Ciao a tutti, sono Talamona, un paese della Bassa Valtellina, uno come tanti…apparentemente. Invece nascondo piccole curiosità che fanno di me un territorio particolare. E ve le voglio raccontare. Prima di tutto, sono nata su un conoide di deiezione-quello della Roncaiola (1)ma sull’unghia e non sull’apice, e il mio territorio è caratterizzato dalla presenza di ben 5 corsi d’acqua(2). Non credo sia un caso che il mio nome, secondo l’esperto don Giacinto Turazza, significhi ”luogo elevato dalle acque.” La legenda vuole che siano stati gli etruschi a fondarmi: la presenza del Comune di Talamone in Toscana, l’effettiva presenza sull’arco alpino di questo antico e misterioso popolo(3) potrebbero provarlo. Più probabilmente, comunque, devono essere stati i miei pascoli a fare la differenza e a permettere la costruzione di nuclei abitati, prima stagionali e poi stabili. Sì, ho detto nuclei, perché-altra cosa strana-non sono sorta a partire da un centro, bensì sparsa qua e là…un po’ su e un po’ giù tra prati, campi e boschi, occupando fin dall’inizio della mia storia una posizione di circa 3 kmq, così tanti perché comprendevo anche la zona di Tartano(4). La mia posizione, non certo predominante rispetto al resto della provincia, mi ha permesso comunque di rivestire un ruolo di una certa importanza: studi dell’ultima ora dicono che segnavo il limite tra il territorio controllato dai romani e quello dei barbari, una specie di confine, rilevante per gli scambi commerciali e il controllo militare con tanto di zone fortificate: la località Turascia(5) potrebbe essere una di queste. Per quanto riguarda il periodo romano, andiamo sul sicuro: gli scavi archeologici tra il 1881 e il 1913 hanno permesso di rinvenire anfore, vasi, armi, frecce e monete. Già dal VII sec d.C. mi ero trasformata in una Corte; niente re, principesse e cavalieri, ma un aggregato di poderi con chiesa annessa e castello: non rimane forse il toponimo di Castel su dalle parti di S.Giorgio? Gli abitanti di questa antica Corte si insediarono nelle zone alte(6)- Premiana, Civo e Val Tartano- dove si esercitava la pastorizia e l’estrazione del ferro, per poi scendere a valle dove risultava possibile coltivare vite, mais e gelso, colture introdotte dai benedettini. Cosi vuole la tradizione che parla anche di paludi. E’ vero, di zone inospitali bonificate col tempo ce n’erano, ma il confronto tra i vari gisoi ancora presenti sui maggenghi e quelli più antichi di alcune contrade portano a pensare che il territorio chiamato Arbosto(7) fosse stato abitato prima di quanto si creda. Sono rimasta un punto di sosta e scambio per lungo tempo, quindi erano presenti anche nella zona bassa luoghi adatti al baratto e stazioni di posta dove i viaggiatori e i mercanti potevano riposare e trovare animali freschi per proseguire i loro viaggi. Infatti, nel medioevo, ero famosa per l’allevamento di equini e non tanto di bovini: servivano per il trasporto del metallo lungo la mulattiera che scendeva da Tartano e che si immetteva sulla strada per l’alta valle o il lago. L’importanza della lavorazione del ferro era tale che ancora oggi rimane il toponimo Cà di Feree , zona de ladent de la Roncaiola dove, probabilmente, vivevano i proprietari delle miniere del Monte Porcile. E tanto per smentire che sono il paese del formaggio, tengo a precisare che allora non mancava nemmeno il pesce: lungo i corsi d’acqua erano presenti le peschiere per l’allevamento delle trote. Ai tempi della Corte ero divisa in colondelli –suddivisioni amministrative più grandi delle contrade- e governata da un Capitano con pieni poteri che rendeva servi i lavoratori dei fondi, cioè campi, pascoli e boschi. Le persone che vivevano sul mio territorio-per legge- non potevano allontanarsi, pagavano canoni sulle terre che coltivavano, ma erano comunque libere e, grazie ai risparmi che potevano accumulare, alle volte erano in condizione di acquistare fondi e diventare piccoli proprietari. Si trattava di appezzamenti roncati(8) lungo i fianchi dei torrenti, un’attività regolata persino sugli Statuti del ‘500 che stabilivano di donare la terra bonificata a chi ci aveva lavorato gratuitamente per togliere dai prati i massi trasportati dai fiumi durante le inondazioni.(fine prima puntata)
Puntata realizzata e curata dalla classe 3°B, anno scolastico 2012-2013 insieme alla prof.ssa Simona Duca
1.La Roncaiola; per essere precisi, il nome va messo al maschile, ma la popolazione talamonese chiama il suo torrente principale al femminile…per affetto?
2.Tartano, Malasca, Roncaiola, Civasca e Adda
3.si trattava dei Reti, che poi hanno dato nome alle Alpi Retiche
4.L’unione con la valle del Tartano è continuata fino al 1850
5.La Torraccia, il toponimo richiama la presenza di una torre
6.Qui risiedevano le famiglie più in vista : Camozzi, Lindorgi e Massizi. Da esse derivano i cognomi doc in Talamona
7.Grosso modo da Coseggio alla via Erbosta
8.E’ proprio dal termine roncare che deriva il nome della Roncaiola. I sassi venivano poi ammucchiati ai bordi dei prati e ne diventavano le muracche, i muri di divisione.