LA SALA DELLO ZODIACO, Mantova

Immagine 1

La sala dello Zodiaco o del Falconetto (il pittore e architetto Giovanni Maria Falconetto, Verona 1468 – Padova 1535), è il vertice artistico del Museo. Non si conosce né il nome dell’artista né del committente, né il tempo dei lavori né l’uso della sala. Il primo ad occuparsi di questi affreschi fu Corrado Ricci, che datò le pitture tra il 1525/30, eseguite da artisti influenzati da Lorenzo Costa il Vecchio e da Giulio Romano. Il primo studio organico sull’intero ciclo zodiacale è di Paola Moretta e risale al 1918 ed apparve sulla “Rivista d’Arte”. La Moretta attribuiva anch’ella l’opera alla scuola di Lorenzo Costa il Vecchio. L’impresa di individuare il committente degli affreschi fu già affrontata anche da Ercolano Marani. Lo studioso mantovano, partendo dalle parole del Vasari, secondo il quale il Falconetto lavorava a Mantova per il signor Luigi Gonzaga concentrando la propria attenzione sul misterioso personaggio in abito nero e copricapo nero, con tre chiavi strette nella mano sinistra, appoggiato al pluteo del segno del Cancro, ipoteticamente propose dapprima il nome di Benedetto Tosabezzi, proprietario della casa. Quindi lo stesso Marani, scartato ragionevolmente il nome di Luigi Gonzaga della linea di Corrado, si dichiarò incline a ravvisare il Luigi Gonzaga citato dal Vasari in Luigi (o Luigi Alessandro) di Rodolfo Gonzaga, la cui dimora sorgeva tuttavia nella contrada del Grifone ed era costituita dal fabbricato che oggi ospita l’Archivio di Stato e dalla torre dei Gambulini. Luigi aveva ricevuto l’edificio in eredità dal padre Rodolfo e nel primo periodo della sua esistenza lo aveva eletto a sua residenza abituale, chiamando ad abbellirlo il pittore e architetto veronese Giovan Maria Falconetto. Oggi è invece universalmente condivisa almeno l’attribuzione dei dipinti al Falconetto proposta nel 1931 dal Fiocco, che datò l’opera attorno al 1520. Circa la datazione dei dipinti riteniamo di aver stabilito il “terminus post quem”, avendo osservato nel 1984 che due personaggi (uno nel Gemelli e l’altro nell’Acquario) sono stati tratti dall’incisione di Luca di Leida, “La conversione di san Paolo” del 1509. La sala misura misura m 9.70 x 15.40 x 6.30 e presenta le quattro pareti adorne dei segni zodiacali, uno su ciascuno dei lati brevi, cinque su entrambi quelli lunghi, così che i segni opposti si affrontano fra loro: ad Ariete si oppone Libra, a Toro Scorpione, a Gemelli Sagittario, a Cancro Capricorno, a Leone Acquario, a Vergine Pesci. Purtroppo la Libra è stata nascosta da un camino addossato alla parete forse nel XVII sec., ma la raffigurazione che decora la fronte della cappa, ripete probabilmente quella originaria perduta. Al soffitto a cassettoni lignei è ancora infisso il robusto anello di ferro che reggeva il perduto lampadario. Intorno, lungo le pareti, sono cassapanche di epoche diverse, e a destra del tavolo posto di fronte al camino assieme ad alcune sedie è un esempio seicentesco di cassaforte dal complicato meccanismo di chiusura. Aggiungiamo che al centro delle arcate la chiave di volta è costituita da una protome (gorgòneion, ossia una testa di Gorgone, con due serpentelli sporgenti sotto il collo, complicato di due ali, nell’Ariete, o affiancata da due uccelli; testa taurina; maschera teatrale virile comica; testa di Giove Ammone; aquila) che si ripete specularmente nel segno opposto. Inoltre alcuni motivi decorativi dei finti pilastri si ritrovano simili, ad esempio, a Verona, nel portale di via Carlo Cattaneo, 6. Affiancate da fantastiche figure teratomorfiche di grande interesse iconografico adornano la fascia superiore sedici rappresentazioni desunte (tranne il primo, il dodicesimo e il quindicesimo) da miti ovidiani, seminate, come i sottostanti medaglioni dei Cesari corredati di epigrafi, di globuli di cera dorata. Le diverse immagini zodiacali, che trovano il modello diretto nell’affresco attribuito al Pinturicchio del palazzo di Domenico della Rovere a Roma (di cui rimangono pochi lacerti), sono state formulate secondo un criterio che si ripete in modo simile nei vari segni. Perlopiù in primo piano la rappresentazione delle diverse attività dei mesi e sullo sfondo un mito classico o una pagina di storia antica, e un’architettura di epoca romana o bizantina. A sinistra o a destra del segno, che campeggia sulle nubi del cielo sotto la chiave di volta delle arcate, un personaggio([Giove in Ariete, Toro, Gemelli, Leone, Vergine, Sagittario, Capricorno; Giunone in Cancro e Scorpione; Giove (?) in Pesci) sporge da sopra l’uno o l’altro dei capitelli per collocare l’animale o altra figura in cielo e farne segno astrale: particolare scomparso nella Libra e assente nell’Acquario, sostituito dal volo di Ganimede verso il cielo sull’aquila di Giove. Le raffigurazioni dei mesi dovettero essere desunte da quelle dei citati affreschi romani, la cui fonte letteraria, da noi individuata e ormai accettata, fu il romanzo bizantino del XII sec. di Eustathios (o Eumathios) Makrembolites, “Ismine e Isminia”.

