Quanti pezzi o frammenti della Vera Croce esistono al mondo?

Nicoletta De Matthaeis

articolo pubblicato su “Reliquiosamente

https://nicolettadematthaeis.wordpress.com/about/

16-1-13-croce-di-giustino2

Immagine 13

 

Quanti pezzi o frammenti della Vera Croce esistono al mondo? Molti. Moltissimi. E’ difficile trovare un convento, una basilica o altro luogo sacro che non abbia il suo frammento del lignum crucis, a volte quasi microscopico. Tanto è così che battute tipo: ‘se si mettessero insieme tutti i pezzettini della croce di Cristo sparsi nel mondo, ne verrebbero fuori tantissime croci!’ o altre simili, sono abbastanza diffuse, alla pari che molti altri luoghi comuni. Giovanni Calvino diceva nella sua opera “Traité des reliques” che tutti questi pezzi della croce messi insieme formerebbero da soli l’intero carico di una nave, anche se i Vangeli dicono che questo carico veniva trasportato da un solo uomo!

Però verso la metà del XIX secolo un architetto francese, Charles Rohault de Fleury, che dedicò gli ultimi anni della sua vita all’archeologia cristiana, si prese la briga di prendere in esame uno per uno tutti i frammenti della croce catalogati del mondo, ne calcolò il volume comparando il tipo di legno a cui appartengono. Poi calcolò le misure e il volume che probabilmente poteva aver avuto l’intera croce, a partire da documenti sulla pratica della crocifissione e altri dati come il tipo e la densità del legno per calcolarne il peso, e poi da una reliquia importantissima presente nella cappella delle reliquie della basilica di Santa Croce in Gerusalemme di Roma: la pars crucis bonis latronis, ossia il legno trasversale completo che si ritiene appartenuto alla croce di Disma, il Buon Ladrone, crocifisso insieme a Gesù Cristo.

Le misure della Vera Croce quindi sarebbero state di 3 metri per 1,80. Considerando la larghezza e lo spessore  (12 e 5 cm circa) delle due parti della croce, Fleury arrivò alla cosclusione che il volume totale del lignum crucissarebbe stato di 36.000 cm3 circa. Questi calcoli sono stai quasi totalitmente corroborati, molto recentemente, da Michael Hesemann, giornalista e scrittore che ha studiato molto in profondità le reliquie della passione di Cristo.

Sommando il volume di tutti i pezzettini conosciuti superiori a 1 cm3, si arriva a malapena a 4.000 cm3, ossia un po’ più del 10% del volume totale della croce. Sì certo, ne esistono moltissimi altri che sono più piccoli di un centimetro cubo, molti dei quali non sono neanche catalogati perché custoditi in piccoli monasteri o abitazioni private. Però è difficile supporre che tutti questi pezzettini di pochi millimetri messi insieme possano formare più del 90% mancante del volume totale della croce. Fleury ipotizza che al massimo potrebbero triplicare quelli catalogati. Atra cosa è invece la loro autenticità. Ovviamente di falsi in giro ce ne sono, ed è estremamamente complicato verificare la loro provenienza, soprattutto quando si tratta di frammenti molto piccoli e non documentati.

Dei frammenti più importanti esistenti, e considerati autentici, la parte più grande si trova a Roma, ben 571 cm3, poi a Venezia, 476 cm3. Il totale di tutti i pezzi che si trovano in Italia raggiunge quasi un terzo del totale di tutti i frammenti conosciuti. Fra quelli di Roma, possiamo citare i tre grossi pezzi custoditi a Santa Croce in Gerusalemme e la croce di Giustino, che ne contiene due, una magnifica opera di oreficeria del VI secolo recentemente restaurata ed esposta nel tesoro della basilica di San Pietro in Vaticano. Il volume totale di questi 5 frammenti contenuti nelle due stauroteche citate è di circa 185 cm3.

 

 

vedi articolo originale:  

https://nicolettadematthaeis.wordpress.com/2013/01/16/quanti-pezzi-o-frammenti-della-vera-croce-esistono-al-mondo/

SAN PIETRO IN BANCHI

Tra le varie sorprese che i vicoli del centro storico di Genova riservano, ce n’è una davvero molto particolare: la chiesa di San Pietro in Banchi.

