I GIARDINI PENSILI DI BABILONIA

I giardini pensili della Babilonia (Babilonia significa letteralmente “Porta di Dio”), sono stati costruiti intorno al 590 a.C. dal re Nabucodonosor II, anche se la tradizione attribuisce la costruzione alla regina Semiramide.

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Edgar Degas, Semiramide alla costruzione di Babilonia, 1861, olio su tela, Parigi museo d’Orsay.

La leggenda narra che la regina trovava nei giardini di Babilonia delle rose fresche ogni giorno anche se il clima era arido. La questione della locazione dei giardini è ancora oggi irrisolta e gli studi hanno lanciato diverse ipotesi. La prima fu fornita dall’architetto tedesco Robert Koldewey che ha condotto degli scavi nel 1889 e 1917, scavi che hanno portato alla luce un’enorme struttura formata da 14 stanze, e per questo motivo pensò che i giardini si trovassero nell’angolo nord-orientale del palazzo reale, là dove appunto gli scavi hanno dato alla luce la struttura.
La seconda teoria fu avanzata da D.J. Wiseman, che immaginò i giardini a ovest del palazzo, perché presso le rive dell’Eufrate, che si trova in quella parte, i giardini avrebbero trovato l’acqua necessaria.
Nella prima meta degli anni ’90, lo studioso D.W.W. Stevenson ipotizzò che i giardini si trovassero a sud del palazzo. I giardini non si potevano trovare a ovest, perché a quel tempo, la zona in questione era coperta dal fiume Eufrate.
L’ultima teoria, sostenuta da Stephanie Dalley, afferma che i giardini non si sarebbero trovati in Babilonia, ma nella città vicina, Ninive. Le fonti babilonesi infatti, non nominano per niente l’esistenza di questi giardini, mentre le fonti assire testimoniano di importanti lavori idrici a Ninive, sotto il Re Senacnerio(668a.C.-631a.C.), nonché della presenza di giardini presso le rive del fiume Khors. Nei Giardini Pensili di Babilonia sono ambientate alcune scene dell’opera Semiramide scritta da Gioachino Rossini e rappresentata al teatro La Fenice il 3 febbraio 1823.

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Alessandra Luzzi, Anita Bertolini

IN VIAGGIO, ALLA RICERCA DELLE SETTE MERAVIGLIE DEL MONDO

Sono, in ordine, La Statua di Zeus ad Olimpia, Il Tempio di Artemide ad Efeso, Il Mausoleo di Alicarnasso, Il Colosso di Rodi, Il Faro di Alessandria, La Piramide di Cheope a Gisa e I Giardini Pensili di Babilonia.
Sono sette monumenti dell’antichità che per le dimensioni imponenti e la straordinaria bellezza si sono guadagnati l’appellativo di “meraviglia”. Il primo elenco con i nomi di questi capolavori compare in un frammento di papiro di età tolemaica (II secolo a.C.) che riporta elenchi di persone e luoghi significativi. Il testo, noto come ”Laterculi Alexandrini”, menziona queste meraviglie, ma nel testo lo stato di degradazione permette la lettura di soltanto tre nomi: le Piramidi, Il tempio di Artemide, Il Mausoleo di Alicarnasso. Il più antico elenco completo è, invece, contenuto in un epigramma di Antipatro di Sidone (170a.C.-100 a.C.) letterato e poeta greco. L’epigramma fa parte di una raccolta di testi antichi intitolata” Anthologia Palatina” risalente al II secolo a.C. Altri fonti storiche dell’Antichità latina fanno riferimento alle sette meraviglie, basti pensare a Vitruvio( I secolo a.C.) o Plinio il Vecchio( I secolo d.C.)
L’interesse per le meraviglie non sembra arrestarsi mai, e ancora oggi, suscitano l’attenzione di storici, archeologi, letterati e semplici appassionati; anche se-tranne che per la Piramide di Cheope- le altre sono andate distrutte. Vi invitiamo a percorrere insieme questo viaggio, alla scoperta delle Sette Meraviglie del Mondo.

Lucica Bianchi