 

 

(nelle immagini: alcuni segni zodiacali)

Affiancate da fantastiche figure teratomorfiche di grande interesse iconografico adornano la fascia superiore sedici rappresentazioni desunte (tranne il primo, il dodicesimo e il quindicesimo) da miti ovidiani, seminate, come i sottostanti medaglioni dei Cesari corredati di epigrafi, di globuli di cera dorata. Procedendo dalla parete dell’ Ariete (parete settentrionale) verso destra si riconoscono i seguenti miti:
(click sulle foto per ingrandimento)

01 – Pan ebbro e sonnolento portato dai putti e da un satiro.
Fregio della parete settentrionale.
Al di sopra della prima finestra.

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02 – Giove, mutatosi in toro, rapisce Europa.
Fregio della parete settentrionale.
Al di sopra dell’Ariete.

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03 – Il mito di Meleagro (le Parche: Cloto, Lachesi e Atropo, l’una soprintendente alla nascita, l’altra alla vita, la terza alla morte degli uomini) e il piccolo Meleagro con la madre Altea che esibisce il tizzone spento dal quale dipendeva la vita del figlio.
Fregio della parete settentrionale.
Al di sopra della seconda finestra.

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04 – Èneo liba agli dèi dell’Olimpo (ma dimenticandosi di Diana) assieme al figlio Meleagro e alla moglie Altea.
Fregio della parete orientale.
Al di sopra del Toro.

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05 – Meleagro uccide il cinghiale calidonio (a quella caccia parteciparono anche i Dioscuri, che cavalcano sullo sfondo), la cui pelle egli avrebbe donato ad Atalanta; sul lato sinistro è raffigurata Diana.
Fregio della parete orientale.
Al di sopra del Cancro.

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06 – Altea brucia il tizzone da cui dipendeva la vita del figlio Meleagro, reo di averle ucciso i fratelli Ideo, Plesippo e Linceo, che volevano sottrarre ad Atalanta la pelle del cinghiale.
Fregio della parete orientale.
Al di sopra dei Gemelli.

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07 – Meleagro morente.
Fregio della parete orientale.
Al di sopra della Vergine.

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08 – Altea getta nel fuoco il tizzone da cui dipendeva la vita del figlio Meleagro.
Fregio della parete orientale.
Al di sopra del Leone.

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09 – Latona tra i figli Diana e Apollo.
Fregio della parete meridionale.
Al di sopra della prima finestra.

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10 – Apollo saetta sul monte Sipilo i figli di Niobe, madre di dodici (sei femmine e sei maschi) o di quattordici figli (sette maschi e sette femmine), ma il numero varia, che s’era vantata d’essere più prolifica di Latona, madre di soli due figli.
Fregio della parete meridionale.
Al di sopra della Libra.

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11 – Atteone, cacciatore mutato in cervo per aver visto Diana e le compagne al bagno, e sbranato dai suoi stessi cani.
Fregio della parete meridionale.
Al di sopra della seconda finestra.

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12 – Una figura muliebre (derivata dalla statua della Ninfa “alla spina” conservata agli Uffizi), offre un cinghialetto a Venere assisa sul delfino (fraintendimento, secondo lo Schweikhart, del mito di Polifemo che offre un orsetto a Galatea).
Fregio della parete occidentale.
Al di sopra dello Scorpione.

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13 – Cerere o Demetra in cerca della figlia Prosepina rapita da Plutone mentre coglieva fiori sull’Etna.
Fregio della parete occidentale.
Al di sopra del Sagittario.

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14 – Plutone rapisce Proserpina, figlia di Cerere.
Fregio della parete occidentale.
Al di sopra del Capricorno.

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15 – Il trionfo di Bacco e Arianna.
Fregio della parete occidentale.
Al di sopra dell’Acquario.

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16 – Apollo con la lira, Marsia legato all’albero, condannato ad essere spellato perché sconfitto dal nume di Parnaso nella gara musicale, e Olimpo, discepolo di Apollo, ma anche ritenuto ora padre ora, ma più spesso, figlio di Marsia, che pianse e seppellì il padre morto.
Fregio della parete occidentale.
Al di sopra dei Pesci.

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studio e ricerca a cura di Lucica Bianchi

fonte: sito ufficiale del Museo D’Arco, Mantova

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