VIAGGIO NEL MONDO DELLA POESIA

“Solo la poesia ispira poesia”
Ralph Waldo Emerson

 

 

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Pio Fedi (1870 – 1883),Libertà della Poesia

La poesia è nata prima della scrittura: le prime forme di poesia erano orali, come l’antichissimo canto a batocco dei contadini e i racconti dei cantastorie. Nei paesi anglosassoni la trasmissione orale della poesia era molto forte e lo è ancor oggi. Successivamente fu accompagnata dalla lira, strumento musicale utilizzato a quell’epoca. Nell’età romana la poesia si basava sull’alternanza tra sillabe lunghe e sillabe brevi: il metro più diffuso era l’esametro. Essa doveva essere letta scandendola rigorosamente a tempo. Dopo l’XI secolo il volgare, da dialetto parlato dai ceti popolari viene innalzato a dignità di lingua letteraria, accompagnando lo sviluppo di nuove forme di poesia. In Italia la poesia, nel periodo di Dante e Petrarca si afferma come mezzo di intrattenimento letterario e assume forma prevalentemente scritta: Intorno alla fine del quattrocento prese piede anche la poesia burlesca.Nel XIX secolo, con la nascita del concetto dell’arte per l’arte, la poesia si libera progressivamente dai vecchi moduli e compaiono sempre più frequentemente componimenti in versi sciolti, cioè che non seguono nessuno schema particolare e spesso non hanno nemmeno una rima.Via via che la poesia si evolve, si libera da schemi obbligati per poi diventare forma pura d’espressione.Dunque,la poesia è una forma di espressione che si fonda sulle dimensioni musicali del linguaggio – ritmi, accenti, sonorità – per trasmettere contenuti ed evocare suggestioni ed emozioni.
Il linguaggio poetico, sia nelle sue forme codificate da secoli sia in quelle più libere, è in grado di cogliere e di dare voce a esigenze profonde dell’uomo, mescolando in modo indissolubile scrittura, senso del ritmo, musicalità della parola e rivelazione di particolari significati.
Con grande piacere annuncio che da oggi, il giornale I Tesori alla fine dell’arcobaleno apre una rubrica dedicata alla sublime arte della Poesia.

Lucica Bianchi

Cos’è la poesia?
dici mentre fissi nei miei occhi
l’azzurro dei tuoi occhi;
cos’è la poesia?


Da rime di Gustavo Adolfo Bécquer.

1972Poesie

 

 

Prima di intraprendere il nostro difficile ed insidioso percorso nel misterioso mondo della poesia; chiediamo aiuto ad un dizionario di lingua italiana: in senso generale: “arte e tecnica dell’esprimere in versi una determinata visione del mondo”.
Dalla etimologia della parola: dal latino poesis a sua volta dal greco poiesis, nome d’azione di poiein che ha il significato di “fare”, “creare”. Per non disperderci troppo inizieremo inizieremo il nostro “viaggio” dall’era moderna, tralasciando ad un altra riflessione lo splendido universo della poesia greco-romana e medioevale.
Torquato Tasso diceva “essere la poesia materia probabile e non andar soggetta a regule invariabili, salve quelle poche generalissime che son quasi comuni a tutte le belle arti.”

 

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Sfogliando un vecchio manuale di poetica del 1856 di Giovanni Gherardini: “Chiamasi poeta chi possiede la facoltà di concepire l’idea del Bello e di renderlo sensibile ad altrui.
Quindi la poesia, considerata come produzione del poeta, altro non è che la manifestazione del Bello da esso lui concepito.
Il fine cui tende la poesia è di signoreggiare il cuore e la fantasia, ovvero l’una e l’altra insieme, rendendo sensibile ad altrui il Bello concepito dal poeta.
Il mezzo con cui la poesia ottiene questo fine è il diletto.
Così definita la poesia, si vede che ella regna su tutte le belle arti e che si può trovare in tutte le opere della parola, quindi è piaciuto a taluno, per contrapposto di chiamar ‘prosaiche’ quelle composizioni di qual arte si sia, senza fuoco, senza sangue, senz’anima che sono frutto dell’esperienza più presto che dell’intero sentimento.”