 

6231265274_6ca9601ab5_z

La particolarità più evidente di questa chiesa consiste nel fatto che è costruita sopra alcune botteghe: il perché di questa soluzione più unica che rara, ci rimanda alla storia della costruzione. Sul sito della chiesa che possiamo ammirare oggi, ne esisteva un’altra, antichissima (fu costruita molto prima dell’anno Mille: pare nel 972) che era detta San Pietro della Porta, e il cui ricordo permane oggi in una via che si chiama proprio “via di San Pietro della Porta”. Proprio nella piazza dove oggi sorge la chiesa si trovava infatti una delle antiche porte di accesso alla città, e la chiesa di San Pietro della Porta, data la sua vicinanza al porto, era quella dove si fermavano tutti coloro che giungevano a Genova per mare.

Tuttavia, nel 1398, uno scontro tra diverse fazioni politiche condusse alla distruzione della chiesa, che andò in rovina durante un incendio. Due secoli più tardi, nel 1572, alla fine di una pestilenza che aveva flagellato la città, si decise di ricostruirla: la costruzione fu completata otto anni dopo. Ci troviamo nel periodo di massima fioritura dell’economia della Repubblica di Genova: parte della costruzione però dovette autofinanziarsi. Fu così che si ideò di completare la chiesa con i fondi ricavati dall’affitto delle botteghe che furono aperte nei locali ricavati all’interno del basamento su cui sorgeva la chiesa stessa. L’idea ebbe successo, le botteghe furono affittate e la chiesa poté essere completata! I genovesi mostrarono quindi una modernità non indifferente, e ancora oggi i locali del basamento sono adibiti ad attività commerciali.

Genova, San Pietro in Banchi

 

E inoltre si tratta di una chiesa importante, perché la piazza su cui sorge,Piazza Banchi, era il centro delle attività economiche della Genova antica. Oggi ci si presenta con il suo aspetto severo, ma ingentilito dalle decorazioni a trompe l’oeil, ovvero quelle per cui gli elementi architettonici, invece di essere veri, sono dipinti. Colonne, cornicioni, balaustre, terrazzini: tutto dipinto, da lontano sembra marmo, ma in realtà sono pitture! Questa tecnica è frequentissima in Liguria per il fatto che l’aria salmastra del mare poteva risultare nociva per molti materiali usati in architettura.

 

 

800px-Genova-chiesa_san_pietro_in_banchi (1)

Tutta la chiesa è costruita su questo basamento-terrazza, ed è raccordata alla piazza attraverso uno scalone: tutto questo contribuisce a dare un senso di imponenza alla costruzione, accresciuto dalle due torrette campanarie che osserviamo ai lati della facciata. Una facciata divisa in tre parti, che sono segnate dai tre grandi arconi del portico, e una facciata caratterizzata dai colori rosso e verde (oltre che dal bianco delle finte architetture). Il progetto fu ideato dall’architetto Bernardino Cantone, che dimostrò di ispirarsi apertamente a un ben noto progetto del più celebre architetto perugino (ma attivo anche a Genova) Galeazzo Alessi,ovvero la Basilica di Santa Maria Assunta di Carignano, probabilmente la più imponente chiesa della città (è visibile da molte parti di Genova ed è uno dei primi edifici che si notano arrivando dal mare).

 

Chiesa_di_San_Pietro_in_Banchi_Genova_statue 800px-Chiesa_di_San_Pietro_in_Banchi_Genova_interno-2

 

Più indietro, vediamo stagliarsi il profilo della cupola. Oltrepassato il portico, ci avviamo verso l’interno, che è a navata unica con cappelle laterali ma soprattutto è particolarmente sontuoso: ci sono magnifiche decorazioni in marmo,stucchi, pregevoli capolavori d’arte del Cinquecento e del Seicento Genovese. Abbiamo una Immacolata concezione di Andrea Semino (che si trova nella cappella dedicata proprio all’Immacolata Concezione), abbiamo statue di Taddeo Carlone e Daniello Casella, abbiamo affreschi di Andrea Ansaldo. La pala d’altare è invece opera di Cesare Corte e il protagonista è, ovviamente, San Pietro.

 

 

 

Lucica Bianchi

BASILICA DI SAN PIETRO, VATICANO

“L’abilità dell’Architetto si conosce principalmente in convertir i difetti del luogo in bellezza.” Gian Lorenzo Bernini

