 1425 ca. affresco,Firenze, Santa Maria Del Carmine, Cappella Brancacci
Masolino, La predica di San Pietro, 1425 ca. affresco, Firenze, Santa Maria Del Carmine, Cappella Brancacci
Masaccio, San Pietro battezza i neofiti, 1425 ca. affresco, Firenze, Santa Maria Del Carmine, Cappella Brancacci
La decorazione della cappella, con scene della vita di San Pietro, fu cominciata nel 1424 da Masolino da Panicale (1383-1440ca.), artista il cui metodo figurativo era ancora completamente radicato nel gotico internazionale, ma che, per la sua abilità nel conferire un acuto senso della prospettiva va annoverato tra i precursori della pittura rinascimentale. Come d’abitudine a quei tempi, l’artista dipinse dapprima il soffitto e le lunette, che sono stati distrutti nel corso di successive opere di rinnovamento della cappella. Masaccio affiancò Masolino nel 1425, e insieme dipinsero le superfici superiori delle pareti. Masolino lasciò Firenze nell’estate del 1425, mentre Masaccio continuò i lavori, occupandosi da solo delle porzioni inferiori delle pareti, ma le lasciò incompiute nel 1428, quando si trasferì a Roma, ove-nello stesso anno-morì all’età di ventisei anni. Gli affreschi della cappella furono completati solo una sessantina d’anni più tardi, tra il 1481 e il 1485, per opera di Filippino Lippi.
Filippino Lippi, La disputa dei Santi Pietro e Paolo con Simon Mago e la Crocifissione di San Pietro, affresco, Firenze, Santa Maria Del Carmine, Cappella Brancacci
Filippino Lippi, San Pietro liberato dal carcere, affresco, Firenze, Santa Maria Del Carmine, Cappella Brancacci
Il lavoro di affresco della cappella fu commissionato dal ricco mercante di seta Felice Brancacci, caduto in disgrazia pressi i Medici proprio mentre questi erano prossimi all’ascesa al potere, e da essi esiliato nel 1436. Ciò spiega i ritardi nel completamento dell’opera, che fu probabilmente ripresa solo in seguito alla riabilitazione degli eredi di Brancacci.
Cappella Brancacci, immagine panoramica, affresco, Firenze, Santa Maria Del Carmine
Masolino e Masaccio lavorarono separatamente a scene diverse, pianificando accuratamente i loro interventi in modo da poter operare contemporaneamente. Essi usarono un solo ponteggio dipingendo scene contigue, in modo da evitare una netta separazione tra le loro opere, che avrebbe creato maggior squilibrio rispetto a una divisione “a scacchiera” come si vede oggi. Sul ponteggio di forma rettangolare l’uno dipingeva la scena sulla parete laterale, l’altro su quella frontale, per poi scambiarsi i compiti sul lato opposto. Con questo metodo venne sicuramente eseguito il registro superiore e la parte delle lunette, mentre l’interruzione dei lavori comportò la mancata applicazione nel registro inferiore.
Una questione molto dibattuta è quella degli aiuti che i due pittori si offrirono reciprocamente in scene destinate all’uno o all’altro. Alcuni studiosi tendono ad escludere che ciò sia avvenuto, altri, basandosi su confronti stilistici, sono invece convinti del contrario. Per esempio si attribuiva in genere a Masaccio lo schema prospettico della Guarigione dello storpio e Resurrezione di Tabita perchè identico a quello del Tributo(affresco esclusivo di Masaccio), ma, invece, pare venne elaborato da entrambi. A Masaccio sono attribuite le montagne realistiche nella Predica di San Pietro mai più dipinte in lavori successivi, mentre a Masolino è attribuita la testa del Cristo nel Pagamento del Tributo, dolcemente sfumata come quella dell’Adamo nella Tentazione di Adamo ed Eva.
Il tema della decorazione ad affresco è quello della historia salutis, cioè la storia della salvezza dell’uomo, dal peccato originale all’intervento di Pietro, quale diretto erede di Cristo e fondatore della Chiesa romana. Le fonti del complesso sono la Genesi, i Vangeli, gli Atti degli Apostoli e la Leggenda Aurea di Jacopo da Varazze. Pietro è sempre riconoscibile negli affreschi di ciascuna mano, per via dell’abito verde scuro con il mantello arancione e per la tipica capigliatura corta e bianca, corredata da barba.
La cappella era originariamente organizzata su tre registri, coperti da volta a crociera dove nelle vele si trovavano i quattro Evangelisti di Masolino, oggi sostituiti dalla cupola con gli affreschi di Vincenzo Meucci.
Vincenzo Meucci, La cupola della cappella Brancacci, Firenze, Santa Maria Del Carmine
Pietro Apostolo, primo papa, era il protettore di Pietro Brancacci, il fondatore della cappella, e della famiglia Brancacci in generale. Pietro era anche l’apostolo fondatore della Chiesa Romana, dal cui potere discendeva quello del papa, per cui celebrandolo si celebrava il papato stesso, in linea con la politica filo pontificia rivolta al papa Martino V e condivisa dalla maggior parte dei fiorentini dell’epoca, e dai Carmelitani, patroni della chiesa del Carmine. La presenza di scene della Genesi (Peccato originale e Cacciata dal Paradiso Terrestre) si collegano infatti al tema della salvezza dell’umanità operata dal Signore proprio attraverso Pietro. L’accostamento delle storie di Pietro a quelle della Genesi inoltre, potevano essere lette come un parallelo tra la Creazione di Dio e la fondazione della Chiesa da parte di Pietro, e la ri-creazione, voluta da Martino V della sede romana dopo il lungo scisma d’Occidente.
Alcune scene, rare in altri cicli pittorici, sembra che furono scelte per esprimere una posizione riguardo all’istituzione del catasto fiorentino, all’epoca già nell’aria (venne avviato nel 1427), con il quale si introduceva, per la prima volta in Italia, un sistema di tassazione proporzionale basato sul reddito, che attingeva in maniera maggiore dalle ricchissime famiglie della borghesia di mercanti e banchieri. In questo senso, scene come il Pagamento del Tributo e la Distribuzione delle elemosine e la Morte di Anania, sembrano dipinte proprio per ribadire la necessità civile e religiosa di pagare le tasse per il bene dell’intera comunità.
Il realismo con cui i tre artisti, Masolino, Masaccio e Lippi hanno rappresentato le figure divine, la notevole emotività ed espressività conferita loro, dimostra che i pensieri dei pittori fossero naturalmente legati alle vicende del mondo. La pittura tardo gotica con la sua dimensione spazio-temporale tanto astratta, è stata dissolta. Gli eventi celesti vengono umanizzati e aggiornati in modo da essere di facile comprensione per tutti i fedeli.
Giorgio Vasari (1511-1574) sosteneva che sono stati i pittori del primo Quattrocento, come Masaccio, a fare il primo passo verso un’arte pervasa sì, dalla tensione, ma anche carica di realismo e verità. Tale rinascita, comunque, non fu tanto una resurrezione delle forme “all’antica”, quanto piuttosto un nuovo senso della dignità dell’essere umano quale oggetto della raffigurazione artistica.
Lucica Bianchi