Per Francesco De Sanctis nei saggi critici “la poesia è la ragione messa in musica”.

 

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Gottfried Benn invece è araldo di una poesia “assoluta” che definisce “la poesia senza fede, la poesia senza speranza, la poesia non diretta ad alcuno, la poesia di parole che si instaura in maniera affascinante.”
Lacerare con le parole la propria essenza, l’impulso a esprimersi, a formulare, ad abbagliare, a scintillare sfidando ogni pericolo e senza curarsi dei risultati.
La poesia equivale per lui alla formulazione del nulla.

Benedetto Croce affrontò il problema generale della poesia, definendola in un primo tempo intuizione pura , cioè priva di ogni finalità pratica, rifacendosi alla definizione datane da Paul Valery nel 1924:
“Dico poesia pura nel senso in cui il fisico parla dell’acqua pura… L’inconveniente di questo termine è di far pensare a una purezza morale che non c’entra affatto, dato che l’idea di poesia pura è per me al contrario un’idea essenzialmente analitica.
La poesia pura è insomma una finzione dedotta dall’osservazione, che deve servirci a precisare la nostra idea sulla poesia in generale, e a guidarci nello studio così difficile e importante delle diverse e multiformi relazioni del linguaggio con gli effetti che esso produce sugli uomini.
Forse sarebbe meglio dire, al posto di ‘poesia pura’, ‘poesia assoluta’, e bisognerebbe intenderla allora nel senso di una ricerca degli effetti risultanti dalle relazioni delle parole, o piuttosto dalle relazioni delle risonanze delle parole tra di loro, ciò che suggerisce, insomma, un’esplorazione di tutto quel dominio della sensibilità che è dominato dal linguaggio.”

Suggestivo è anche il paragone che fa Valery paragonando il cammino dell’uomo alla prosa e la poesia alla danza.
In opposizione alla concezione positivistica, il Croce preferì poi mutare la prima definizione in quella diintuizione lirica agganciandosi alla concezione Romantica di Edgar Alan Poe, infine pervenne ad una terza definizione della poesia, che intese come intuizione cosmica, volendo dire che la poesia, pur essendo espressione di un sentimento individuale, contiene però un riflesso della vita universale nel quale ciascun uomo può riconoscersi.
E poiché i momenti in cui si verifica tale felice intuizione cosmica sono rari e improvvisi, compito del critico è appunto quello di individuarli e, quindi, di distinguerli anche nel corpo della stessa opera, per mettere in evidenza la “poesia” dalla “non poesia”, cioè dalla struttura che è funzionale alla manifestazione della poesia, ma non è essa stessa poesia.
Poesia è espressione del sentimento individuale del genio poetico.
Saggio e “azzeccato” è quell’aforismo crociano che dice che fino a 18 anni tutti scrivono poesie…dopo solo i poeti…e gli imbecilli.
Gli allievi e seguaci di Croce Luigi Russo, Natalino Sapegno, Walter Binni, Mario Sansone, affermarono la necessità di storicizzare l’indagine critica: essi, cioè, affermarono il principio che un critico può veramente intendere compiutamente un’opera di poesia solo se si cala nel mondo culturale e morale dell’autore.
Antonio Gramsci, Gaetano Trombatore, Carlo Salinari, ispirandosi alla critica marxista, affermarono che un’opera d’arte, compresa l’opera poetica, va, sì, studiata nella sua storicità, ma in rapporto non solo al mondo culturale e morale dell’autore, ma soprattutto alla sua collocazione nell’ambito della struttura economica della società del suo tempo e del suo ambiente con l’intento di distinguere gli autori che hanno lottato per l’emancipazione delle masse da quelli che si son posti al servizio delle classi dominanti.