Quando Bernini affrontò la sistemazione complessiva dello snodo tra il nuovo san Pietro e la città, si trovò a dover conciliare diversi elementi architettonici (come la grande facciata della basilica), urbanistici (come l’asse alessandrino eccentrico rispetto alla facciata), funzionali (come la necessità di ampi portici per ricovero dei pellegrini) e liturgici (relativi alle rituali benedizioni papali). La soluzione di un tale problema non poteva non avere un grande impatto urbanistico.La prima soluzione elaborata nel 1656 da Bernini fu il progetto di una piazza trapezoidale chiusa tra facciate di palazzi porticati, la cui presenza rispondevano anche ai presupposti economici e funzionali enunciati dalla Congregazione della Fabbrica di San Pietro, che intendeva vendere o affittare botteghe e alloggi di prestigio affacciati sulla grande piazza.La soluzione viene comunque rapidamente scartata, probabilmente perché non sufficientemente monumentale e rappresentativa del ruolo liturgico della basilica destinata a diventare sempre di più il centro della cristianità.Così nel 1657 il primo progetto fu sostituito da un altro con porticati liberi di archi su colonne a formare un’ampia piazza ovale e poco dopo con colonnati architravati. Il portico, rispondeva anche all’esigenza liturgica della tradizionale processione del Corpus Domini, guidata dal papa attraverso le strade vicine del Borgo e protetta da grandi baldacchini. In più l’altezza del portico, senza ulteriori costruzioni soprastanti, non avrebbe impedito al popolo la veduta del palazzo residenza del papa e a lui di veder loro e di benedirli.Decisivo fu l’intervento di papa Alessandro VII Chigi che consente di superare le obiezioni relative ai possibili rientri finanziari legati alla possibilità di edificare edifici sui margini della piazza. Nel ripensare il progetto Bernini dovette comunque destreggiarsi tra il papa stesso e i prelati della Fabbrica, superando intrighi e opposizioni.

La Basilica di San Pietro, le cui dimensioni sono di circa 130 metri di altezza per una lunghezza di circa 190 metri con una superficie totale di più di 22000 metri quadri, contiene circa 20000 fedeli e racchiude alcune tra le maggiori opere d’arte al mondo oltre a 45 altari e 11 cappelle.

Basilica_San_Pietro05

Veduta della facciata della Basilica di San Pietro dall’inizio di Via della Conciliazione su Piazza San Pietro

La costruzione del primo edificio iniziò nel 320, per volere dell’imperatore Costantino, nel luogo ove si trovava la tomba dell’apostolo Pietro, crocifisso e giustiziato intorno al 60 d.C., e dove si apriva il Circo di Nerone.Questa chiesa paleocristiana, che presentava molte analogie con la Basilica di San Paolo Fuori le Mura era costituita da cinque navate divise da colonne e preceduta da un atrio quadriportico con la vasca per le abluzioni nel mezzo; in essa erano conservati alcuni affreschi di Giotto. Fu consacrata da Silvestro I nel 326 e terminata nel 349 e nel 1452 papa Niccolò V avviò lavori di ristrutturazione che vennero sospesi alla sua morte.Giulio II decise la ricostruzione totale della basilica, che si trovava, dopo più di mille anni, in una situazione di degrado totale; il pontefice affidò la direzione dei lavori a Donato Bramante che optò per un impianto a croce greca con cupola emisferica simile a quella del Pantheon. I lavori iniziarono il 18 aprile 1506 ma la morte di Giulio II nel 1513 seguita da quella del Bramante nel 1514 rallentarono fortemente fino ad arrivare alla loro sospensione. Successivamente l’opera si altalenò tra progetti a croce greca e latina con Raffaello Sanzio, Baldassarre Peruzzi, Antonio da Sangallo il Giovane, fino a giungere a quello di Michelangelo che, pur rifacendosi alla concezione del Bramante, ne modificò il progetto ipotizzando un edificio più semplice, grazioso e slanciato, di dimensioni minori e coperto da una cupola completamente nuova che doveva costituire l’elemento predominante; la pianta venne prevista a croce, centrata su un ambulacro quadrato che portò ad una semplificazione dello spazio interno.

 

Basilica_San_Pietro03

Particolare dell’ingresso della Basilica di San Pietro

Michelangelo portò molto avanti i lavori che alla sua morte avvenuta nel 1564 furono conclusi da altri, la cupola per esempio venne terminata da Giacomo Della Porta.

Papa Paolo V però tornò all’idea della croce latina, per questo Carlo Maderno aggiunse un corpo longitudinale che andò a modificare radicalmente il progetto di Michelangelo; inoltre si occupò dell’aggiunta di tre cappelle per lato, portando in avanti le navate fino alla facciata attuale. La basilica venne consacrata nel 1626 da Urbano VIII.

La facciata è preceduta da una scalinata a tre ripiani realizzata da Gian Lorenzo Bernini con ai lati le colossali statue di San Paolo e San Pietro. Essa consta di una serie di colonne emergenti dalla massa muraria al di sopra delle quali si trova un cornicione nel quale è scolpito il nome del papa Paolo V. Tale ripartizione architettonica include, in basso un portico centrale e due arcate alle estremità e in alto nove balconi. Da quello centrale, che è il più grande, detto Loggia delle Benedizioni si affaccia il Papa per impartire ai fedeli riuniti sulla piazza le benedizioni solenni e viene annunciata l’elezione del pontefice.

