Il sonetto di Bernardo Bellincioni
“Sopra il ritratto di Madonna Cecilia, qual fece Leonardo”.
Di che ti adiri? A chi invidia hai Natura
Al Vinci che ha ritratto una tua stella:
Cecilia! sì bellissima oggi è quella
Che a suoi begli occhi el sol par ombra oscura.
L’onore è tuo, sebben con sua pittura
La fa che par che ascolti e non favella:
Pensa quanto sarà più viva e bella,
Più a te fia gloria in ogni età futura.
Ringraziar dunque Ludovico or puoi
E l’ingegno e la man di Leonardo,
Che a’ posteri di te voglia far parte.
Chi lei vedrà così, benché sia tardo, –
Vederla viva, dirà: Basti a noi
Comprender or quel eh’ è natura et arte.
(1493)
L’opera è uno dei dipinti simbolo dello straordinario livello artistico raggiunto da Leonardo durante il suo primo soggiorno milanese, tra il 1482 e il 1499. L’opera, della quale si ignorano le circostanze della commissione, viene di solito datata a poco dopo il 1488, quando Ludovico il Moro ricevette il prestigioso titolo onorifico di cavaliere dell’Ordine dell’Ermellino dal re di Napoli.L’identificazione con la giovane amante del Moro,Cecilia Gallerani ,si basa sul sottile rimando che rappresenterebbe, ancora una volta, l’animale: l’ermellino infatti, oltre che simbolo di purezza e di incorruttibilità (annotava lo stesso Leonardo che “prima si lascia pigliare dai cacciatori che voler fuggire nell’infangata tana, per non maculare la sua gentilezza”, cioè il mantello bianco), si chiama in greco “galé”, che alluderebbe al cognome della fanciulla.La scritta apocrifa (“LA BELE FERONIERE / LEONARD D’AWINCI”) ha anche fatto ipotizzare che l’opera raffiguri Madame Ferron, amante di Francesco I di Francia, ipotesi oggi superata.Esiste poi un’interpretazione, poco seguita ma interessante per capire la molteplicità di suggestioni che ha generato il ritratto, secondo cui l’opera sarebbe una memoria della congiura contro Galeazzo Maria Sforza: la donna effigiata sarebbe sua figlia Caterina Sforza, con la collana di perle nere al collo della dama che alludono al lutto, e l’ermellino un richiamo allo stemma araldico di Giovanni Andrea da Lampugnano, sicario e uccisore nel 1476 dello Sforza.
A quanto se ne sa, è oggi l’unico dipinto di Leonardo di proprietà privata; appartiene infatti alla collezione iniziata due secoli fa dalla principessa Izabela Fleming Czartoryska, raffinata intellettuale protettrice delle belle arti, nonché fervente patriota polacca, e ora in possesso del principe Adam Karol, suo discendente. La preziosa tavola ha seguito nei due secoli scorsi le vicissitudini politiche della Polonia, viaggiando continuamente da una città all’altra per tutta l’Europa alla ricerca di luoghi sicuri. Nel 1940 venne nascosta nei sotterranei del Castello, insieme ad altri quadri della collezione, ma i nazisti la ritrovarono poco prima che i l’Armata Rossa rioccupasse la Polonia, e il governatore tedesco di Cracovia, Hans Frank (poi processato a Norimberga per crimini di guerra e condannato a morte per impiccagione), fece trasferire tutta la collezione in Slesia, dove fu recuperata dagli Alleati, che la riconsegnarono al legittimo proprietario. La tavola, prima dell’attuale collocazione, era esposta al Czartoryski Muzeum, sempre a Cracovia. La dama con l’ermellino, insieme al Ritratto di musico dell’Ambrosiana e alla cosiddetta Belle Ferronière del Louvre, testimonia il notevole salto qualitativo, stilistico e “scientifico” che caratterizza il primo periodo milanese dell’attività artistica di Leonardo, che culminerà con il Cenacolo del refettorio di Santa Maria Delle Grazie.
Lucica Bianchi