 

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Solo con Giuseppe De Robertis nella critica stilistica (pur essa risalente all’insegnamento Crociano) l’opera è considerata in se stessa, al di fuori del tempo e dello spazio in cui fu concepita e realizzata. Appropriata in questa corrente di pensiero la definizione di G. Barberi-Squarotti per cui: “La lettura della poesia non è mai un atto razionale, ma un incontro quasi mistico col suo ritmo segreto, con la sua vita rarefatta.”
Per Franco Fortini nel parlare comune, ‘poesia’ significa due cose: “Per un verso è un discorso, o ragionamento, o comunicazione, in cui prevalgono elementi di ritmo, cadenze, ripetizioni, immagini che alterano i significati immediati delle parole e che gli conferiscono anche significati interiori.
Poi c’è un altro significato: quando noi diciamo: ‘questa è poesia’, intendiamo dire qualcosa di elevato e di nobile, di rassicurante o di commovente o di rasserenante, di vivace, pungente, ecc.”

Per Pittau :“…La poesia è la comunicazione interpersonale di messaggi promossa dal poeta e recepita dai fruitori, attuata col linguaggio fonico o verbale e carica di valori estetici; e questi sono valori ritmici e musicali rispetto allo strumento linguistico adoperato, sono valori umani ed esistenziali rispetto al contenuto dei messaggi comunicati.”
Ma finora ci siamo occupati solo di critici e filosofi…e per dirla come Izet Sarajlic :

Perchè i critici di poesia non scrivono poesia
giacchè sanno tutto della poesia?
Sapessero forse preferirebbero scrivere poesia che di poesia.
I critici di poesia sono come i vecchi
Anch’essi sanno tutto dell’ amore.
Quello che non sanno fare è l’amore.
1982

– Da Qualcuno ha suonato – ed. Multimedia (2001)

 

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Senz’ altro più “illuminanti” e “emozionanti” sono le definizioni date alla Poesia dagli stessi dei poeti che più ci emozionano:

Poesia è malattiaFranz Kafka.

Cittadino tenete conto delle mie spese di viaggio
La poesia Tutta
La poesia è un viaggio nell’ignoto

Vladimir Majakovskij.

Una poesia ragionevole è lo stesso che dire una bestia ragionevole
– dallo “Zibaldone” di Giacomo Leopardi.

Poesia è lotta continua contro silenzio,esilio e inganno
– tratto da “Cos’è La Poesia – Sfide per giovani poeti” di Lawrence Ferlinghetti – ed.Oscar Mondadori, un’opera che sicuramente ci dà la percezione della natura sfuggente e misteriosa della poesia…

Cos’è la poesia?
dici mentre fissi nei miei occhi
l’azzurro dei tuoi occhi;
cos’è la poesia?
E tu me lo domandi?
Poesia… sei tu.

– da Rime di Gustavo Adolfo Bécquer

Se poetando io potessi penetrare nel mio petto afferrare il mio pensiero e con le mani deporle nel tuo, senz’altre aggiunte:
allora, per confessare la verità, sarebbe esaudita tutta l’esigenza dell’anima mia.

– da Heinrich von Kleist .

Un volume di versi non è altro che una successione di esercizi magici.
– da Jorge L. Borges.

Sulla poesia, io direi adesso che è, credo, il sacrificio in cui le parole son le vittime
Georges Bataille.

La poesia non è fatta per nessuno, non per altri e nemmeno per chi la scrive
Eugenio Montale

Certo che potremmo continuare all’infinito senza riuscire ad avere una risposta esauriente alla nostra domanda, avendo solo delle percezioni, essendo la poesia tutto e il contrario di tutto.
Per cui terminerò il nostro breve e insidioso viaggio associandoci a ai versi di Wislawa Szymborska:

AD ALCUNI PIACE LA POESIA
Ad alcuni- cioè non a tutti.
E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.
Senza contare le scuole, dove è un obbligo,
e i poeti stessi, ce ne saranno forse due su mille.
Piace – ma piace anche la pasta in brodo,
piacciono i complimenti e il colore azzurro,
piace una vecchia sciarpa, piace averla vinta, piace accarezzare un cane.
La poesia – ma cos’è mai la poesia?
Più di una risposta incerta è stata già data in proposito.
Ma io non lo so, non lo so
e mi aggrappo a questo come alla salvezza di un corrimano…

 

articolo tratto dal : http://lnx.whipart.it/letteratura/3622/poesia-antonio-colecchia.html

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