Leonardo da Vinci, Adorazione dei Magi, 1481-1482, olio su tavola,Galleria degli Uffizi, Firenze.
Nel 1481 i monaci di San Donato a Scopeto commissionarono a Leonardo un’Adorazione dei Magi da completare in giro di due anni. Leonardo studiò approfonditamente la composizione, lasciando vari disegni preparatori: uno della composizione generale, dove compare anche la capannuccia, conservato al Cabinet des Dessins del Louvre, uno dello sfondo, al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi e vari studi riconducibili alla zuffa di cavalli o alla posizione della Madonna e del Bambino.
Nell’estate del 1482, l’artista partiva per Milano, lasciando l’opera incompiuta. Quindici anni dopo, certi ormai dell’inadempienza di Leonardo, i religiosi si rivolsero a Filippino Lippi per ottenere una pala di analogo soggetto, pure agli Uffizi.
L’Adorazione di Leonardo nel frattempo era rimasta allo stato di abbozzo in casa Amerigo de’Benci, il padre di Ginevra de’Benci della quale Leonardo dipinse un famoso ritratto. Nel 1601 si trovava nelle raccolte di do Antonio de’Medici, e dopo la morte di suo figlio Giulio, nel 1670 approdò alle Gallerie fiorentine.
La tavola di Leonardo, rimasta allo stato di monocromo, è quasi illeggibile per le vernici stese nei secoli. Da recenti indagini su un disegno preparatorio, un tempo appeso in Galleria come un quadro, si deduce un impianto prospettico complesso: un grandioso scenario composto da più episodi concatenati grazie a una sorta di moto continuo; un azione avvolgente popolata di uomini e animali che dovevano offrire di gruppo in gruppo quasi l’illusione d’una metamorfosi figurativa, densa anche di significati simbolici. Le rovine sul fondo, ad esempio, possono alludere alla caduta del paganesimo per l’avvento di Cristo.
Il tema dell'”Adorazione dei Magi” fu uno dei più frequenti nell’arte fiorentina del XV secolo, poiché permetteva di inserire episodi marginali e personaggi che celebravano il fasto dei committenti. Leonardo riusci a rivoluzionare il tema tradizionale sia nell’iconografia che nell’impostazione compositiva. Innanzitutto, come in altre sue famose opere, decise di centrare l’episodio in un momento ben preciso, ricercandone il più profondo senso religioso, cioè nel momento in cui il Bambino, facendo un gesto di benedizione, rileva la Sua natura divina agli astanti quale portatore di Salvezza, secondo il significato originario del termine “epifania”(manifestazione).
L’effetto è quello di uno sconvolgimento interiore di fronte al manifestarsi della divinità.
Lucica
In Galleria nel 1670 dalla collezione di Antonio e Giulio de’ Medici, poi trasferita a Castello, torna agli Uffizi nel 1794.
Il giovane all’estrema destra del quadro, per chi guarda, potrebbe essere un autoritratto di Leonardo, che però non guarda lo spettatore, (come era uso nel rinascimento), ma è rivolto altrove. Probabilmente era rivolto verso Milano dove si sarebbe recato lasciando incompiuta l’opera. In tal senso, però, il quadro diverrebbe un “non finito”. In esso l’artista si sarebbe ritratto mentre si allontanava da Firenze. Cfr. ebook (amazon). Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.