La dama e l’unicorno è un ciclo di arazzi fiamminghi della fine del XV secolo. Costituisce una delle più importanti opere di arazzeria del Medioevo europeo.
Gli arazzi furono tessuti nelle Fiandre tra il 1484 e il 1500. Commissionati da Jean Le Viste, presidente della Cour des aides di Lione, passarono per eredità alla famiglia Roberet, ai La Roche-Aymon e poi ai Rilhac che nel corso del XVIII secolo li trasportarono nel loro castello di Boussac.
Nel 1883 il castello fu venduto alla municipalità e diventò sede della sottoprefettura dell’arrondissement.
Nel 1841, molto danneggiati dalle condizioni in cui erano stati mal riposti e conservati, vennero notati da Prosper Mérimée, ispettore dei monumenti storici, e classificati come tali.
Nel 1882 la municipalità vendette gli arazzi a un collezionista parigino, M. Du Sommerard, che li collocò all Hôtel de Cluny a Parigi, che, dopo la donazione delle sue collezioni alla città, ospita il Museo nazionale del medioevo.
Il gusto
La dama sta prendendo un dolce dall’alzata che le offre una ancella. Ai suoi piedi anche la scimmietta sta mangiando un dolce. Il leone e l’unicorno reggono stendardi e portano mantelli con l’emblema con le tre mezzelune.
L’udito
La dama suona un organo appoggiato su un tavolo, l’ancella aziona il mantice che dà aria allo strumento.
La vista
L’unicorno si contempla in uno specchio retto dalla dama, seduta con le zampe dell’animale in grembo.
L’olfatto
La dama prepara una corona con i fiori che l’ancella le porge su un piatto; altri fiori con cui gioca la scimmietta sono stati raccolti in un cestino
.
Il tatto
La dama accarezza con la mano sinistra il corno dell’unicorno e con la destra regge una bandiera.

A Mon Seul Désir
Quest’ultimo pannello, più grande degli altri, differisce nello stile ed è di più difficile interpretazione.La dama si trova di fronte a una tenda, che porta in alto la scritta A Mon Seul Désir (il mio solo desiderio) tenuta aperta dall’unicorno e dal leone. Nelle mani tiene un velo che contiene la collana, che portava negli altri arazzi, e la ripone nel cofanetto che le porge l’ancella.
Lucica BIanchi