Basilica_San_Pietro04.jpg principale

Veduta della facciata principale della Basilica di San Pietro da un lato di Piazza San Pietro

La facciata termina con un grande attico ripartito da lesene e coronato da una balaustrata su cui si profilano le 13 statue del Redentore, del Battista e degli apostoli, ad esclusione di S. Pietro; ai lati si trovano due orologi. Nel portico, costituito da cinque ingressi, si trovano a destra, dietro la porta che da accesso al vestibolo della Scala Regia, la statua equestre di Costantino; a sinistra la statua equestre di Carlo Magno; la volta è riccamente decorata di stucchi. La Porta Santa, che si apre soltanto negli anni giubilari, è l’ultima a destra ed è ornata da scene del Vecchio e Nuovo Testamento.

Basilica_San_Pietro06

Veduta della facciata della Basilica di San Pietro dalla Piazza San Pietro

La porta mediana ha grandiose imposte di bronzo.L’interno della basilica è di dimensioni imponenti e grandiose sia per le proporzioni eccezionali che per l’insieme degli elementi architettonici e decorativi che la compongono. La navata mediana si presenta con un solo ordine di altissime lesene corinzie abbinate e addossate a pilastri fra i quali si aprono le arcate di accesso alle navi minori e alle cappelle laterali. Sopra la trabeazione si incurva l’enorme volta a botte cassettonata. Lungo la linea assiale della navata sono segnate sul pavimento a partire dall’abside, le lunghezze delle più grandi chiese del mondo.La cupola è impostata su quattro grandiose arcate voltate su altrettanti piloni a sezione pentagonale. All’imposta della cupola si leva il tamburo sopra cui si incurva la calotta. Nelle quattro nicchie alla base dei pilastri della cupola si trovano altrettante statue. In posizione centrale si trova, secondo la tradizione, la tomba di San Pietro, posta sopra l’altare papale; quest’ultimo è coperto dal baldacchino di San Pietro, capolavoro in bronzo a pianta quadrata con un’altezza di 30 metri realizzato da Gian Lorenzo Bernini su incarico di Urbano VIII.Nella prima cappella della navata destra, chiamata di Santa Petronilla, dietro un cristallo di protezione, si trova la Pietà di Michelangelo, realizzata dall’artista quando era ancora molto giovane, in un unico blocco di marmo di Carrara.

Basilica_San_Pietro02 (1)

La Pietà di Michelangelo, custodita all’interno della Basilica di San Pietro

Nell’abside, fra le due grandi lesene, è collocata la scenografica cattedra di S. Pietro del Bernini (che racchiude la cattedra in legno che la tradizione vuole appartenuta a San Pietro).

 

(Galleria fotografica interno Basilica di San Pietro, Vaticano)

 

La Cupola della Basilica di San Pietro, alta circa 120 metri fino alla lanterna e con un diametro di 42 metri, fu ideata da Michelangelo su modello di quella di Brunelleschi di Santa Maria in Fiore a Firenze.

Cupola_San_Pietro01

Particolare della Cupola della Basilica di San Pietro da Piazza San Pietro

L’artista, prima della morte, ne diresse la costruzione di tutta la parte basamentale fino al tamburo; la calotta venne innalzata nel 1590, sotto il pontificato di Sisto V, da Giacomo Della Porta aiutato da Domenico Fontana, per la sua realizzazione ci vollero 22 mesi tra il 1588 e il 1589, per la realizzazione della lanterna cuspidata furono necessari altri sette mesi.Il basamento è suddiviso da 16 contrafforti, con colonne binate di ordine corinzio, tra i quali si aprono i finestroni rettangolari a timpano alternativamente curvilineo e triangolare, dall’attico del tamburo si slancia la calotta a doppio guscio che al tempo di Clemente VIII era ricoperta di lastre di piombo, essa è suddivisa in sedici spicchi con tre ordini di finestre con ricche cornici; la lanterna, ritmata da coppie di colonne, termina con una copertura cuspidata. Ai lati emergono due cupole minori puramente decorative, sormontanti le cappelle Gregoriana e Clementina.

Cupola_San_Pietro02

Particolare della Cupola della Basilica di San Pientro da Piazza San Pietro

All’uscita, sul fianco destro della chiesa, si trova l’ascensore, per la salita alla cupola, che arriva alla copertura a terrazza dalla quale si ha una veduta panoramica della città. Una scala di 330 gradini conduce nel tamburo della cupola.

 

Lucica Bianchi